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view post Posted: 22/12/2023, 16:18 by: Milea     +1GIOCO e IMPARO con PINOCCHIO (schede didattiche) - ANGOLO LETTURA

Giochiamo con Pinocchio


I rebus

(sveleranno i nomi di alcuni personaggi della fiaba di Collodi)



Soluzione dei rebus
Rebus 1 (Libro, di, pino, occhio = Libro di Pinocchio)
Rebus 2 (Mangia, fuoco = Mangiafoco)
Rebus 3 (Maestro, ciliegia = Mastro Ciliegia)

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Il cruciverba di Pinocchio





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view post Posted: 22/12/2023, 15:48 by: Milea     +1GIOCO e IMPARO con PINOCCHIO (schede didattiche) - ANGOLO LETTURA

Il gatto e la volpe

(gli antagonisti)





Io mi chiamo signor Gatto
e mi muovo quatto quatto.

Non vedo bene perchè son cieco
e guardo tutti un po’ di sbieco.

Sono assai piccolo di statura
e molto goloso di natura.

Ho tanti baffi lunghi e vermigli,
le unghie affiliate come artigli.
Sono scaltro ed imbroglione,
senza cuore e un po’ birbone

Vado a caccia di monete d’oro
per ingrossare il mio tesoro.
Ho l’accaio al posto del cuore:
di tutti i gatti sono il peggiore.





Sono una volpe a tutti gli effetti,
ho un solo amico e pochi affetti.

La mia andatura zoppicante
mi fa sembrare poco elegante.

Su tutti mi piace comandare
a cominciare dal mi campare.

Giro le strade di tanti paesi
alla ricerca di ragazzi indifesi.
Con il mio sguardo pungente ed acuto
Incanto Pinocchio che è sprovveduto.

Indosso un cappotto di lana vigogna
e faccio la ladra senza vergogna:
sono una volpe astuta e ingegnosa
che mette i soldi sopra ogni cosa.





Il gatto

Come è ? (qualità/aggettivi)


E’ goloso, bugiardo, è un ladro e un imbroglione, è scaltro e senza cuore, è un assassino.

Caratteristiche fisiche


E’ cieco da tutti e due gli occhi, è piccolo di statura, ha lunghi baffi, ha gli occhi verdi come lanterne, ha le unghie affilate come artigli




La volpe

Come è ? (qualità/aggettivi)


E’ zoppa, è alta e magra, è ingorda, è astuta e ingegnosa, è un’assassina senza cuore.




Il Gatto e la Volpe cosa fanno ?(azioni/verbi)


Rubano le monete d’oro, imbrogliano, approfittano di Pinocchio. Il Gatto ripete a pappagallo, la Volpe comanda. Impiccano il burattino alla grande quercia.





Edited by Milea - 23/12/2023, 17:23
view post Posted: 22/12/2023, 15:22 by: Milea     +1GIOCO e IMPARO con PINOCCHIO (schede didattiche) - ANGOLO LETTURA

Mangiafoco


Sono un omone brutto e grosso,
con molta ciccia e poco osso.

Ho la barba lunga e nera
come un cielo da bufera.

I miei occhi rossi rubino
son come tizzoni del camino.

La bocca sembra un forno aperto:
mangio di tutto, pane e coperto.
Quando mi arrabbio alzo la voce
e guardo tutti in modo feroce!

Col mio teatrino dei burattini
allieto piazza, città e paesini.
Sembro un gigante cattivo e rabbioso,
ma in verità sono un gran generoso.




Mangiafoco è un burattinaio; fa paura perché è brutto e grosso. Sembra cattivo, ma è sensibile e quando si commuove, succede che starnuta. Ammira Pinocchio che vuole sacrificarsi al posto di Arlecchino e così rinuncia a sacrificare il burattino.

Cosa ha (possiede)


Ha la barbaccia nera come uno scarabocchio d’inchiostro, lunga fino a terra.
Ha la bocca come un forno aperto.
Ha gli occhi che sembrano due lanterne di vetro rosso con il lume dentro.

Definizione del carattere


- Sembra un uomo spaventoso, ma in fondo non è cattivo.
- E’ autoritario e severo.
- E’ burbero e brusco.

Cosa fa (azioni/verbi)


- Si commuove
- Starnuta
- Regala cinque monete d’oro a Pinocchio.














Edited by Milea - 23/12/2023, 12:40
view post Posted: 22/12/2023, 14:33 by: Milea     +1GIOCO e IMPARO con PINOCCHIO (schede didattiche) - ANGOLO LETTURA

Il Grillo parlante


Io sono il Grillo vestito di scuro
e lentamente cammino sul muro.

Vivo sereno felice e contento
insieme a Geppetto da anni cento.

