La Sposa giovane - Alessandro Baricco [ebook-PDF]

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view post Posted on 28/2/2015, 14:14     +4   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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La Sposa giovane

Alessandro Baricco





La Sposa giovane
Alessandro Baricco
Ed.Feltrinelli
Collana: I Narratori
In libreria dal 18 marzo 2015
Pagine: 192
Prezzo: € 17,00








In breve

Arriva la sposa giovane e lo sposo non c'è. Comincia un'attesa che coincide con la magia dell'educazione alla bellezza, all'erotismo, all'intelligenza dei sensi. La sposa giovane, la ragazza che ha fatto la solenne promessa di unirsi in matrimonio con il figlio. Il figlio però non c'è. È in Inghilterra, a visitare opifici tessili. La figlia porta la sua bellezza dentro un corpo di storpia.

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Il libro

Sono la Sposa giovane, dissi.
Siamo all’inizio del secolo scorso. La promessa Sposa è giovane, arriva da lontano, e la Famiglia la accoglie, quasi distrattamente, nella elegante residenza fuori città. Il Figlio non c’è, è lontano, a curare gli affari della prospera azienda tessile. Manda doni ingombranti. E la Sposa lo attende dentro le intatte e rituali abitudini della casa, soprattutto le ricche colazioni senza fine. C’è in queste ore diurne un’eccitazione, una gioia, un brio direttamente proporzionale all’ansia, allo spasimo delle ore notturne, che, così vuole la leggenda, sono quelle in cui, nel corso di più generazioni, uomini e donne della famiglia hanno continuato a morire. Il maggiordomo Modesto si aggira, esatto, a garantire i ritmi della comunità. Lo Zio agisce e delibera dietro il velo di un sonno che non lo abbandona neppure durante le partite di tennis. Il Padre, mite e fermo, scende in città tutti i giovedì. La Figlia combatte contro l’incubo della notte. La Madre vive nell’aura della sua bellezza mitologica. Tutto sembra convergere intorno all’attesa del Figlio.

SFOGLIA L’ANTEPRIMA



L’incipit
I gradini da salire sono trentasei, di pietra, e il vecchio li sale lento, con circospezione, quasi li raccogliesse uno ad uno per spingerli al primo piano: lui pastore, loro animali miti. Modesto è il suo nome. Serve in quella casa da cinquantanove anni, ne è dunque il sacerdote. Giunto all'ultimo gradino si ferma davanti al largo corridoio che si allunga senza sorprese al suo sguardo: a destra le stanze chiuse dei Signori, cinque; a sinistra sette finestre, spente da scuri di legno laccato. È l'alba, appena. Si ferma, il vecchio, perché ha una sua numerazione da aggiornare.
Registra le mattine che ha inaugurato in quella casa, sempre nello stesso modo. Dunque aggiunge un'unità che si perde oltre le migliaia. Il conto è vertiginoso, ma lui non ne è turbato: l'officiare da sempre lo stesso rito mattutino gli sembra coerente con il suo mestiere, rispettoso delle sue inclinazioni e tipico del suo destino.

Dopo essersi passato il palmo delle mani sul tessuto stirato dei pantaloni - sui fianchi, all'altezza delle cosce - porta la testa avanti di un nulla e rimette in movimento i suoi passi. Ignora le porte dei Signori, ma giunto alla prima finestra, sulla sinistra, si ferma ad aprire gli scuri. Lo fa con gesti morbidi ed esatti. Li ripete ad ogni finestra, per sette volte. Solo allora si gira, per giudicare la luce dell'alba che entra a fasci, dai vetri: ne conosce ogni possibile sfumatura e dalla sua pasta sa come sarà il giorno: può dedurne, talvolta, sfumate promesse. Poiché si fideranno di lui - tutti - è importante l'opinione che se ne fa.

Sole velato, brezza leggera, decide. Così sarà.

Allora ridiscende il corridoio, questa volta dedicandosi alla parete prima ignorata. Apre le porte dei Signori, una dopo l'altra, e ad alta voce annuncia l'inizio della giornata con una frase che ripete per cinque volte senza modificare né timbro né inflessione.

Buongiorno. Sole velato, brezza leggera.

Poi scompare.

Non esiste più fino a quando riappare, immutato, nella sala delle colazioni.

Da vecchi accadimenti di cui si preferisce per ora tacere il dettaglio discende l'abitudine a quel risveglio solenne, che poi diviene festivo e prolungato. Riguarda la casa intera. Mai prima dell'alba, questo è tassativo. Aspettano la luce e la danza di Modesto alle sette finestre. Solo allora considerano terminate la condanna del letto, la cecità del dormire, e la scommessa dei sogni. Morti, la voce del vecchio li riporta in vita.

