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Odoardo Borrani (Pisa, 1833 - Firenze, 1905) Renaioli sul Mugnone 1880 olio su tela - 141 x 112cm. Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, Firenze
Figlio di un pittore paesista, trasferitosi a Firenze nel 1840, è avviato all’arte dal padre e, dal 1849, si perfeziona prima sotto la guida del pittore e restauratore di Gaetano Bianchi; nel 1853 si iscrive all’Accademia di Belle Arti, esercitandosi nella pittura di storia con forti rimandi al Trecento e Quattrocento fiorentino. Quello stesso anno conosce Telemaco Signorini e Vincenzo Cabianca, insieme ai quali si esercita nei primi esempi della pittura dal vero nelle campagne attorno a Firenze e si avvicina all’ambiente macchiaiolo gravitante attorno al Caffè Michelangiolo. Dal 1857 esegue soggetti di vita contemporanea, ma soprattutto si impegna a rinnovare il quadro di genere storico indirizzandolo alla maniera dei bozzetti, sull’esempio di Saverio Altamura.
Nel 1859 partecipa come volontario, insieme a Telemaco Signorini, Diego Martelli e altri artisti del Caffè Michelangiolo, alla seconda guerra d’Indipendenza; il primo dei suoi tre taccuini di viaggio documenta lo slancio patriottico di quegli anni. Ritornato dalla guerra, nel 1860 continua la sua ricerca dal vero nel Valdarno fiorentino (Montelupo), con Cristiano Banti, Cabianca, Stanislao Pointeau e Telemaco Signorini, per sperimentare con intenti scientifici gli effetti luminosi all’aria aperta.
Odoardo Borrani Alture 1861 olio su tavola - 14 x 46 cm. Galleria Nazionale d’arte Moderna di Palazzo Pitti, Firenze
Nella luce cristallina, il paesaggio si dipana fino all’orizzonte, dove i profili dei monti si definiscono sul cielo terso. Nell’ora meridiana, i pochi alberi e cespugli proiettano le loro ombre sui pascoli ingialliti dal sole di luglio. Il dipinto è esemplare delle ricerche figurative svolte con Raffaello Sernesi a San Marcello Pistoiese durante l’estate del 1861, in una straordinaria affinità d’intenti tesa a evolvere dalla maniera per risentite scansioni cromatiche, fino ad allora tipica dei Macchiaioli, verso composizioni più pacate e solenni esaltate dalla limpidezza dei toni luminosi.
Nel 1861, a San Marcello Pistoiese, in compagnia di Raffaello Sernesi, dipinge una serie di paesaggi di un nitore cristallino, soffusi di un tono solenne e pacato, due dei quali vengono esposti nel settembre dello stesso anno alla Prima Esposizione Nazionale insieme a Il 26 aprile del 1859, un quadro che risolve nella quiete domestica della scena l’entusiasmo risorgimentale. Da allora si dedica ai temi cari alla cultura macchiaiola, fondati su un rigoroso impianto disegnativo e sulla resa tersa della luce: quadri che raffigurano scene domestiche o paesaggi di periferia, come la tante vedute del greto del Mugnone, solitarie o popolate da persone semplici come lavandaie, renaioli, pescatori; composizioni soffuse di nostalgie per un mondo che sta cambiando, ma sostenute dalla bellezza della forma, che raggiunge qualità elette quando l’artista lascia il centro di Firenze per Piagentina, dove lavora con armoniosa dimestichezza con Silvestro Lega e Telemaco Signorini.
Odoardo Borrani Castiglioncello. Paesaggio con alberi 1865 olio su tela - 12,7 x 29,6 cm. Galleria Nazionale d’arte Moderna di Palazzo Pitti, Firenze
Con una disposizione rivolta alla resa più pacata e solenne degli effetti, Borrani esegue nell’estate del 1865 a Castiglioncello, una veduta ampia della campagna che circonda le case di Diego Martelli, a cui la tavoletta è dedicata, con le agavi addossate al muro di cinta. La vastità del cielo suggerisce il campo lunghissimo della visione, incentrata sulla macchia ombrosa del leggio marino raffigurato nel piano intermedio.