Son piccolino, bravo e sincero
parlo soltanto per dire il vero.

I miei consigli vengon dal cuore
ma Pinocchio per me non ha amore.
Con tanta pazienza e filosofia
provo a indicargli la giusta via.

E per ringraziarmi sul più bello
mi tira addosso un grosso martello!
Ma io sono un grillo molto buono
che non dimentica mai il perdono.






Come è ? (qualità/aggettivi)

E’ saggio, paziente, buono e gentile, protettivo.





Cosa fa ? (azioni/verbi)

Rimprovera Pinocchio per le sue malefatte e lo consiglia saggiamente.





Perché Pinocchio non lo ascolta?

Perché vuole fare ciò che vuole e seguire i consigli del Grillo è noioso e faticoso.






view post Posted: 22/12/2023, 13:26 by: Milea     +1GIOCO e IMPARO con PINOCCHIO (schede didattiche) - ANGOLO LETTURA

La fata Turchina


Mi conoscono tutti, grandi e piccini:
sono la fata dai capelli turchini.

La lunga chioma sempre ordinata,
da tutti quanti è molto ammirata.

Ho il viso rosa color pastello
e gli occhi limpidi come un ruscello.

Mi vesto in maniera elegante
Con abiti lunghi e seta frusciante.
Quando Pinocchio combina qualcosa
divento severa e poco affettuosa.

Lo seguo sempre, vicino e lontano,
per aiutarlo e dargli una mano.
E proprio come una mamma vera
sono una fata paziente e sincera.






Come è ? (qualità/aggettivi)


E’ bella, giovane, gentile e paziente, generosa e sincera, amorevole e premurosa, elegante; è severa quando vuole punire Pinocchio per le sue monellerie.


Cosa ha ? (possiede)


Ha il viso pallido e bianco come un’immagine di cera; ha i capelli lunghi e turchini.





Cosa fa ? (azioni/verbi)



Allunga il naso a Pinocchio quando dice le bugie; lo perdona e lo trasforma in un bambino vero, quando diventa finalmente obbediente.







Edited by Milea - 22/12/2023, 14:16
view post Posted: 22/12/2023, 12:23 by: Milea     +1GIOCO e IMPARO con PINOCCHIO (schede didattiche) - ANGOLO LETTURA

Mastro Ciliegia


Mastro Ciliegia è il mio nome vero
e sono un vecchietto buono e sincero.

La punta del naso ho lucida e scura
proprio come una ciliegia matura.

I miei capelli son brizzolati:
molti son bianchi e un po’ colorati.

Lavoro il legno nella mia bottega
con le mani, la pialla e la sega.
Una volta da un ceppo grande e grosso
è uscita una vocina che mi ha scosso.

Impaurito dal tronco chiacchierone
ho fatto quattro salti sul bancone.
Allora ho chiuso il legno in un sacchetto
per regalarlo al mio amico Geppetto.






Come è ?


Caratteristiche fisiche

- E’ vecchio
- Ha i capelli brizzolati
- Ha la punta del naso lustra e paonazza, come una ciliegia

Descrizione del carattere

- E’ pauroso e orgoglioso
- E’ buono e scherzoso




Edited by Milea - 22/12/2023, 14:12
view post Posted: 21/12/2023, 21:38 by: Milea     +1GIOCO e IMPARO con PINOCCHIO (schede didattiche) - ANGOLO LETTURA

Geppetto


Giro giretto io sono Geppetto
vivo da solo e ho bisogno di affetto.

Ho buffi capelli color paglia
e sotto il gilet porto la maglia.

Lavoro bene il legno di pregio
come il cipresso ed il ciliegio.

Da un ceppo vecchio e piccolino
Ho ricavato un bel burattino
completo di gambe, braccia e di testa
e un naso lungo come una festa.

Con stoffa fiorita gli ho fatto il vestito,
con la mollica un cappello appuntito.
E per finire a questo marmocchio
ho dato il nome di Pinocchio!





Il papà di Pinocchio fa il falegname. Costruisce il burattino, perché si sente solo. E’ un vecchietto arzillo: ha una parrucca gialla e una casacca piena di toppe e rammendi perché è poverissimo.

Geppetto come è ? (qualità/aggettivi)


E’ buonissimo, generoso, saggio e prudente. Diventa triste e malinconico quando Pinocchio fa le monellerie.

Caratteristiche fisiche


- È un vecchietto arzillo e robusto
- Ha la parrucca gialla che lo fa assomigliare alla polenta di granoturco
- Indossa una casacca di fustagno tutta toppe e rammendi




Definizione del carattere


- E’ poverissimo, ma generoso e buono
- È malinconico e triste quando Pinocchio disobbedisce
- È umile
- È prudente e saggio.




