Alfons Maria MUCHA: vita e opere, Preludio all' Art Nouveau

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 23/6/2013, 16:29     +7   +1   -1
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
34,007
Reputation:
+24,933
Location:
Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

Status:







mucha_firma2




L’arte di Alfons Mucha è ricca di suggestioni:
le sue leggiadre figure femminili, i colori delicati,
la perfetta, conclusa bellezza delle forme decorative,
conquistano l’ammirazione dell’osservatore.


Con le sue opere di grafica
ha contribuito a favorire l'ingresso dell'arte
nella vita quotidiana







mucha_tondo2









Bibliografia


Renate Ulmer
Alfons Mucha (1860 – 1939)
Preludio all’Art Noveau
Ed. Taschen




Edited by Milea - 11/6/2017, 19:02
 
Web  Top
view post Posted on 24/6/2013, 22:24     +5   +1   -1
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
34,007
Reputation:
+24,933
Location:
Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

Status:



Alfons Maria Mucha




alfons_mucha




1860 Alfons Maria Mucha nasce a Ivančice, in Moravia (una regione dell'odierna Repubblica Ceca, allora facente parte dell'Impero austro-ungarico) il 24 luglio, figlio di un usciere giudiziario.

1871 Mucha diventa corista del duomo di s. Pietro a Brünn, città nella quale frequenta il liceo.

1875 Con il cambiamento della voce, Mucha deve interrompere gli studi di canto e ritorna alla città natale. Qui diverrà impiegato comunale e continuerà gli studi di disegno che aveva nel frattempo intrapreso.

1877 Fallisce il tentativo di entrare all’ Accademia delle Belle Arti di Praga.

1879 Viene assunto come avventizio da una ditta di scenografie teatrali di Vienna. Contemporaneamente frequenta corsi serali di disegno

1882 Dopo l’incendio di Burgtheater di Vienna, Mucha viene licenziato. Andrà a servizio come ritrattista a Mikulov dove fa la conoscenza del conte Khuen-Belassi, che sarà poi il suo primo mecenate. Su incarico del conte, Mucha restaura gli affreschi del castello di Emmahof.

mucha5_specmucha4spec mucha2spec



1884 In compagnia del conte, Mucha viaggia attraverso il Tirolo e il Nord Italia. Viene accettata la sua richiesta di iscrizione all' Accademia delle Belle Arti di Monaco di Baviera. Inizia a collaborare alle attività di vari circoli artistici, diventando in seguito presidente del circolo dei pittori slavi.

1888 A Parigi l’artista frequenta l’Académie Julian, in seguito l’Académie Colarossi. Accanto a lavori improntati a una pittura piuttosto storico-accademica, appaiono le prime illustrazioni per riviste e le prime stampe d’occasione.

1892 Insieme a Georges Rochegrosse, Mucha riceve l’incarico di illustrare l’opera complete di Seignobos: ”Scènes et épisodes de l'histoire d'Allemagne”. Esce il suo primo manifesto pubblicitario.

1894 Alla fine dell’anno Mucha progetta il primo manifesto per Sarah Bernhardt, Gismonda, e stipula un contratto della durata di sei anni con l’attrice.

1896 Accanto alla serie di manifesti stampati presso la ditta Champenois, appaiono i primi “panneaux décoratifs”: Le Quattro Stagioni


mvp7au2wbxru8 mucha2



1897 Prima mostra personale di Mucha organizzata dal “Journal des Artistes” nella parigina Galerie La Bodinière. Il catalogo con una prefazione di Sarah Bernhardt, raccoglie 107 opere. Nello stesso anno, una seconda mostra con più di 400 lavori presso il “Salon des Cent” farà il giro di molte città europee.

1898. Mucha tiene un corso di disegno l’Académie Carmen. In cerca di ispirazione per le sue illustrazioni viaggia attraverso la Spagna e i Balcani.



Modella_per_la_Primula_1899
Foto di modella per La Primèvere: “La primula”, 1899



1900 Scade il contratto stipulato con l’attrice Sarah Bernhardt. Per la decorazione del padiglione della Bosnia_Erzegovina, ottiene la medaglia d’argento all’Esposizione universale di Parigi, dove espone, inoltre, opera di grafica ornamentale, disegni, bozzetti e monili studiati per il gioielliere Fouquet. Inizia a lavorare ai bozzetti per gli arredamenti del negozio di Fouquet in rue Royale, che diverrà uno dei più complete esempi d’architettura d’interni dell’Art Noveau.

