Giovanni Fattori - Lo scoppio del cassone, 1880, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, Venezia

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view post Posted on 14/1/2024, 13:33     +11   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Fattori_Lo_scoppio_del_cassoneP

Giovanni Fattori (1825-1908)
Lo scoppio del cassone
1880 circa
firmato in basso a sinistra: “Giovanni Fattori”
olio su tela - 87 x 140 cm.
Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cá Pesaro, Venezia


La lunga attività di Giovanni Fattori, pittore di battaglie e interprete principale di un nuovo modo di intendere la pittura di storia rivolta agli avvenimenti drammatici della contemporaneità più che alla rievocazione allusiva di eventi lontani, è costellata da una serie di dipinti di grandi dimensioni, dedicata a momenti cruciali delle guerre di indipendenza e da una serie di dipinti di minore formato, incentrati su momenti apparentemente marginali di quelle stesse battaglie o più in generale su episodi di vita militare. Una vasta produzione attraversata da un comune “fil rouge”: l’attenzione agli aspetti più umano, quotidiani e dolorosi, persino nella loro banalità, della guerra e dell’esistenza di chi ad essa si dedica.


Presenti, come era consuetudine, in occasione di pubbliche esposizioni d’arte, non sempre i dipinti dell’artista livornese incontrarono il plauso della critica, spesso incapace di cogliere l’eccezionale novità rappresentata dalla sua pittura, che nella costante attenzione alla verità dei fatti rappresentati attraverso una rivoluzionaria concezione della contemporaneità, diveniva documento di storia viva. La tensione sincera sempre dimostrata da Fattori verso la più umile realtà della vita contemporanea proveniva nell’artista, di famiglia modesta, da una disposizione umana intimamente partecipe, disinteressata a qualsiasi abbellimento formale e pronta a farsi catturare dalla vividezza del reale, come dimostrano gli scritti che si sono conservati: “Il mio ideale è stato i soggetti militari, ché mi è sembrato vedere questi buoni ragazzi pronti a tutto sacrificare per il bene della patria e della famiglia”, scriverà il pittore in alcune memorie autobiografiche del 1904.

Il soggetto militare rifugge così da qualsiasi tentazione celebrativa e retorica per farsi annotazione umana, fedele e coinvolgente, e nella quale non è necessario ricorrere ai consueti codici di ordinata spazialità e centralità prospettica. Così avviene soprattutto nelle opere della maturità, dedicati a soldati colti in momenti di sosta o in quotidiane attività di reggimento: si tratta di dipinti concepiti con grande rigore, ambientati in paesaggi essenziali, per lo più privi di particolari descrittivi e ridotti al minimo, quasi semplici spazi geometrici.


In composizioni di volta in volta movimentate, dinamiche o limpidissime, sempre emozionanti anche grazie alla scelta di punti di vista ravvicinati, la “scabrosità”, quasi la durezza della pittura, ottenuta anche attraverso l’utilizzo di una tavolozza cromatica dai toni bassi, diviene tramite essenziale per comunicare senza filtri la semplicità, spesso dolorosa e tragica, di fatti eroici nella loro umile quotidianità. Non vengono nemmeno più narrati dal pittore, quanto piuttosto, con crescente disincanto e amarezza, “testimoniati”. E sono vividi e aspri documenti, dipinti come “Lo staffato “ o “Lo scoppio del cassone”, coevo o di poco precedente: su un orizzonte obliquo, come se il punto di vista dello spettatore coincidesse con quello di un testimone se non di un protagonista appena messosi al riparo, si consuma il dramma, tragico e insieme ordinario, dell’esplosione di un cassone che trasporta polvere da sparo o munizioni, con i cavalli imbizzarriti, i soldati caduti e travolti , i pezzi di carro che ancora schizzano nell’aria: quasi un’istantanea fotografica, la presa in diretta di uno dei tanti episodi dimenticati e anonimi della storia. (M.@rt)



 
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