Come fa ? (azioni/verbi)



- Lavora il legno
- Costruisce un burattino
- Ama Pinocchio come un papà







Edited by Milea - 22/12/2023, 14:13
view post Posted: 21/12/2023, 13:43 by: Milea     +1GIOCO e IMPARO con PINOCCHIO (schede didattiche) - ANGOLO LETTURA

Il protagonista Pinocchio


Come E’? (qualità/aggettivi)


Pinocchio è stato chiamato così perchè è un burattino di legno di pino bianco. E’ magro, bugiardo, curioso, credulone, disubbidiente, simpatico, affettuoso, dispettoso, impaziente, spensierato, impulsivo, impertinente. Allegro e giocherellone, buono e generoso, capriccioso e piagnucolone, birichino e monello, ingenuo e credulone.

Cosa FA (azioni/verbi)


Dice bugie, disobbedisce, scappa, non ascolta i buoni consigli.

Cosa HA (possiede)


Il berretto di mollica di pane, il vestitino di carta fiorita, le scarpe di corteccia di albero.

Cosa HA (caratteristiche fisiche)


Le gambe magre, le orecchie piccine piccine, che a occhio nudo non si vedono neanche, il naso che si allunga ogni volta che dice le bugie.





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Costruisci il burattino Pinocchio


Stampa e colora il modello. Incolla la sagoma su un cartoncino; poi ritaglia e inserisci i fermacampioni.




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Il puzzle di Pinocchio

Ritaglia e ricomponi la figura del burattino; poi colora.






Edited by Milea - 22/12/2023, 14:07
view post Posted: 21/12/2023, 13:41 by: Milea     +1GIOCO e IMPARO con PINOCCHIO (schede didattiche) - ANGOLO LETTURA

Gioco e Imparo con Pinocchio

(schede didattiche interdisciplinari per la scuola primaria)

Aree di competenza: italiano, arte e immagine, musica
antropologia, educazione alla Convivenza civile, matematica, inglese




Il 7 luglio 1881 con la pubblicazione a puntate sul settimanale "Giornale per i bambini" esordisce la fiaba “La storia di un burattino” scritta dal giornalista toscano Carlo Lorenzini, detto Collodi. Il protagonista Pinocchio viene creato da Geppetto, un falegname che voleva fabbricarsi un burattino per avere compagnia e guadagnarsi da vivere girando il mondo.

- C’era una volta….
- Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori.
- No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.
Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.



LEGGI TUTTA LA FIABA






Cari bambini, io mi presento:
mi chiamo Pinocchio e non mi lamento.

Sono un simpatico e bel burattino
che ogni tanto fa il birichino.

Ho il naso lungo fatto di legno
come matite per il disegno.

Abito dentro un libro importante
con molti amici e un grillo parlante,
quando il lettore le pagine sfoglia
di uscire fuori ci viene voglia.

Così con mossa veloce e scaltra
una mano ne prende un’altra
e tutti uniti in un girotondo
ci presentiamo ai bimbi del mondo!






Curiosità





- Anche se in tutta la storia e nel libro che verrà pubblicato nel 1883, Pinocchio viene sempre definito burattino, in realtà è una marionetta (ovvero un pupazzo di legno che si manovra con i fili) e non un burattino (che invece viene manovrato da sotto infilandovi la mano dentro).

- Pinocchio parlava già prima di essere un burattino Pinocchio si animò quando prese le fattezze di burattino, ma era già vivo come pezzo di legno. Un tronco che nelle prime fasi della storia impazza per il paese, atterra i passanti e persino i Carabinieri, abbatte banchi di frutta, fino a fermarsi davanti la porta di Geppetto che lo modella mentre è già parlante.



- Il Grillo Parlante rappresenta la coscienza di Pinocchio; per questo, nella prima fase della vicenda, il burattino non sopporta la sua ramanzina mentre sta frugando nella casa del padre, e senza fare tanti complimenti lo spiaccica con una mazzetta. Il grillo riapparirà comunque, nelle vesti di fantasma, in diverse occasioni durante il romanzo, perseverando nella sua intenzione di redimere il burattino.

- La Fata Turchina nel libro non agisce da sola ma ha “al suo servizio” tutta una sfilza di animali, tra cui un barboncino-cocchiere, un gruppo di topi che tirano la carrozza e una lumaca-messaggero. La fata nel corso della vicenda cambia diversi ruoli, sebbene sia sempre riconoscibile dal colore dei capelli.



- L’animale che ingoia Geppetto e Pinocchio non è una balena, che fu un’invenzione Disney, ma uno squalo gigante.