1902 In primavera, Mucha si reca in Moravia e poi a Praga con l’amico scultore Auguste Rodin. La Librairie central des Beaux-Arts pubblica la raccolta di bozzetti “ Documents dècoratifs.


mucha5_specmucha4spec mucha2spec



1904 In seguito ad un invito, Mucha parte per gli Stati Uniti dove, grazie all’attività di ritrattista, riuscirà a raccogliere i fondi per lo sviluppo di un piano d’arte patriottica che si andava via via prefigurando nella sua mente. Insegna, inoltre, a New York e poi anche a Chicago e Filadelfia.

1906 Si sposa a Praga con Marie Chytilova che ha conosciuto a Parigi.



MOdella_per_Smeraldo
Foto di modella per “Smeraldo”, 1900



1908 Dopo un concerto all’Orchestra Filarmonica di Boston durante conosce il poema sinfonico di Bedřich Smetana , “La Moldava”, decide di mettere la sua arte al servizio della storia e della cultura slave. Assume l’incarico della decorazione del nuovo German Theater di New York che però rimarrà aperto per poco tempo.

1910 Mucha fa ritorno in patria dove prende in affitto uno studio e un appartamento nel castello Zbiroh, nella Boemia occidentale. Fino al 1913 visita regolarmente Parigi, dove continuerà a trascorrere una parte dell’anno. Si applica con sempre maggiore intensità al ciclo di dipinti dedicati all’Epos Slavo. Lavora inoltre alla decorazione della sala dei Primati del Municipio della città di Praga (Obecní Dům).


mvp7au2wbxru8 mucha2



1921 Dopo una prima mostra di undici dipinti, appartenenti al ciclo Epos Slavo, tenutasi a Praga nel 1911, Mucha presenta alcune delle grandi tele a Chicago e New York ottenendo uno straordinario successo.

1928 Si trasferisce nella sua casa di Praga/Bubenec. Nel mese di ottobre dichiara di voler donare il ciclo di venti enormi dipinti dedicati all’Epos Slavo al popolo cecoslovacco e alla città di Praga.

1931 Progetta una vetrata per la nuova cappella del duomo di Praga, S.Veits. come già aveva fatto alcuni anni prima, disegna banconote per lo stato cecoslovacco.

1936 Pubblicazione delle memorie di Mucha, “Tre confessioni sulla vita e l’opera”. A Parigi il Musée du Jeu de Paume organizza una mostra con opere di Mucha e di František Kupka.


1939 Il 14 luglio Mucha muore a Praga in seguito ad una infezione polmonare. Il suo ultimo dipinto è “Il giuramento di unità degli Slavi”. (M@rt)


mucha5_specmucha4spec mucha2spec



Edited by Milea - 16/12/2023, 10:28
 
Web  Top
view post Posted on 25/6/2013, 11:28     +5   +1   -1
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
34,007
Reputation:
+24,933
Location:
Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

Status:



Alfons Mucha da colorare



The_Moon_coloring




Two_women_coloring




Documents_Decoratifs_2coloring




Documents_Decoratifs_coloring




Female_figure_coloring




Salon_des_Cent_coloring






Edited by Milea - 11/6/2017, 19:23
 
Web  Top
view post Posted on 25/6/2013, 18:10     +4   +1   -1
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
34,007
Reputation:
+24,933
Location:
Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

Status:




Un protagonista dell’Art Nouveau


alfons_mucha_parigi



Incantevoli figure femminili, capelli appena agitati dal vento, stoffe fruscianti, sono alcuni dei tratti caratteristici e immediatamente avvertibili dell’arte di Alfons Mucha; egli fu una delle personalità più rilevanti e poliedriche della fine dell’Ottocento e la sua opera fu strettamente legata alla nascente Art Nouveau.

Mucha_alfons_1896

Interpretando alcune delle fondamentali esigenze estetiche di questa nuova tendenza artistica, si dedicò all’ideale di una versatile forma di espressione. Mucha non fu soltanto pittore e disegnatore, ma si occupò anche di scultura, di arte applicata, di disegni di gioielli, di progetti di architettura d’interni. Tuttavia l’ambito specifico in cui poté meglio manifestarsi il suo talento fu quello della grafica ornamentale; proprio ad essa Mucha deve la fama che lo accompagna anche ai nostri giorni.

I manifesti, i pannelli decorativi, i calendari, le stampe d’occasione, le intestazioni di giornali e le numerosissime illustrazioni di libri raggiunsero una vasta popolarità, anche in virtù di modernissime tecniche di riproduzioni che vennero sperimentate dall’artista.