Allora sciamano via dalle stanze, senza mettersi panni addosso, neanche passando dal sollievo di un po' d'acqua sugli occhi, nelle mani. Con gli odori del sonno tra i capelli e nei denti, ci incrociamo nei corridoi, per le scale, all'uscita delle stanze, abbracciandoci come esuli di ritorno a qualche terra lontana, increduli per essere scampati a quell'incantesimo che ci sembra la notte. Dispersi dal sonno obbligato, torniamo a costituirci come famiglia e sfociamo a pian terreno nella grande sala delle colazioni come un fiume carsico adesso uscito alla luce, presagendo il mare. Lo facciamo per lo più ridendo.

Un mare apparecchiato è infatti la tavola delle colazioni - termine che nessuno ha mai pensato di usare al singolare, dove solo un plurale può restituire la ricchezza, l'abbondanza e l'irragionevole durata. Evidente è il senso pagano di ringraziamento - la calamità a cui si è scampati, il sonno. Su tutto veglia l'impercettibile scivolare di Modesto e di due camerieri. In un giorno normale, né di quaresima né di festa, l'ordinario apparato offre pane tostato bianco e bruno, riccioli di burro appoggiati sull'argento, confettura di nove frutti, miele e castagnata, otto tipi di pasticceria culminanti in un croissant inimitato, quattro torte in tinte diverse, coppa di panna montata, frutta di stagione sempre tagliata con geometrica simmetria, esposizione di rari frutti esotici, uova di giornata esibite in tre differenti tempi di cottura, formaggi freschi più un formaggio inglese detto Stilton, prosciutto del fattore a fette sottili, cubetti di mortadella, consommé di manzo, frutta cotta nel vino rosso, biscotti di meliga, pastiglie digestive all'anice, ciliegie di marzapane, gelato di nocciola, un bricco di cioccolata calda, praline svizzere, liquirizie, arachidi, latte, caffè.
Il tè è detestato, la camomilla riservata ai malati.

Si può comprendere allora come un pasto dai più ritenuto un veloce abbrivio della giornata sia invece in quella casa procedura complessa e interminabile. La prassi consueta li vuole a tavola per ore, fino a sconfinare nell'area del pranzo, che infatti in quella casa non si riesce mai a fare, come in un'italica imitazione del più altolocato brunch. Solo alla spicciolata, ogni tanto, alcuni si alzano per poi riapparire a tavola parzialmente vestiti, o lavati - le vesciche svuotate. Ma sono dettagli che a malapena si scorgono. Perché alla grande tavolata, va detto, accedono i visitatori del giorno, parenti, conoscenti, postulanti, fornitori, eventuali autorità, uomini edonne di chiesa: ognuno con il suo argomento. È prassi della Famiglia riceverli lì, nella corrente della torrenziale colazione, per una forma di esibita informalità che nessuno, nemmeno loro, sarebbe in grado di distinguere dal massimo dell'arroganza, cioè ricevere la gente in pigiama. La freschezza del burro e il mitico punto di cottura delle crostate inclinano comunque alla cordialità. Lo champagne sempre in ghiaccio, e proposto con generosità, basta da solo a motivare la presenza di molti.
Per cui intorno alla tavola delle colazioni non è raro vedere decine di persone, simultaneamente, pur essendo, in famiglia, giusto cinque, e in realtà quattro, ora che il Figlio maschio è nell'Isola.
Il Padre, la Madre, la Figlia, lo Zio.

Provvisoriamente all'estero, nell'Isola, il Figlio maschio.

Si ritirano infine nelle loro stanze verso le tre del pomeriggio, e in mezz'ora ne escono splendidi di eleganza e freschezza, come tutti riconoscono. Le ore centrali del pomeriggio le consacriamo agli affari - la fabbrica, i poderi, la casa. All'imbrunire, il lavoro solitario - si medita, si inventa, si prega - o le visite di cortesia. La cena è tardiva e frugale, consumata alla spicciolata, senza solennità: già dimora sotto l'ala della notte, così tendiamo a tirarla via, come un inutile preambolo. Senza salutarci, andiamo poi all'incognita del sonno, ognuno esorcizzandola a modo suo. Da centotredici anni, va detto, tutti sono morti di notte, nella nostra famiglia.

Questo spiega ogni cosa.

In particolare, quella mattina, l'argomento era l'utilità dei bagni di mare, su cui il Monsignore, spalettandosi in bocca panna montata, nutriva delle riserve. Ne intuiva una qualche evidente incognita morale, senza osare peraltro definirla con esattezza.

Il Padre, uomo bonario e all'occorrenza feroce, lo stava aiutando a mettere a fuoco la faccenda.

- Sia gentile, Monsignore, mi ricordi dov'è che se ne parla, precisamente, nel Vangelo.

Alla risposta, evasiva, fece da contraltare il campanello dell'ingresso, a cui tutti offrirono misurata attenzione, trattandosi ovviamente dell'ennesima visita.