- Il naso di Pinocchio, che cresce ad ogni bugia detta dal burattino, nel libro caratterizza solo un episodio del racconto mentre sarà il celebre cartone animato a farne il motivo centrale della storia.

- Nelle prime intenzioni di Collodi, la storia avrebbe dovuto concludersi in tragedia, con l’impiccagione del burattino, da parte del Gatto e la Volpe, che dopo averlo derubato e legato, lo appendono ad un ramo di una quercia. Quando questo drammatico finale fu pubblicato, alla quindicesima puntata, l’effetto sui giovani lettori fu terribile, tanto che l’editore spinse l’autore ad allungare la storia, attraverso l’intervento di un bellissimo ragazzo dai capelli blu - una delle “versioni” in cui appare la Fata Turchina nella storia.



- L’impiccagione non è l’unica terribile angheria che Pinocchio deve subire nell’arco della vicenda: ad esempio, viene immerso “cinque o sei volte” nella farina, fino a renderlo bianco dalla testa ai piedi e del tutto simile ad una marionetta di gesso, per poi essere cucinato dentro una pentola. In un altro passaggio al burattino viene infilato “al collo un grosso collare tutto coperto di spunzoni d’ottone”, per fare la guardia come un cane. O ancora, dopo essere trasformato del tutto in un asino, è vestito come una ragazza e costretto a fare danze assurde, o a saltare nei cerchi sul palco.

- Celebrata e diffusa in tutto il mondo anche grazie al cartoon di Walt Disney che ha reso più simpatico, dolce e innocente il povero burattino. La storia però al nipote di Collodi sembrò stravolta al punto che chiese ai tempi al governo italiano di intentare causa alla Disney per aver eccessivamente americanizzato la creazione dello zio.





Edited by Milea - 23/12/2023, 12:42
view post Posted: 15/12/2023, 16:26 by: Milea     +1TRITTICO DELLA VERGINE DI MONSERRAT - Bartolomé Bermejo - ARTISTICA



Bartolomé de Cárdenas, detto Bermejo
(Cordova, 1440 ca. - Barcellona, 1500 ca.)
Trittico della Vergine di Montserrat
1485
olio su tavola - 156,5 x 100,5 cm.
Sacrestia dei Canonici
Cattedrale di Santa Maria Assunta, Acqui Terme (Alessandria)

Nato a Cardena, nei pressi di Cordoba verso il 1440, Bartolomè Bermejo (in latino Rubeus) ebbe vita avventurosa ed inquieta. Importò in Spagna la tecnica pittorica ad olio appresa in terra fiamminga da Petrus Christus. E’ ritenuto il più grande pittore ispanico-fiammingo del secolo XV. Operò a Valencia, Daroca; Saragozza e Barcellona. Tra i committenti figurò la principessa Isabella di Castiglia. Il trittico con la Madonna di Montserrat è l’unico dipinto a lui commissionato da un non spagnolo, l’acquese Francesco della Chiesa, mercante a Valencia, espressamente per l’altare di famiglia nella Cattedrale di Acqui.

L’Aula Capitolare o “Sacrestia dei Canonici” è il cuore pulsante della Cattedrale di Acqui Terme: la sua realizzazione si deve all’iniziativa del vescovo Giovanni Battista Roero, che la fece rivestire a inizio Settecento con un prezioso arredo ligneo di banchi, sedili e armadi intarsiati dal maestro Silvestro de Silvestri verso il 1734. Sull’altare risplende il meraviglioso Trittico della Vergine di Montserrat, preziosa testimonianza di un periodo storico particolarmente florido per Acqui, quando nel Quattrocento conobbe un importante sviluppo edilizio e commerciale.


Nella stessa sala appaiono mirabili la pala di “S. Guido e i quattro Dottori della Chiesa” voluta dal vescovo Costantino Marenco per la cappella di famiglia nel 1496, e la grande tela con la “Annunciazione” attribuita al pittore genovese Valerio Castello e datata al 1645. Il Trittico della Vergine di Montserrat fu commissionato dal mercante acquese Francesco Della Chiesa negli anni ’70 del Quattrocento a Bartolomé Bermejo, considerato oggi il più importante pittore spagnolo del XV secolo.


Quest’opera probabilmente doveva essere collocata in una chiesa di Valencia, luogo in cui Francesco si era trasferito per i suoi commerci, e giunse alla Cattedrale di Acqui per legato testamentario solo alla morte del committente, intorno al 1510, con la finalità di essere collocata nella erigenda cappella di famiglia, come risulta in un documento notarile, ritrovato in occasione del restauro del Trittico nel 1987.