Ma ciò che soprattutto caratterizzava le composizioni di Mucha dai soggetti decorativi indimenticabili, ricchi di elementi figurativi e ornamentali che mai sembrano esaurirsi e di pregnanza delle linee, tracciate con estrema cura, era la straordinaria forza stilistica. Lo “stile Mucha” divenne modello per un’intera generazione di artisti e disegnatori. Esso fu caratterizzato dalla comparsa, idealizzata all’eccesso, di figure “stereotipo” di donna bella, leggiadra, ammaliatrice, interamente avviluppata in un ornamentale sistema di boccioli, viticci, simboli e arabeschi.

Dal momento che si tratta di uno dei motivi figurativi della fine del XIX secolo più diffusi, lo “stile Mucha” fu considerato, per un certo tempo, quale sinonimo di “Art Nouveau” e di “Jugendstil”.
Sebbene Mucha fosse di origine morava, egli ottenne i suoi maggiori successi a Parigi. La sua opera, del resto, documenta il gusto per l’esistenza che è tipico della metropoli francese al suo apogeo, nel momento del trapasso da un secolo all’altro, quel gusto “fin de siècle” e Belle Epoque dai toni mondani e decadenti, con le sue predilezioni e nostalgie.

Oberato di commissioni e incarichi complessi - dalla decorazione del padiglione della Bosnia Erzegovina per l’Esposizione universale di Parigi, alla composizione di alcune locandine teatrali e manifesti dedicati a mostre d’arte, fino ai manifesti pubblicitari di champagne, saponi o dolci - intorno al 1900 il nome dell’artista era divenuto assai noto e Mucha era corteggiato e otteneva sempre maggiori riconoscimenti e fama; di contro il giudizio così entusiastico sulla sua attività artistica venne attenuandosi, facendosi sempre più controverso negli anni precedenti la prima guerra mondiale.

Ciò pare strano, quasi drammatico e al tempo stesso lascia trasparire come lo stesso artista non avesse saputo valutare correttamente quella sua multiforme genialità di decoratore e di virtuoso della forma artistica: basti pensare al fatto che Mucha era talvolta intimorito più che altro dalla sua fama di artista che aveva creato un nuovo stile decorativo. Ma prima di tutto, Mucha voleva rappresentare grandi eventi della storia e in particolare l’epopea del suo popolo. A questo compito, sentito come una vera e propria missione sociale, l’artista dedicò tutte le sue energie pittoriche, soprattutto negli anni successivi al 1910; con venti monumentali tele, intitolate complessivamente Epos slavo, Mucha disegnò il panorama delle vicende storiche dei popoli slavi. (M.@rt)


Edited by Milea - 16/12/2023, 10:33
 
Web  Top
view post Posted on 26/6/2013, 13:32     +5   +1   -1
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
34,007
Reputation:
+24,933
Location:
Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

Status:



Parigi e Sarah Bernhardt



Sarah_bernhard




Un’educazione artistico-accademica piuttosto tradizionale accompagnava Mucha già dal 1888, anno in cui lasciò Monaco alla volta di Parigi per completare la sua formazione artistica presso l’Académie Julian. Attraverso instancabili osservazioni e studi al Giardino Botanico, lungo i viali della città, nei mercati e nelle stazioni, l’artista fermava sulle pagine di un album da disegno, prospettive, atteggiamenti e movenze, sviluppando ulteriormente il suo virtuosistico talento grafico.
Ciò gli consentirà, nella prima metà degli anni Novanta, di avere i mezzi per vivere come illustratore assai abile di riviste e giornali di moda.

sarah_bernhardtcamelias

Sarah Bernhardt as Marguerite Gautier
in La Dame aux Camelias, 1880



Mucha riuscì a sfondare grazie al suo manifesto-litografia disegnato per l’attrice Sarah Bernhardt e per il suo Théâtre de la Renaissance. I primi giorni di gennaio dell’anno 1895 il manifesto venne affisso sui muri di Parigi in occasione della rappresentazione della Gismonda di Victorien Sardou e fece sensazione. Il formato verticale, allungato, del tutto inedito, con l’immagine della celebre attrice rappresentata quasi a grandezza naturale, produceva un effetto drammatico non comune e impressionava per la ricchezza e la raffinatezza della gamma cromatica.

La solenne scena della processione, nell’ultimo atto della rappresentazione, costituiva la base dell’ispirazione e della scelta stilistica del manifesto: il famoso costume, simile a un paramento sacerdotale, il simbolico ramo di palma, così come lo sfondo a mosaico punteggiato da aureole appena accennate, suggeriscono un’atmosfera sacrale, riflesso della venerazione quasi religiosa dell’attrice-musa della Belle Epoque.
Con questo manifesto, ancor oggi citato quale esempio di moderna concezione cartellonistica, Mucha aveva compiuto un sorprendente passo in avanti verso uno suo personale e inconfondibile stile.

