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Ecce Homo, 1605 olio su tela 128x103 cm Genova, Musei di Strada Nuova
Ricomparso solo poco più di mezzo secolo fa nei depositi di Palazzo Rosso a Genova e collegato con un ipotetico concorso tra pittori, il dipinto continua a stimolare studiosi e ricercatori, in parte per il suo stile aspro e in parte anche per comprendere le circostanze della sua esecuzione, La recente scoperta all’interno di alcuni documenti nell’archivio della famiglia Massimi, contribuisce a dipanare la situazione. In una carta autografa datata 25 giugno 1605 (uno dei pochi documenti di mano di Caravaggio), il pittore si impegna a dipingere entro il primo agosto dell’anno seguente una tela per Massimo Massimi, delle stesse dimensioni e valore dell’ Incoronazione di spine (oggi alla Cassa di Risparmio di Prato), già realizzata per lo stesso committente. L’analogia di formato e di soggetto (ma, fatto non trascurabile, non di stile) con l’Incoronazione di spine di Prato porta a identificare il quadro genovese con quello citato dal contratto.
Allo stesso dipinto si lega probabilmente un’altra traccia documentaria. Quasi due anni dopo, nel marzo 1607, quando ormai Caravaggio era fuggito da Roma, lo stesso Massimo Massimi incarica il pittore Cigoli della realizzazione di un’altra versione del medesimo soggetto, come testimonia il documento vergato dal maestro toscano: “Io Lodovico Giambattista Cigoli ò ricevuto da N.Sig.r Massimo Massimi scudi 25 a buon conto di un quadro grande compagno di un altro mano del Sig.r Michelangelo Caravaggio”. Non tutti gli studiosi sono d’accordo nel collegare l’Ecce Homo con queste ricevute d’archivio e con la storica collezione Massimi; è semmai interessante ricordare che esattamente negli stessi anni, e più precisamente durante l’estate del 1605, a causa dei guai con la giustizia Caravaggio ha lasciato per qualche mese Roma e si è trasferito proprio a Genova. Secondo una consuetudine spesso adottata nei quadri dipinti per i privati, i personaggi vengono portati verso lo spettatore.
Forte è il contrasto tra i lineamenti delicati di Cristo e la figura davvero bizzarra di Ponzio Pilato, del tutto diversa, rispetto alla tradizione: in abiti seicenteschi, con le sopracciglia folte e la fronte solcata da profonde rughe. Caravaggio raffigura il procuratore romano come un accigliato procuratore romano del suo tempo, quasi ai limiti della caricatura.
Torna in questo dipinto il tema della “ ubbedienza” di Cristo al proprio martirio. L’aguzzino mette sulle sue spalle un lungo mantello, parodia di una presunta regalità, così come la corona di spine e la canna impugnata come uno scettro: il carnefice sembra però colpito dalla rassegnata mitezza di Gesù e il suo gesto diventa pieno di sincero rispetto.
Sempre attento al linguaggio dei gesti, Caravaggio fa letteralmente “parlare” le mani di Pilato, che paiono appunto dire “Ecce Homo!, Ecco l’Uomo.“ (M.@rt)
Edited by Milea - 10/8/2021, 20:35
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