Il Trittico è uno dei capolavori della pittura europea del Quattrocento ed è dipinto con la tecnica della pittura ad olio, innovativa per l’epoca, quando in Spagna e in Europa si continuava a dipingere prevalentemente con la tempera e pochi erano in grado di utilizzare la nuova tecnica come i maestri fiamminghi, Jan Van Eyck, Van Der Weiden e Memling. In Italia originali interpreti di questa nuova arte furono, tra gli altri, Antonello da Messina, Piero della Francesca, Bellini e Botticelli, mentre in Spagna fu solo il Bermejo ad essere in grado di utilizzare pienamente il nuovo mezzo pittorico. La sua arte risente fortemente della pittura fiamminga per l’estrema cura dei dettagli, per la minuta rappresentazione degli oggetti, per la resa cromatica, in particolare quella dei metalli, e per la composizione, seppur con un’interpretazione più mediterranea degli schemi nordici.



Il Trittico riporta ad ante chiuse la “Annunciazione” monocroma, in grisaille, ma come uno scrigno di preziosi, mostra la sfolgorante bellezza dei suoi colori quando viene aperto. La tavola centrale, raffigura la dolcissima figura della Vergine con il Bambino assisa sopra la lama di una sega da falegname piantata nel terreno. Questo originale sedile è una chiara allusione al santuario mariano presente sullo sfondo, quello del Monastero di Montserrat, in Catalogna. La parola Montserrat significa infatti “monte seghettato”, perché tale pare da lontano il profilo delle montagne che circondano il Monastero.


Francesco Della Chiesa è rappresentato ai piedi della Vergine, inginocchiato in preghiera, e indossa una cappa nera con un colletto di velluto. Tra le mani regge un libro sul quale è miniata la preghiera del “Salve Regina”: la Vergine è infatti raffigurata come regina, con un bellissimo volto, contornato da un velo trasparente, e presenta sul capo una splendida corona, ricca di pietre preziose e di perle. Nella perfetta rappresentazione dell’oro, dei tessuti e dei ricami, si riconoscono le caratteristiche innovative della pittura ad olio fiamminga, capace di minute raffigurazione del reale.


Il Bambino tiene in mano una cordicella alla quale è legato un cardellino. Oltre alla piacevolezza del gioco infantile, è tuttavia il simbolo del martirio di Gesù: il cardellino avrebbe la macchia rossa del sangue di Cristo per essersi avvicinato a Lui sulla croce. Inoltre si può ravvisare in quest’immagine anche il simbolo dell’anima che sopravvive alla morte: la tensione drammatica della scena sembra risolversi nello sguardo di Maria che, piena di grazia, guarda benevola il donatore che a Lei si rivolge in preghiera.



Lo sfondo naturale è eccezionale per la pittura dell’epoca e dimostra la straordinaria capacità del Bermejo di rendere con vivezza ogni minimo particolare: dai fiori alle costruzioni, dalla marina alle navi mercantili.






Gli sportelli laterali furono invece affidati da Francesco Della Chiesa ai pittori valenciani, Rodrigo e Francisco Osona, incaricati di portare a termine l’opera quando Bermejo fu probabilmente chiamato in Aragona a completare altre opere. Nello scomparto di sinistra sono raffigurati la “Nascita della Vergine” e “S. Francesco” che riceve le stimmate, mentre in quello di destra si ammira la “Presentazione del Gesù al tempio” e “S. Sebastiano”. Fonte







Edited by Milea - 16/12/2023, 22:10
view post Posted: 13/12/2023, 21:43 by: Lottovolante     +1VENERE, MARTE E CUPIDO - Piero di Cosimo - ARTISTICA




Piero di Cosimo
Venere, Marte e Cupido
(Venus, Mars, and Cupid)
1505 circa
Olio su tavola di pioppo
72 x 182 cm
Berlino, Gemäldegalerie, Staatliche Museen


I due amanti riposano in un paesaggio estivo: Marte, il dio romano della guerra, si è liberato dell'armatura e dorme in una posa elegante, vestito solo di un perizoma. Di fronte a lui giace Venere, la dea dell'amore quasi completamente svestita, che ha avvolto il figlio Cupido in un velo sottile e lo ha stretto alla vita. Il pittore non mostra nulla dell'andamento della storia in questo tranquillo idillio che, dopo che Efesto, il dio del fuoco dall'aspetto orrendo e marito di Venere, scopre gli amanti, racconta in realtà di tradimenti e vendette. I putti alati si sono impossessati dell'armatura del dio della guerra a riposo e due colombe corteggiatrici rimandano al tema vero e proprio della tavola: la relazione amorosa tra gli dei e quindi l'idea neoplatonica di domare la guerra attraverso l'amore.