Se ne occupava Modesto. Che tuttavia aprì e si trovò davanti la Sposa giovane.
Non era attesa per quel giorno, o forse sì, ma se n'erano dimenticati.

Sono la Sposa giovane, dissi.

Voi, annotò Modesto. Poi guardò attorno, stupito, perché non era ragionevole che fossi arrivata da sola, e invece non c'era nessuno, a perdita d'occhio.
Mi hanno lasciata in fondo al viale, dissi, avevo voglia di contare in pace i miei passi. E appoggiai la valigia a terra. Avevo, come era stato convenuto, diciotto anni.


La sposa giovane:
Matilde Gioli legge Baricco






L’autore
Nato a Torino nel 1958, si laurea in Filosofia con una tesi in Estetica. L'amore per la musica e per la letteratura ispireranno sin dagli inizi la sua attività di saggista e narratore.
Come saggista esordisce con Il genio in fuga. Due saggi sul teatro musicale di Gioacchino Rossini (Il Melangolo, 1988; Einaudi, 1997). Castelli di rabbia (Rizzoli, 1991; Universale Economica Feltrinelli, 2007), suo primo romanzo, Premio Selezione Campiello e Prix Médicis Étranger, è un'autentica rivelazione nel panorama della letteratura italiana e ottiene il consenso della critica e del pubblico. Seguono Oceano Mare (Rizzoli, 1993; Universale Economica Feltrinelli, 2007), Premio Viareggio e Premio Palazzo al Bosco; il monologo teatrale Novecento (Feltrinelli, 1994; edizione speciale, 2014; "Audiolibri - Emons Feltrinelli", 2011) da cui Giuseppe Tornatore trae il film La Leggenda del pianista sull'oceano; Seta (Rizzoli, 1996; Fandango Libri, 2007), portato sullo schermo da François Girard con una produzione e un cast internazionali, City (Rizzoli, 1999; Universale Economica Feltrinelli, 2007) e Senza sangue (Rizzoli, 2002), tutti tradotti all'estero e recensiti dalle maggiori testate internazionali, dal ‟Guardian” al ‟New York Times”, da ‟Libération” a ‟Le Monde”.

Tra i saggi, L'anima di Hegel e le mucche del Wisconsin (Garzanti, 1993); Barnum. Cronache del Grande Show (Feltrinelli, 1995) che raccoglie gli articoli comparsi nell'omonima rubrica curata ogni mercoledì sulle pagine culturali del quotidiano torinese ‟La Stampa” e Barnum 2. Altre Cronache del Grande Show (Feltrinelli, 1998), in cui sono raccolti gli articoli frutto della collaborazione con ‟la Repubblica”; è del 2002 Next. Piccolo libro sulla globalizzazione e sul mondo che verrà.

Compare in televisione nelle trasmissioni culturali ‟L'amore è un dardo”, sull'opera lirica, e ‟Pickwick”, dedicata ai libri. Tra le attività teatrali che lo vedono autore, regista e interprete, dopo i successi di Totem (di cui Fandango Libri ha pubblicato il libro nel 1999, Rizzoli due videocassette nel 2000 e Einaudi una videocassetta nel 2003) e di City Reading Project per il Romaeuropa Festival 2002 che ha dato origine a un volume fotografico (Rizzoli, 2003), Baricco ha realizzato Omero, Iliade, in tre serate, realizzandone poi il libro (Feltrinelli, 2004). Nel 2003 pubblica per Dino Audino Editore la sceneggiatura di Partita Spagnola, di cui è autore con Lucia Moisio. Nel 2005 è socio di Fandango Libri. Dello stesso anno è il romanzo Questa storia (Fandango Libri, 2005; Universale Economica Feltrinelli, 2007) cui segue, l'anno dopo, I Barbari. Saggio sulla mutazione (Fandango Libri, 2006; Universale Economica Feltrinelli, 2008), precedentemente pubblicato a puntate su ‟la Repubblica”. Nel 2007 propone all'Auditorium Parco della Musica di Roma una lettura interpretata (e ridotta) di Moby Dick, poi confluita in Herman Melville. Tre scene da Moby Dick (Fandango, 2009).

Tra le sue opere più recenti: Emmaus (Feltrinelli, 2009), Mr Gwyn (Feltrinelli, 2011), Tre volte all’alba (Feltrinelli, 2012), Una certa idea di mondo (Gruppo Editoriale L’Espresso, 2012; Feltrinelli, 2013), Palladium Lectures (2 dvd + libro; Feltrinelli, 2013), Smith&Wesson (2014), La sposa giovane (2015). Nel 1994 ha ideato e fondato la Scuola Holden a Torino, di cui è preside.



Edited by Milea - 9/1/2023, 13:08
 
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