La trasposizione figurative delle sue locandine teatrali impressionò positivamente Sarah Bernhardt al punto che, senza esitazione, sottoscrisse un contratto esclusivo di sei anni con l’artista moravo.
I manifesti teatrali nati in questo periodo fanno parte di un ciclo compiuto: La Dame aux Camèlias (1896), Lorenzaccio (1896), La Samaritaine (1897), Mèdèe (1898), Hamlet (1899) e Tosca (1899).

Il loro formato solitamente di circa due metri di altezza, la rappresentazione frontale delle figure dai profili stilizzati, le didascalie riportate nella parte superiore e inferiore del quadro, così come la distribuzione degli ornamenti nella superficie, ubbidiscono ad un principio stilistico e compositivo unitario e preciso.

L’artista seppe rendere appieno nel disegno lo stesso fascino che la protagonista delle rappresentazioni teatrali esprimeva sulla scena; i manifesti ne crebbero la popolarità anche al di fuori della Francia.
Fino al 1901 Mucha non solo curò i cartelloni della Bernhardt, ma anche le scene e i costumi del Théâtre de la Renaissance.

Lo strepitoso successo gli consentì di essere accolto nell’alta società della Parigi dell’epoca, che col tempo avrebbe finito per caratterizzare la natura e gli ornamenti delle opere dell’artista. Grazie ai successi artistici iniziali, Mucha, negli anni tra il 1879 e il 1881, lavorò a Vienna come assistente in un atelier di scenografia teatrale: nell’ambito della rappresentazione scenica egli si intendeva magistralmente di arrangiamenti di grande effetto. Il teatro era per lui, sorgente di ispirazione, dalla quale trasse spunto per la simbologia dei gesti delle sue figure tipo e per le sfarzose e fantasiose acconciature.

Su queste basi, Mucha realizzò uno stile che è la somma perfettamente riuscita di elementi stilistici delle più diverse epoche oltre che della cartellonistica Art Nouveau del tempo. Importanti modelli gli vennero anche dalla secolare tradizione dell’arte sacra. Cresciuto in un ambiente di stampo cattolico, Mucha era affascinato dai riti, dalle cerimonie religiose e dagli ornamenti ecclesiastici.

Non solo il portamento e l’aspetto dei singoli personaggi ricordano le raffigurazioni sacre medievali, barocche o neogotiche, ma anche il gusto per il dettaglio: si prenda per esempio, il cerchio posto dietro il capo di molte figure, che lascia pensare ad un’aureola, le superfici musive, le croci simboliche.

Inoltre Mucha, come molti suoi contemporanei, non poté fare a meno di sottrarsi agli influssi dell’arte orientale, riscoperta proprio verso la fine del XIX secolo. Furono le incisioni giapponesi, con l’accentuata linearità delle superfici prive di profondità, così come l’impiego e la trasfigurazione stilizzata delle forme del paesaggio naturale a influenzare gli artisti dell’Art Nouveau, sebbene, per quanto riguarda Mucha, fu il Simbolismo il più importante terreno di cultura della sua ispirazione. (M.@rt)


gismonda_starring_sarah_bernhard_1894





Alphons_Mucha_La_Dame_aux_Camelias







Edited by Milea - 16/12/2023, 10:38
 
Web  Top
view post Posted on 28/6/2013, 16:09     +4   +1   -1
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
34,007
Reputation:
+24,933
Location:
Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

Status:



L’influsso simbolista




alfons_mucha_portrait_1



Si sa che a Parigi Mucha ebbe molti contatti con i simbolisti e con i circoli di intellettuali a loro affini, come per esempio quello dei liberi pensatori. Di sicuro l’artista conosceva le opere chiave della letteratura del tempo, quelle opere che avevano cioè connotato in modo preponderante il linguaggio figurative simbolistico e “fin de siècle”.

Mucha_alfons_1900

Si considerino, solo per ricordare qualche titolo: “Les fleurs du Mal” di Charles Baudelaire, “Pelléas et Mélisande” di Maeterlinck e l’”Erodiade” di Mallarmè.

Le origini della forma di espressione artistica più adatta alla rappresentazione di immagini fantastiche a lungo meditate e alle raffigurazioni nostalgiche, così come un particolare uso della simbologia floreale, sembrano radicarsi all’interno di queste opere letterarie.

In dipinti di suoi contemporanei Mucha individuò anche quell’immagine muliebre che, secondo il mito del tempo, pareva oscillare tra la decadente “femme fatale” e la sognante principessa.

