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| Giuseppe Albrizzi: la croce di papa Francesco è opera mia Il mondo l’ha fotografata raccontando che fosse realizzata in ferro a simboleggiare il desiderio di una Chiesa povera. Giuseppe Albrizzi, 63 anni, però sa che la croce pettorale indossata da papa Francesco non è di ferro: è d’argento
VIDIGULFO- Il mondo l’ha fotografata raccontando che fosse realizzata in ferro a simboleggiare il desiderio di una Chiesa povera. Giuseppe Albrizzi, 63 anni, però sa che la croce pettorale indossata da papa Francesco non è di ferro: è d’argento. Chi meglio di lui può essere a conoscenza di certi dettagli? Nessuno, visto che proprio l’artigiano pavese specializzato in oggetti e arredi sacri è colui che ha realizzato la creazione in un laboratorio aperto nella Bassa, in un paese che non rag-giunge i 6mila residenti. «L’ho riconosciuta subito, non appena il Papa è uscito sul balcone: al collo aveva la mia croce d’argento». Giuseppe Albrizzi, 63 anni, ne parla con emozione nel suo laboratorio di via Manenti a Vidigulfo.
In mano ne tiene una uguale a quella indossata da Papa Francesco: «L’ha disegnata il mio ex datore di lavoro, Antonio Vedele, e quando nel 1987 ho aperto la mia attività mi ha regalato l’originale da riprodurre. Di croci come quella ne ho fatte tantissime: è una delle più richieste. In media ne realizziamo una trentina l’anno. E’ un oggetto che viene acquistato solo per i vescovi e per i cardinali». E una di queste sue croci è finita nelle mani del nuovo pontefice. «Papa Bergoglio ce l’ha probabilmente dal 1998. L’ha ricevuta in regalo quando era ancora vescovo e da allora non l’ha più lasciata. Chissà quante persone l’hanno toccata e baciata in tutti questi anni. Credo che il pontefice abbia un legame importantissimo legato a questo oggetto. Mi ha meravigliato moltissimo il fatto che non indossasse una croce papale ma la sua da vescovo: una dimostrazione di grande umiltà».
Giuseppe Albrizzi spiega il significato di quella croce in argento: «Rappresenta il buon pastore che va incontro agli umili. Nella parabola Gesù dice: “Io sono il buon pastore, porto la pecora smarrita sulle spalle, nel mio ovile custodisco il gregge”. Il Santo Padre andava sempre in giro con quest’oggetto perchè effettivamente si sente un buon pastore e quando si è trovato a dover scegliere quale croce pettorale indossare, ha scelto la sua, quella che l’ha accompagnato in tanti anni di episcopato». Dal suo laboratorio sono usciti altri oggetti di arte sacra che ora sono indossati da cardinali e vescovi: «Anche il pastorale usato da Bergoglio quando era cardinale l’ho realizzato qui a Vidigulfo. Così come il Calice del Giubile del 2000, dono degli orafi di Milano al cardinale Martini.
Anche la croce pettorale che il cardinal Bertone indossava all’inaugurazione della nuova cattedrale di Fatima è una mia creazione. Ho disegnato e realizzato anche il pastorale del cardinal Ruini». Tutti pezzi particolari di grande significato simbolico: «I miei oggetti devono essere compresi non solo da chi li indossa, ma anche da chi li vede e ne può quindi recepire il significato. Purtroppo oggi in molti non capiscono il simbolismo religioso». Lui ne è diventato un esperto «studiando molto la Bibbia, ma soprattutto da cattolico praticante». E poi ce la tecnica artigiana per realizzare un oggetto del genere: «Prima si crea una sagoma modellando la figura desiderata con la cera per scultori poi, una volta creato il modello originale, viene creato uno stampo in silicone che servirà per la colata d’argento».Fonte Com’è nata la croce che oggi è la più importante del mondo? "È stata disegnata dal mio maestro ed ex datore di lavoro, Antonio Vedele, per il quale ho lavorato fino al 1978- racconta l’artigiano pavese -. Sulla base di quel bozzetto, io l’ho realizzata. È stato lo stesso Vedele, nel 1997, quando chiuse il laboratorio di Milano, a regalarmi la creazione da lui realizzata, che io ho cominciato a commercializzare, insieme a molti altri arredi sacri che modello e produco personalmente. Vedele è venuto a mancare nel 1998, ma mi ha lasciato un’eredità di insegnamenti. Gli sono grato per tutto quello che mi ha dato».
Come nasce una croce come quella di Papa Francesco? «Prima si realizza la fusione a cera persa, quindi viene limata, sbavata, pulita e argentata con un bagno galvanico che può essere realizzato in argento o d’oro. La croce pettorale è nata così».
Qual è il suo significato? «Il buon Pastore che conduce il gregge e porta un agnello sulle spalle pesa 80 grammi. È importante per il suo significato». Come sarà arrivata sul petto del Papa? «È probabile che l’abbia acquistata a Roma o che qualcuno gliel’abbia regalata, trovandola in qualche esercizio commerciale. Fornisco negozi di tutta Italia e non solo. Le mie opere sono in Spagna, Germania, Francia, Belgio, Austria, Polonia».
La sua azienda, fondata oltre trent’anni fa, produce calici, ostensori, pastorali, e anelli vescovili in metallo. Ha prodotto altri oggetti destinati a cardinali e Papi? «Sarebbe troppo lungo fare l’elenco delle mie creazioni. Posso citare solo le principali: anche il Pastorale usato da Bergoglio quando era cardinale è un mio oggetto. Inoltre, avevo realizzato il Calice del Giubileo del 2000, dono degli orafi di Milano al cardinale Martini. In quell’occasione furono gli orafi milanesi a contattarmi per realizzarlo, sulla base di un disegno da loro creato. Anche la Croce pettorale che indossa il cardinal Bertone è stata disegnata e prodotta da me, così come il Pastorale del cardinal Ruini».
Lei ama molto il suo lavoro. Come ha cominciato? «A 15 anni, andando nel laboratorio Vedele di Milano, dove cercavano un garzone. Lì ho imparato ad amare un mestiere che non ho più abbandonato. Dal 1978 ho aperto il mio laboratorio e vado avanti». Con lei lavora suo fratello Giampaolo e un ragazzo. «È un mestiere difficile da imparare. Ci vogliono diversi anni per essere in grado di saper produrre queste opere. Con noi c’è un ragazzo musulmano, Hosni, che si è innamorato di questa arte. Anche se è importante conoscere la simbologia religiosa, la Bibbia, la Liturgia. Senza queste basi, si rischia di creare oggetti che non hanno alcun un senso». Con il lavoro che svolge lei sarà di casa in Vaticano. «No, per niente. Non ho mai incontrato un Papa o un cardinale, un po’ me ne dispiace. Quando, però, vedo in televisione o sui giornali che indossano una mia creazione, sono felice. E lo sono stato ancora di più una settimana fa. Quando il Papa si è affacciato al balcone di piazza San Pietro appena eletto, per me è stato un po’ come essere presente...».
Fonte
Edited by Milea - 8/4/2013, 01:34
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