Inferno Dan Brown [ebook-PDF]

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*stellinat*
view post Posted on 15/5/2013, 20:10 by: *stellinat*     +1   +1   -1
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Chi ha sparato a Robert Langdon?

Ecco un estratto dal libro




"Va tutto bene" disse la dottoressa. "È lunedì mattina, 18 marzo". "Lunedì". Langdon costrinse la mente dolorante a riavvolgere le immagini fino alle ultime che riusciva a ricordare, fredde e scure: lui che attraversava da solo il campus di Harvard, diretto alla conferenza del sabato pomeriggio. "È successo due giorni fa?". Si sentì afferrare da un panico ancora più raggelante mentre cercava di rammentare qualcosa della conferenza e di ciò che era successo dopo. "Niente". Il ping del monitor si fece più veloce.

Il medico si grattò la barba e continuò a regolare le apparecchiature.
La dottoressa Brooks si sedette accanto al paziente. "Starà benissimo" gli assicurò con voce gentile. "Le abbiamo diagnosticato una forma di amnesia retrograda, molto comune in casi di trauma cranico. I suoi ricordi degli ultimi giorni potrebbero essere confusi o del tutto assenti, ma non dovrebbe avere riportato danni permanenti". Fece una pausa. "Ricorda il mio nome di battesimo? Gliel'ho detto quando sono entrata qui la prima volta".
Langdon ci pensò un momento. "Sienna". "Dottoressa Sienna Brooks".

Lei sorrise.
"Vede? Sta già formando nuovi ricordi".
Il dolore alla testa era quasi insopportabile e la visione da vicino restava confusa. "Cosa... cosa mi è successo? Come sono finito qui?".

"Okay, cerchi di respirare normalmente" disse la dottoressa Brooks, scambiando un'occhiata nervosa con il collega. "Glielo dirò". La voce si fece molto più seria. "Professor Langdon, tre ore fa lei è entrato barcollando al pronto soccorso. Perdeva sangue da una ferita alla testa ed è svenuto. Nessuno aveva la minima idea di chi lei fosse né di come fosse arrivato qui. Farfugliava in inglese, per cui il dottor Marconi mi ha chiesto di aiutarlo. Io sto trascorrendo un periodo sabbatico qui in Italia, ma sono originaria del Regno Unito".

Langdon aveva la sensazione di essersi svegliato all'interno di un quadro di Max Ernst. "Cosa diavolo ci faccio in Italia?". Di solito ci andava ogni due anni, in giugno, per tenere una conferenza sull'arte. Ma adesso era marzo.
I sedativi stavano facendo sentire con prepotenza il loro effetto e gli sembrava che a ogni secondo la forza di gravità diventasse sempre più potente e cercasse di trascinarlo giù, attraverso il materasso. Langdon lottò contro quella sensazione, sollevando la testa e cercando di restare vigile.

La dottoressa Brooks si chinò su di lui, protettiva come un angelo. "Per favore, professore" mormorò. "I traumi cranici sono pericolosi nelle prime ventiquattr'ore. Lei deve riposare, altrimenti potrebbe riportare gravi danni".
Una voce gracchiò all'improvviso nell'interfono della stanza: "Dottor Marconi?".

Il medico barbuto premette un pulsante sulla parete e rispose: "Sì?".

La voce parlò in un italiano veloce. Langdon non afferrò il senso, ma colse lo sguardo di sorpresa che si scambiarono i due medici. "O è uno sguardo di allarme?".
"Un minuto" rispose Marconi, chiudendo la comunicazione.
"Cosa succede?" chiese Langdon.

Gli occhi della dottoressa sembrarono socchiudersi. "Era l'accettazione della Terapia intensiva. C'è una persona che desidera vederla".
Un raggio di speranza perforò lo stordimento di Langdon. "È una buona notizia! Forse questa persona sa cosa mi è successo".
La dottoressa Brooks sembrava incerta. "Però è strano che si sia presentato qualcuno. Noi non sapevamo il suo nome e lei non è stato ancora inserito nel nostro sistema informatico".