Nei suoi lavori l’artista antepone una generale tendenza all’ornamentazione, alle allegorie, ai motivi di ispirazione simbolista.
Artisticamente Mucha approfittò anche dell’atmosfera ispiratrice della Parigi di fine secolo.

A cominciare dalle opere pionieristiche di un Toulouse-Lautrec, di Eugène Grasset e di Jules Chéret, la cartellonistica visse a Parigi una vera e propria fioritura.

Il fatto che numerosi artisti si cimentassero con questo moderno mezzo di comunicazione di massa che era diventato, il manifesto veniva visto, tra l’altro, come una vera e propria democratizzazione dell’arte.

Con questa tendenza si cominciava a propagare l’idea di rivestire le strade di cartelloni, quasi che esse potessero divenire gallerie d’arte all’aperto.

Sulla scia di questa rivalutazione, i cartelloni pubblicitari non si limitarono più agli annunci oggettivi, a grandi lettere fino ad allora abbastanza comuni: cercavano piuttosto di attirare l’attenzione per mezzo di creazioni artistiche accattivanti, proprio alla maniera di Mucha. (M.@rt)




Edited by Milea - 16/12/2023, 10:41
 
Web  Top
view post Posted on 28/6/2013, 22:03     +4   +1   -1
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
34,007
Reputation:
+24,933
Location:
Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

Status:



Dee della felicità in versione pubblicitaria




alfons_mucha_portrait



Nel momento culminante della sua attività creativa, tra il 1895 e il 1898, Mucha non solo aveva sviluppato un suo preciso stile, ma anche un vocabolario di formule e di motivi ricchi di variazioni; ciascuno dei suoi lavori per quanto diversi fossero, mostravano inconfondibilmente la sua mano.


studio_mucha

Studio per manifesto, 1900 circa


Motivo centrale dei suoi cartelloni pubblicitari per il mondo dell’industria e del commercio, è ancora una volta la rappresentazione stilizzata di giovani donne. Messaggere di un gusto di vivere, esse sembrano scolpite in una sorta di atemporalità con quella tipica espressione del viso tra sognante e l’abbandono.

Il prodotto reclamizzato, che siano biscotti, liquori, cartine per sigarette, polvere da bucato o biciclette, viene annunciato in modo piuttosto discreto dalla scritta e da un unico adeguato aggettivo.

Un elemento irrinunciabile (che spicca nella creazione di manifesti decorativi di Mucha) è costituito, invece, dalle folte capigliature femminili. Talvolta, le lunghissime chiome scompigliate dal vento, libere oppure stilizzate sino a divenire fregi arabescati e motivi ornamentali, altre volte l’intera figura muliebre, diventano il nucleo intorno al quale ruota l’intera composizione.

Il carattere decorativo, privo di giochi prospettici, viene ulteriormente evidenziato dalle atemporali, fantasiose vesti e dai drappeggi con le abbondanti pieghe delle stoffe che si avviluppano intorno ai corpi delle giovani dee.

Il raffinato gusto dei particolari, porta Mucha a creare gioielli con i quali si cura di adornare le sue figure femminili, in modo tale da farle risaltare ancora di più, come per le composizioni dei calendari della rivista “La Plume” e per i medaglioni delle “Teste Bizantine”

La pomposa stilizzazione tendente all’estremo è caratterizzata da un manifesto completamente riempito con foglie e motivi floreali e ornamentali di ogni genere e da segni zodiacali che, con grande finezza di linee, fungono da cornice ai profili di volto riportati nella composizione.

L’impressione di preziosità viene ulteriormente evocata dai toni riccamente variegati, dai colori dorati e da tutte le tonalità di colore delle pietre preziose. L’entusiasmo di Mucha nei riguardi dell’arte orientale si nota soprattutto per il fascinoso uso dei fastosi ornamenti per il capo a forma di elmo, che qui assumono un particolare risalto.

L’atmosfera lussuosa e decadente, che per esempio si ritrova nella “Salammbô” di Gustave Flaubert (1821-1880), pubblicato nel 1862, ma soprattutto i riferimenti all’arte bizantina e altomedievale, così come il culto delle pietre preziose tipico della fine del secolo, hanno sicuramente offerto importanti spunti e modelli all’artista. (M.@rt)



testa_bizantina_1






testa_bizantina_2









Edited by Milea - 16/12/2023, 10:44
 
Web  Top
view post Posted on 29/6/2013, 08:46     +4   +1   -1
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
34,007
Reputation:
+24,933
Location:
Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

Status:



Molte forme d’arte



lance_parufm_rodo_mucha



Dopo lo straordinario successo dei manifesti di Mucha per Sarah Bernhardt, la tipografia Champenois di Parigi cominciò a pubblicare i cosiddetti “panneaux décoratifs” su cartone e seta, poi incorniciati allo stesso modo dei quadri oppure, secondo la moda del tempo, impiegati come decorazione su paravento.

studi_decorativi

Studi decorativi, 1900 ca.