Anche il formato orizzontale, in cui i corpi dei giovani si inseriscono con elegante disinvoltura, indica la funzione originaria del quadro. Nell'Italia rinascimentale, pannelli di questo tipo venivano realizzati in occasione di matrimoni e presentati come dote per decorare casse nuziali o mobili. I dettagli pittorici che Piero de Cosimo suggerisce nel morbido piumaggio delle colombe, nei tessuti preziosi, nel tocco gentile e nel naso delicatamente annusato della lepre evocano non solo piaceri sensuali, ma anche allusioni alla storiografia classica e ai miti artistici. La riscoperta dell'antichità ha avuto un ruolo centrale nell'immaginario del Rinascimento italiano.


Il rapporto tra Venere e Marte come allusione erotica all'atto amoroso non è solo un eccellente simbolo dell'armonia e del trionfo dell'amore; la scena inondata di luce gioca anche con una raffinata conoscenza dell'erudizione classico-umanistica; i putti che giocano con l'armatura del dio della guerra rivelano l'esame del mito antico dell'artista ed evocano la famosa opera del pittore greco Aezione. Si dice che abbia dipinto il quadro della prima notte di nozze di Alessandro Magno e Rossane, che mostra gli dei dell'amore che giocano con le armi del sovrano. I putti scherzosi di Piero di Cosimo sullo sfondo del dipinto ricordano questa famosa scena. Il ricordo del famoso dipinto nuziale dell'antichità, che serviva a glorificare il sovrano ellenistico e la sua sposa, non solo può essere stato inteso come una parabola eroica per i committenti, ma colloca anche il suo creatore nella linea diretta di successione dei grandi pittori dell'antichità, con la cui vita gli artisti del Rinascimento iniziarono a riallacciarsi.


Piero di Cosimo allude anche all'antico mito dell'artista con la farfalla, che non è seduta sulle ginocchia di Venere, ma sembra essersi posata sul quadro come un trompe-l'oeil, un motivo di "inganno dell'occhio", ed è quindi destinata a confermare la verosimiglianza della raffigurazione. Anche in questo caso, il creatore si avvale di un antico simbolo di maestria artistica associato al pittore Zeusi, di cui Plinio scrive nella sua Storia naturale che dipinse uve in gara che sembravano così vere che gli uccelli cercavano di beccarle. Così come il poeta è in grado di dare vita alle parole nella descrizione, il pittore ottiene lo stesso risultato con il pennello. I due amanti giacciono in un paesaggio estivo: Marte, il dio romano della guerra, si è tolto l'armatura e dorme, vestito solo di un perizoma, in una posa elegante. Di fronte a lui giace Venere, la dea dell'amore quasi completamente nuda. Ha avvolto il figlio Cupido con un velo sottile e lo ha attirato al suo fianco. In questo tranquillo idillio, l'artista non mostra nulla del prosieguo della storia, che in realtà narra di inganni e vendette quando Efesto, il dio del fuoco dall'aspetto orrendo e marito di Venere, scopre i due amanti.


I putti alati si sono impossessati dell'armatura del dio della guerra che riposa, mentre due colombe corteggiatrici indicano il vero soggetto del pannello: il rapporto d'amore tra le due divinità e quindi l'idea neoplatonica della guerra domata dall'amore. Anche l'ampio formato rettangolare, in cui i corpi in riposo delle giovani divinità si inseriscono con grata facilità, fornisce un indizio sulla funzione originaria del dipinto. Pannelli di questo tipo venivano realizzati nell'Italia rinascimentale in occasione dei matrimoni e presentati come dote per decorare i cassoni nuziali o i mobili. I dettagli del quadro che Piero de Cosimo suggerisce nel morbido piumaggio delle colombe, nelle stoffe preziose, nel tocco gentile e nel naso delicatamente sbuffante del coniglio evocano non solo piaceri sensuali, ma anche riferimenti alle storie classiche e ai miti degli artisti. La riscoperta dell'antichità ha avuto un ruolo fondamentale nell'iconografia del Rinascimento italiano.