Langdon lottò contro i sedativi e, a fatica, si mise a sedere sul letto. "Se qualcuno sa che sono qui, deve sapere anche cosa mi è capitato!".
La dottoressa Brooks lanciò un'altra occhiata al collega, il quale scosse immediatamente la testa e picchiettò l'indice sull'orologio da polso. Lei si rivolse di nuovo al paziente. "Qui siamo in Terapia intensiva" spiegò. "A nessuno è consentito entrare prima delle nove di mattina. Tra un momento il dottor Marconi andrà a vedere chi è il suo visitatore e cosa vuole".
"E che mi dice di quello che voglio io?" chiese Langdon.

La dottoressa sorrise paziente e abbassò la voce, avvicinandosi a lui. "Professor Langdon, ci sono alcune cose che non sa a proposito di ieri sera... a proposito di quello che le è successo. E, prima che lei parli con qualcuno, penso che sia giusto metterla al corrente di tutti i fatti. Purtroppo non credo che sia sufficientemente in forze per...".

"Quali fatti?". Langdon tentò di assumere una posizione un po' più eretta, ma l'ago della flebo gli morse il braccio. Aveva la sensazione di pesare centinaia di chili. "Tutto quello che so è che mi trovo in un ospedale di Firenze e che sono arrivato ripetendo le parole "very sorry"...".

Lo colpì un pensiero improvviso e spaventoso.
"Ho provocato un incidente stradale?" domandò. "Ho fatto del male a qualcuno?".
"No, no" lo rassicurò Brooks. "Non credo".
"Allora cosa?" insistette Langdon infuriato, passando lo sguardo da un medico all'altro. "Ho il diritto di sapere cosa sta succedendo!".
Ci fu un lungo silenzio, poi il dottor Marconi rivolse un cenno riluttante alla giovane e attraente collega. La dottoressa fece un sospiro e si avvicinò al paziente. "Okay, le dirò tutto quello che so... e lei mi ascolterà senza agitarsi, d'accordo?".

Langdon annuì, e il movimento della testa gli innescò un lampo di dolore che si irradiò nel cranio. Lo ignorò, ansioso di avere delle risposte.
"Innanzitutto... la sua ferita alla testa non è stata provocata da un incidente".
"Be', è un sollievo".
"Non proprio. La ferita è stata causata da una pallottola".
Il monitor di Langdon accelerò il ritmo. "Come ha detto?".
La dottoressa parlò con voce ferma, senza interrompersi: "Una pallottola l'ha colpita di striscio alla sommità della testa e con ogni probabilità le ha provocato una commozione cerebrale. È molto fortunato a essere ancora vivo. Un millimetro più in basso e...". Scosse il capo.
Langdon la fissava incredulo. "Qualcuno mi ha sparato?".

Voci rabbiose esplosero nel corridoio. A quanto pareva, chiunque fosse la persona che si era presentata per far visita a Langdon non aveva intenzione di aspettare. Pochi istanti dopo, Langdon sentì spalancarsi una porta in fondo al corridoio. Attese finché non vide avvicinarsi una figura.

La donna era vestita completamente di pelle nera. Aveva un fisico atletico e capelli scuri a spine. Si muoveva agile, come se i piedi non toccassero il suolo, e puntava direttamente alla camera di Langdon.
Senza esitare, il dottor Marconi si piazzò sulla soglia per bloccare la visitatrice. "Aspetti!" ordinò, mostrando il palmo della mano come un poliziotto. "Non si può entrare!".

Senza perdere il passo, la sconosciuta estrasse una pistola munita di silenziatore, la puntò al petto del dottor Marconi e fece fuoco.
Si sentì un colpo secco e sibilante.
Langdon guardò sbigottito il medico barcollare all'indietro nella stanza e crollare a terra, le mani premute sul petto, il camice bianco inzuppato di sangue.

© 2013 by Dan Brown © 2013 Arnoldo Mondadori Editore S. p. A., Milano
Per gentile concessione di Luigi Bernabò Associati.
Traduzione di Nicoletta Lamberti, Annamaria Raffo, Roberta Scarabelli

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3 replies since 13/5/2013, 22:04   2911 views
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