I “panneaux décoratifs” erano nei motivi e nello stile simili ai manifesti e anche qui Mucha utilizzava la forza espressiva emanate della figura a tutto campo.
Di solito si tratta di serie di pannelli stampati in un gran numero di copie e pertanto, di vasta diffusione. Essi sembravano stare a metà tra l’arte d’occasione e l’autonomia dell’arte e potevano perfino venire esposti su un palcoscenico, quali vere e proprie “immagini viventi”. Singoli motivi vennero stampati in formato cartolina, contribuendo così alla popolarità delle composizioni stesse.

I pannelli, che formalmente richiamano i manifesti teatrali, sono però arricchiti da scene di paesaggio che danno ai motivi un’atmosfera nuova. Essi mostrano la predilezione di Mucha per la personificazione di cose e idee: i vari soggetti erano sempre legati a figure femminili allegoriche.

Cominciando dai primi pannelli nati nel 1896, “Le quattro stagioni”, essi simboleggiano “Fiori “(1898), “Arti” (1898), “Pietre preziose” (1900), “Stelle” (1902) e, al di fuori della serie di quattro, “I mesi” (1899).

La soluzione allegorica della rappresentazione muliebre porta alla scelta di motivi in movimento, alla predilezione dell’uso di ornamentazioni floreali, utilizzando fotografie scattate alle sue modelle quali bozze per i successivi sviluppi delle proprie composizioni.

Nella scia della sua straordinaria produzione non è da escludere che Mucha sia arrivato poi a scontrarsi con I limiti del suo universo creativo, permettendo che le sue figure-tipo, i volti, i gesti, i simboli e il tono si trasformassero in uno stereotipo ormai consolidato.

Spesso Mucha aveva accettato commissioni per pure considerazioni di ordine economico; al termine della sua carriera troviamo infatti, I suoi disegni sui menu dei ristoranti, stampati a centinaia, con un notevole impoverimento della sua vena artistica. (M.@rt)



Edited by Milea - 16/12/2023, 10:45
 
Web  Top
view post Posted on 30/6/2013, 13:26     +4   +1   -1
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
34,007
Reputation:
+24,933
Location:
Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

Status:





interno_negozio_Fouquet

Interno del negozio Fouquet


gioiello_corsetto
Gioiello corsetto, 1900

mucha_inspiration_documents_decoratifs



Mucha_Jewell

Tra le creazioni più interessanti e seducenti rientra la serie degli oggetti preziosi che il gioielliere parigino Georges Fouquet prepara su modelli di Mucha.
Fouquet non si era lasciato sfuggire i monili che l’artista, sui suoi pannelli e manifesti, riproduceva per abbellire le figure muliebri, originalissimi di per sé e ricchi di dettagli, anche nelle loro specifiche caratteristiche materiali.

La collaborazione tra l’artista e il gioielliere incominciò forse nel 1898. All’Esposizione universale di Parigi del 1900, Fouquet espose una collezione dei monili di Mucha, suscitando molto scalpore.

Si trattava per lo più di invenzioni fantastiche pe rappresentazioni teatrali, che, come nel caso del gioiello-corsetto, Fermaglio, era costituito da più pezzi tra di loro combinabili, ottenuti grazie a materiali e tecniche diversificate: collier d’oro, con piastre cesellate, pietre dure sbalzate, miniature in avorio o in smalto, perle barocche, scarabei e molti altri motivi.

Nei suoi lavori di grafica, studi preparatori per i gioielli, predominavano reminiscenze orientali e bizantine.
Con la loro raffinatezza questi oggetti preziosi emulavano i fantastici gioielli contemporanei di ispirazione simbolista di René Lalique. Per soddisfare una clientela sempre più vasta, Mucha rinunciò, in seguito, a forme troppo elaborate o ridondanti a vantaggio di una più lineare concezione della forma.

Frutto della collaborazione tra Georges Fouquet e Alfons Mucha furono ulteriori sensazionali prodotti: la costruzione della facciata e l’arredamento del suo negozio di gioielli nella parigina rue Royale. La gioielleria di Fouquet fu l’unica commissione del genere a essere realizzata.

Ne risulta pertanto un singolarissimo esempio di quell’arte totale, propagandata dai protagonisti dello Jugendstil: la facciata fungeva, infatti da cornice, simile a uno stravagante scrigno, in perfetta sintonia con i preziosi gioielli del rinomato orafo.