Nel 1865 con Raffaello Sernesi, Silvestro Lega e Giuseppe Abbati dà origine al gruppo conosciuto come Scuola di Pergentina (o Piagentina), che rappresenta il secondo momento della svolta macchiaiola. Come scrive Adriano Cecioni “comincia il più bel periodo della vita artistica del Borrani... egli prende una casetta in campagna, fuori dalla porta alla Croce di Firenze, dove rimane fisso per il corso di otto anni, lontano da ogni distrazione, tutto raccolto negli studi dell’arte”.
Odoardo Borrani L’orto di Diego a Castiglioncello 1864 olio su tavola - 18 x 50 cm. Collezione privata
Il quadro fa parte di una serie di cinque che raffiguravano da vari punti di vista la casa di Martelli e gli annessi agricoli, dipinti con nitidezza luministica e con una sonorità cromatica eccezionali. La luce abbagliante del sole di una mattina d’estate fa risaltare sull’azzurro intenso del cielo i muri bianchi delle case in riva al mare. La recinzione dell’orto preclude la visione del promontorio e scandisce lo spazio secondo un rigore formale estraneo ad ogni inflessione narrativa; ma la silhouette dell’uomo col cappello di paglia e le canne intrecciate a sorreggere le verdure, suggeriscono come l’artista partecipi emotivamente di quella solare felicità, che traspone in forme di asciuttezza plastica, nitidamente scandite dalla luce.
In estate è spesso ospite di Diego Martelli a Castiglioncello, dove incontra Giuseppe Abbati, Raffaello Sernesi e nel 1867 Giovanni Fattori. Nel 1870 espone a Parma “Il richiamo del contingente”, un dipinto che conclude l’esperienza di Piagentina.
Odoardo Borrani Il richiamo del contingente 1869 olio su tela - 123 x 183 cm. Ente Cassa di Risparmio di Firenze
Nel 1875 apre una galleria d’arte nel Palazzo Spini Feroni insieme a Silvestro Lega, ma senza successo. Dal 1880 in poi entra in una fase di declino artistico, caratterizzato anche dalla separazione dalla moglie Carlotta Meini e dalla morte del figlio Ugo. A seguito del fallimento della galleria d’arte, vive in modeste condizioni economiche; apre una scuola di pittura e convegni di artisti nel proprio studio, chiamato “Piccolo Pitti”, e negli anni della vecchiaia lavora come decoratore per la manifattura Ginori di Doccia, una delle più prestigiose manifatture di porcellana europea e collabora come incisore per l’“Illustrazione Italiana”. Si risposa in seconde nozze con Giovanna Santucci, levatrice vedova e madre di cinque figli, che scompare nel 1905, pochi mesi prima della morte della morte dell’artista, presso la sua casa di Pian dei Giullari il 14 settembre 1905.
Il dipinto “Renaioli sul Mugnone” rappresenta la maturità artistica di Odoardo Borrani, caratterizzata da lunghi studi grafici propedeutici alla realizzazione del dipinto e non totalmente en plein air come si potrebbe pensare. Il rimpianto per la Firenze della sua giovinezza, alterata dal progresso e da innovazioni urbanistiche, quali l’abbattimento delle mura, ha ispirato a Borrani questo quadro, esemplificativo di come egli, fino alla fine, non abbandoni i temi semplici e le luci terse a lui cari da sempre, caricandoli semmai di sentimentalismo. Nell’immagine due renaioli, di cui uno giovanissimo, si apprestano ad iniziare il quotidiano lavoro lungo le rive del Mugnone. La luce cristallina delinea con ombre nette la superficie delle pietre; sullo sfondo, dietro le colorate chiome di alberi e cespugli, si intravedono alcuni casolari. Anche l’acqua, con il suo lento scorrere, sembra scandire il tempo. (M.@rt)
Edited by Milea - 17/11/2023, 15:45
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