Così, il rapporto tra Venere e Marte, riferimento erotico all'amore carnale, non è solo un eccellente simbolo dell'armonia e del trionfo dell'amore; allo stesso tempo questa scena, immersa nella luce, esprime una sofisticata conoscenza dell'erudizione classica e umanistica; i putti che giocano con l'armatura del dio della guerra rivelano l'esplorazione del mito antico dell'artista e rievocano un'opera leggendaria del pittore greco Aezione. Si dice che abbia dipinto una raffigurazione della notte di nozze di Alessandro Magno e Rossane che mostrava divinità dell'amore che giocavano con le armi del sovrano. I putti giocosi di Piero di Cosimo sullo sfondo del quadro sono un riferimento a questa scena. Questo richiamo al famoso quadro nuziale dell'antichità, che glorificava il sovrano ellenistico e la sua consorte, può essere considerato non solo come una parabola eroica per il committente: pone anche il suo creatore in diretta successione con i grandi pittori dell'antichità, la cui vita gli artisti del Rinascimento stavano nuovamente iniziando a esplorare. Piero di Cosimo allude al mito antico dell'artista anche attraverso la farfalla, che non siede sulle ginocchia della stessa Venere ma si è posata sul dipinto in un trompe-l'oeil, un "inganno dell'occhio", confermando così la fedeltà alla vita della raffigurazione. Anche in questo caso, l'autore del dipinto si appropria di un motivo di maestria artistica dell'antichità, qui collegato al pittore greco Zeusi, di cui Plinio riferisce nella sua Storia naturale che in una gara dipinse acini d'uva così fedeli alla vita che gli uccelli cercavano di beccarli.

Come il poeta è in grado di dare vita
alle cose descrivendole con le parole,
così il pittore raggiunge gli stessi scopi con il pennello...




(Mar L8v)






view post Posted: 13/12/2023, 11:18 by: Milea     +1IL GIORNO DOPO - Maria Lisma - PRECIOUS MOMENTS

L’uomo etico dà regole a se stesso

e il moralista dà sempre regole agli altri.


( Michela Murgia, Intervista Corpo della donna e femminismo)




view post Posted: 12/12/2023, 12:16 by: Milea     +1Come nacquero le rose e gli anemoni (mito greco) - Favole, miti e leggende

Come nacquero le rose e gli anemoni


(mito greco)


La leggenda greca narra di Adone, un giovane bellissimo, il favorito della dea Afrodite, tradizionalmente, il figlio dell’amore incestuoso di Smirna (Myrrha) intrattenuto per suo padre, il re siriano Theias. Affascinata dalla sua bellezza, Afrodite mise il neonato Adone in una scatola e lo consegnò alla cura di Persefone, la regina degli inferi, che poi si rifiutò di riconsegnarlo. Fu fatto un appello a Zeus, il re degli dei, che decise che Adone avrebbe dovuto trascorrere un terzo dell’anno con Persefone nel regno dei morti, un terzo con Afrodite nel regno dei vivi, e il restante terzo in un luogo a sua scelta. Afrodite, innamorata perdutamente, lo inseguiva e lo bramava, curandosi di null’altro se non di lui. Adone ricambiava tiepidamente le attenzioni della bella dea, dedicandosi invece con maggior piacere alla caccia.

La dea, presagendo il pericolo, cercò di dissuaderlo dal dare la caccia ad animali selvaggi e pericolosi come fiere, cinghiali e leoni, ma nonostante ciò, durante una battuta di caccia egli venne mortalmente ferito dall’attacco di un cinghiale selvatico, probabilmente scatenato dalla gelosia di Persefone.


Afrodite, in un impeto di passione corse in suo soccorso, ma nel farlo si ferì a causa di alcuni rovi; dal sangue fuoriuscito dalle sue ferite nacquero delle rose rosse, mentre dal sangue di Adone spuntarono gli anemoni rossi, simbolo di tristezza e di morte. Dal mito si comprende perchè alle rose rosse è stato attribuito sin dall’antichità il significato di amore profondo, capace di sconfiggere persino la morte.



John William Waterhouse (1849 - 1917)
Il risveglio di Adone (The Awakening of Adonis)
1899 -1900
olio su tela - 188 x 96 cm.
Collezione privata



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Nel linguaggio dei fiori e delle piante (tenendo in considerazione il colore e non la specie) i significati attribuiti alla rosa sono differenti:

- rossa, come da leggenda mitologica e tradizione, simboleggia l’amore e l’affetto, ma è anche il simbolo del coraggio e del rispetto;
- rosso scuro simboleggia la passione;
- bianca, è simbolo della purezza, dell’innocenza e dell’umiltà;
- rosa chiaro simboleggia la gioia e la grazia ma anche i sentimenti di simpatia e ammirazione;
- rosa simboleggia l’eleganza e la raffinatezza;
- rosa scuro/fucsia simboleggia la gratitudine;
- lilla simboleggia la regalità, la maestosità e lo splendore;
- viola simboleggia principalmente l’incanto ed il magnetismo, ma anche la ricchezza e l’abbondanza;
- gialla simboleggia l’amicizia e può essere considerata anche un augurio di buona fortuna. Il suo reale significato non ha niente a che fare quello di “gelosia” comunemente attribuitole;
- color pesca o salmone simboleggia la sincerità, la genuinità e la simpatia;
- arancione simboleggia il fascino, l’entusiasmo e l’energia;
- la rosa nera, diffusasi in tempi recenti ma che non esiste in natura, simboleggia la tristezza e la perdita ma anche la resistenza ed il coraggio;
- la rosa blu, come quella nera non esiste in natura e probabilmente per questo motivo simboleggia il mistero e l’ambiguità.