Gli intaglio e gli sbalzi in bronzo, il mobilio riccamente decorato, dalle forme ondulate, scultoree, le vetrate artistiche, i monumentali dipinti murali e le sculture ornamentali, diedero origine a una profusione di forme ricercate che sembravano possedere un certo sapore teatrale e che rispondevano completamente al Mucha più vero.
La magnificenza, come espressione d’arte, fu tuttavia di breve durata. Nel 1923, Georges Fouquet decise infatti di rinnovare il negozio; tutte le decorazioni vennero smontate e una parte degli arredamenti fu poi ospitata al Musée Carnavalet di Parigi. (M.@rt)


negozio_fouquet

Facciata del negozio Fouquet, 1901





Edited by Milea - 16/12/2023, 10:50
 
Web  Top
view post Posted on 30/6/2013, 15:52     +5   +1   -1
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
34,007
Reputation:
+24,933
Location:
Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

Status:



MuchaFouquet



Per la realizzazione della facciata e dell’arredamento interno della gioielleria di Georges Fouquet, Mucha ricorse alla scultura ornamentale, alla pittura, alle vetrate e a plastici mobili con abbellimenti in bronzo, infondendo all’ambiente una strana atmosfera contemporaneamente kitsch ed esotica. L’arredamento studiato fin nei minimi particolari (maniglie e stucchi della facciata) non solo risponde all’ideale dell’opera d’arte totale, ma esprime allo stesso tempo, il declino di un’epoca. Nel 1923, le creazioni di Mucha, un tempo vanto del 6 di rue Royale, erano andate già distrutte a causa di un maldestro restauro. Alcune parti dell’arredamento originario, invece, vennero affidate al Musèe Carnavalet di Parigi. (M.@rt)

fouquet_storefron

MuchaFouquet1

Mucha-Fouquet-interior

MuchaFouquet3




MuchaFouquet4




MuchaFouquet2




MuchaFouquet7




fouquet_peacock




fouquet_peacock2

fouquet_peacock3

MuchaFouquet5




MuchaFouquet6



MuchaFouquet8






Edited by Milea - 16/12/2023, 10:54
 
Web  Top
view post Posted on 30/6/2013, 20:39     +5   +1   -1
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
34,007
Reputation:
+24,933
Location:
Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

Status:



Epilogo dello Jugendstil



mucha_atelier

Alfons Mucha nel suo atelier, 1900 ca.



studio_lampada

Studio di una lampada, 1900-1902 ca.


Nel 1902 vennero pubblicati i Documents décoratifs di Mucha, una raccolta di bozzetti che, nello stile del tempo, costituiva una prova della sua duttilità creativa e del suo successo, quale maestro nell’arte ornamentale.

Dallo sviluppo dei nuovi caratteri grafici, attraverso minuziosi studi di botanica, fino ai progetti di oggetti di uso e di ornamento di ogni sorta come monili, posate, stoviglie ecc…, questa collezione di modelli, dalla tipica concezione della forma lineare e floreale e dai profili morbidi, sembra essere un vero e proprio manuale dello Jugendstil.

Tale concezione stilistica, tuttavia, aveva proprio in quell’anno, raggiunto il culmine e i presupposti estetici incominciavano a mutare. Nonostante i tempi cambiassero, l’artista continuava caparbiamente a sostenere lo stile da lui coniato.

Consapevole però del venir meno della sua ispirazione e della fama declinante, nel 1904 prese la decisione di lasciare Parigi e di partire per l’America dove lo attendevano nuove commissioni.
Il soggiorno statunitense non gli arrecò il successo sperato e nel 1910 Mucha tornò definitivamente in patria.

La decorazione della sala degli arcivescovi a Praga (Obecní dům), avviata nello stesso anno, dà inizio all’ultima fase della sua vita e della sua opera. Realizzando quelli che erano stati i progetti artistici giovanili, Mucha si dedicò alla celebrazione della mitologia slava, con perseveranza, riproducendo in venti monumentali tele, la vita dei cechi non senza una certa esaltazione patriottica.

studio_monumento_michellet


Studio per un monumento per Michellet, 1898 ca.



Nel 1928, al momento di trasferire il ciclo Epos slavo, ormai completato, a Praga, Mucha subisce una profonda delusione: stile e rappresentazione vennero giudicati semplice accademismo fuori moda e le opere vennero tacciate di nazionalismo vecchio stampo.

Decenni più tardi, con il risvegliarsi dell’interesse per l’arte del ‘900, Mucha ormai quasi del tutto dimenticato, venne riscoperto.