John William Waterhouse
Lo spirito della rosa (The Soul of the Rose)
1908
olio su tela - 88,3 x 59,1 cm.
Collezione privata, Los Angeles





view post Posted: 11/12/2023, 21:25 by: Lottovolante     +1Ninfa alla sorgente - A Nymph by a Stream (1869-1870) - Renoir




Pierre-Auguste Renoir
Ninfa alla sorgente
A Nymph by a Stream
1869-1870
Olio su tela
66.7 × 122.9 cm
Londra, National Gallery


Questo è uno dei primi nudi dipinti da Pierre-Auguste Renoir. L'artista ha adottato un approccio artistico tradizionale, ritraendo la donna in un ambiente naturale, sdraiata accanto a un ruscello, come se fosse una naiade (ninfa delle acque) del mondo della mitologia greca. Tali ninfe o spiriti erano associati alle forze della natura stessa. I ruscelli e soprattutto le sorgenti erano considerati una fonte simbolica di vita e Renoir doveva essere consapevole che il tema era stato recentemente esplorato da altri importanti artisti dell'epoca, tra cui Ingres e Courbet.





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La figura sembra essere sdraiata su una riva erbosa fiorita accanto al ruscello, appoggiata con il gomito nel ruscello e lasciando che l'acqua scorra tra le dita. Ma le pennellate di Renoir sono così fluide che non possiamo essere del tutto sicuri di dove finisca la riva e inizi l'acqua. Il titolo, forse originale, può anche essere tradotto come "Ninfa alla sorgente". Quindi forse la donna è effettivamente sdraiata nell'acqua e non accanto ad essa, e i piccoli fiori bianchi sono quelli, ad esempio, del crescione piuttosto che di un prato in riva al fiume. Il modo in cui Renoir ha sfocato i contorni della figura e il modo in cui i suoi capelli con ghirlande sembrano fluire sullo sfondo contribuiscono a dare la sensazione che la donna si stia fondendo con l'ambiente circostante. Tuttavia, Renoir crea un forte contrasto tra i verdi profondi e ombrosi della vegetazione e dell'acqua e la carne bianca e luminosa della donna, modellata con sottili sfumature di rosa e grigio.


Questo quadro è anche, in un certo senso, un ritratto. Invece di idealizzare i tratti della ninfa come avrebbero fatto i pittori contemporanei più accademici come Ingres, Renoir la rende riconoscibile. Si tratta di Lise Tréhot, l'amante dell'artista e la modella di quasi tutte le sue opere durante le prime fasi della sua carriera, tra il 1866 e il 1872, dopo le quali i due sembrano aver interrotto ogni contatto. La donna compare in più di venti dipinti. Poiché diede alla luce una figlia, Jeanne, nel luglio 1870, è possibile che fosse incinta quando fu realizzato questo quadro. Jeanne fu data in adozione e Renoir non riconobbe mai pubblicamente di essere il padre, anche se, dal momento che sostenne segretamente Jeanne finanziariamente per tutta la vita, sembra lecito supporre che lo fosse.


Lise posò anche per quella che si presume essere un'opera di accompagnamento a questo dipinto, L'"Odalisca" (National Gallery of Art, Washington D.C.), in cui è raffigurata in una posa simile ma vestita con un ricco costume orientale (vicino all'Oriente) come se fosse in un harem. I due dipinti hanno quasi esattamente le stesse dimensioni, con la posizione della figura invertita, il che fa pensare che siano stati realizzati per essere appesi l'uno accanto all'altro.




Pierre-Auguste Renoir
Odalisca
(Odalisque)
1870
Olio su tela
69,2 x 122,6 cm
Washington, National Gallery of Art




L'idea di dipingere due volte la stessa modella - vestita in un quadro e svestita nell'altro, con tutti i fremiti che ciò comporta - non era nuova. La formazione artistica tradizionale richiedeva lo studio dei nudi per capire come ritrarre una figura completamente vestita. E l'idea di un doppio ritratto di questo tipo era stata espressa in modo più famoso da Goya nei suoi due ritratti del 1800 circa che raffiguravano una maja vestita e una nuda (termine difficile da tradurre, ma che indica una giovane donna esuberante della classe operaia). Anch'essa è ritratta a figura intera e, come la ninfa di Renoir, fissa l'occhio dello spettatore con uno sguardo diretto. (Mar L8v)



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