Giustamente venne riconosciuta alla sua produzione giovanile un ruolo assai significativo nella formazione e nello sviluppo dei nuovi stilemi giunti fino a noi.

Con le sue opera di grafica, stampate poi ad alte tirature, Mucha ha comunque contribuito a favorire l’ingresso dell’arte, secondo lo spirito del tempo, nella vita quotidiana.

Quale creatore di romantici mondi fantastici, Mucha rientra nel numero di coloro che liberarono l’arte d’occasione dal ruolo di second’ordine che essa occupava, innalzandola a espressione autonoma e permettendo ai manifesti e alle composizioni a carattere decorative di raggiungere gli stessi risultati artistici di un quadro e di un dipinto. (M.@rt)



Mucha_DocumentDecoratif_1902







Edited by Milea - 16/12/2023, 10:57
 
Web  Top
view post Posted on 30/6/2013, 21:25     +5   +1   -1
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
34,007
Reputation:
+24,933
Location:
Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

Status:



Galleria di opere


Nel 1894, con il suo stile realistico, Mucha compose per un negozio di decorazioni quattro paesaggi “dal vero”: Fiore, Frutta, Pesca, Caccia. Vennero messi sul mercato come copie economiche di originali e riprodotti con una tecnica che imitava quella utilizzata nei dipinti a olio. Paragonando Fiore con Gismonda, si noterà subito il brusco cambiamento che caratterizzò lo stile di Mucha dalla fine del 1894. (M.@rt)



Spirit_Of_Spring_Mucha

Fiore, 1894






Edited by Milea - 16/12/2023, 10:59
 
Web  Top
view post Posted on 30/6/2013, 22:32     +4   +1   -1
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
34,007
Reputation:
+24,933
Location:
Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

Status:





sarah_bernhardt_gismonda








Si narra che Mucha
si fosse impegnato con entusiasmo
in questa composizione
per il Théâtre de la Renaissance
commissionatagli all’improvviso
il pomeriggio
della Vigilia di Natale
in seguito al rifiuto di Sarah Bernhardt
del bozzetto propostole
dalla tipografia Lemercier,
di una locandina teatrale
del dramma di Sardou “Gismonda”,
che avrebbe dovuto andare in scena il 4 gennaio 1895.



Il manifesto creato per l’occasione
dall’artista ancora del tutto sconosciuto,
grazie alla preziosa rappresentazione grafica
delle figure ingrandite rispetto alla realtà
e alla festante atmosfera,
incontrò subito il favore del pubblico,
decretando, nel contempo,
il successo di Mucha.
(M.@rt)












Gismonda, 1894-95






Edited by Milea - 16/12/2023, 11:01
 
Web  Top
view post Posted on 30/6/2013, 23:01     +4   +1   -1
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
34,007
Reputation:
+24,933
Location:
Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

Status:




mucha_bernhardt_1

Amants, 1895


Tra i manifesti creati per il Théâtre de la Renaissance, questo costituisce un’eccezione: è l’unico che non riproduca la figura di Sarah Bernhardt. In realtà, anche il formato orizzontale e la scena costituita da innumerevoli personaggi si distanziano dal manifesto-tipo, che era stato creato con Gismonda.
In armonia con il carattere della composizione, imperniata sul tono della commedia, la rappresentazione del vivace ricevimento con i costumi dell’epoca, vuole rendere appieno il sapore mondano della Belle Epoque. (M.@rt)




La_samaritaine_0

La Samaritaine, 1897






Edited by Milea - 16/12/2023, 11:03
 
Web  Top
view post Posted on 30/6/2013, 23:38     +5   +1   -1
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
34,007
Reputation:
+24,933
Location:
Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

Status:




Alphons_Mucha_La_Dame_aux_CameliasD_0


La Dame aux Camélias, 1896





Il terzo dei sette manifesti
della serie completa
dedicate alle rappresentazioni teatrali
di Sarah Bernhardt
si distingue per la diversa collocazione
della scena
e per il delicato gioco coloristico.


Sullo sfondo di un cielo notturno
punteggiato di stelle
appare la signora delle camelie
di Alexandre Dumas
“avvolta nella sua veste bianca
e profumata,
perduta nell’estasi della sua passione”,
come scrisse un critico del tempo.


Sarah Bernhardt amava questo manifesto
in modo particolare,
tanto che lo riutilizzò
per la sua tournée americana
del 1905-06.
(M.@rt)









Edited by Milea - 16/12/2023, 11:04
 
Web  Top
35 replies since 23/6/2013, 16:29   7333 views
  Share