Subsonica,”Una nave in una foresta “: il nuovo album della band, In uscta il 23 settembre. TRACKLIST

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view post Posted on 10/8/2014, 08:50     +2   +1   -1
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Subsonica,”Una nave in una foresta “:
il nuovo album della band in uscita il 23 settembre


Una giornata (sotto il cielo di Torino) con la band. Prima nel loro fantascientifico studio, "Andromeda", e poi in sala prove, dove abbiamo ascoltato in anteprima esclusiva il nuovo album."È il più spiazzante tra i nostri dischi"




I marziani a Torino. "A Vanchiglia una volta era pieno". Scusi? "Sì, marziani: un tempo li chiamavamo così i drogati di eroina", risponde lo studente cui ho chiesto indicazioni per il quartiere in cui i Subsonica hanno lo studio. E adesso? "No, adesso è più pulita".

Se ascolti la musica, quando pensi a Torino la prima cosa che ti viene in mente sono i Subsonica: "Un altro giorno un'altra ora ed un momento/ Perso nei miei sogni con lo stesso smarrimento/ Il cielo su Torino sembra ridere al tuo fianco", cantano in uno dei loro pezzi più belli. Hanno ragione: il cielo di Torino oggi è di rara bellezza, come indeciso tra grigio e nero, diviso in due: minaccioso e possente. Intanto Max Casacci, che della band è chitarrista, membro fondatore e produttore praticamente di tutte le band indipendenti di Torino, ci si materializza davanti all'improvviso, senza vederci, con la sua bicicletta. Si infila veloce in una discesa. Poco dopo lo seguiamo. Stiamo per atterrare su Andromeda. Dopo i marziani ci sta bene.

Andromeda è il nome dello studio di registrazione che ha preso il posto della vecchia Casasonica, dove la band è nata, che si trovava in Piazza Vittorio, proprio nel cuore della città. L'immaginario fantascientifico ma dal sapore vintage ha sempre fatto parte del mondo dei Subsonica. In questo, ma anche in molte altre cose, sono senza dubbio stati degli antesignani con canzoni quali Aurora sogna ("Sogna una carne sintetica/ Nuovi attributi e un microchip emozionale/ Occhi bionici più adrenalina / Sensori e ciberbenetica neurale") e album intitolati Microchip emozionale e Amorematico. Una tendenza che ha preso piede nella musica e che potremmo chiamare "retrofuturismo", con band coetanee dei Subsonica come gli Air o i Daft Punk, che oggi hanno fama mondiale. Un successo che forse avrebbe potuto arridere anche a loro dal momento che i Subsonica sono uno dei pochi gruppi italiani capaci di parlare musicalmente un linguaggio internazionale. Ma hanno scelto una strada diversa in passato, quella dell'indipendenza: non li identifichi col solito stereotipo della nostra musica, "voce davanti e tutto il resto dietro" come dice Samuel Romano, cantante del gruppo. "È assurdo: in Italia anche le band sembrano un solista col gruppo che gli fa da spalla. I Subsonica invece sono un gruppo più democratico, ci siamo sempre rifiutati di conformarci a quel tipo di stereotipo e quindi abbiamo incontrato maggiori difficoltà a farci passare dalle radio che pure trasmettevano cose straniere come Prodigy o Chemical Brothers". La solita esterofilia.

Siamo in via degli Artisti e, probabilmente, non è un caso. Entriamo nella galassia di Andromeda. Enrico Matta, detto Ninja, arriva trafelato co un trolley (scopriremo solo molto più tardi che non viene da una vacanza ma si porta dietro le basi del nuovo album dei Subsonica per le prove). Dentro lo studio un grande quadro che raffigura Saturno, un manichino, pezzi di apparecchi elettronici, oggetti bizzarri assortiti, alcune radio Tivoli e altre dalle forme anni 70. Davide Dileo (alias Boosta) è disteso sul divano. Max fa gli onori di casa e ci conduce in studio per ascoltare il nuovo disco. Samuel ci raggiunge durante il primo pezzo, che è anche quello che dà il titolo all'album, Una nave in una foresta. Ci si sente proiettati in un mondo lontano e diverso, un mondo subsonico che anche nel grigiore quotidiano trova la forza del riscatto: quel cielo grigio di Torino da loro cantato viene come trafitto dai raggi di luce delle loro canzoni, capaci di farti sentire vivo: "Tu sai difendermi e farmi male/ Ammazzarmi e ricominciare/ A prendermi vivo/ Sei tutti i miei sbagli", cantavano nel pezzo con cui sono arrivati undicesimi al Festival di Sanremo nel 2000 ma poi primi nelle classifiche. Di Torino i Subsonica sono un'immagine forte. Ma la loro musica sa travalicare i confini di genere e trovare un grande pubblico nonostante le loro sonorità siano molto più vicine a quelle internazionali che alle semplificazioni da hit parade.


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Il nuovo disco, non a caso, è piuttosto spiazzante. Si apre con due brani di ascendenza londinese, sonorità vicine al "grime", acide e distorte, con lunghi momenti strumentali, elettronica sperimentale mescolata al vintage dell'analogico: "Da sempre registriamo la batteria su nastro, una cosa che non fa nessuno oggi", spiega Max, "ma è uno dei nostri segreti. In questo modo riusciamo ad avere un suono caldo che il digitale non ti può dare". Ascoltiamo il disco tutto di seguito, senza interruzioni. C'è un pezzo che si chiama I cerchi negli alberi, di liberatoria portata poetica che tocca le corde profonde dell'emozione; c'è il singolo Lazzaro che già vede la gente ballare impazzita durante i concerti; c'è una più intima Di domenica che sarà il secondo singolo e la considerevole Ritmo Abarth - "poi ti spiegherò" - dice Max. C'è una enigmatica Licantropia e un'esistenziale, straniata Attacco al panico e, a chiudere, la visionaria Il Terzo Paradiso, ispirata e introdotta dalla voce di Michelangelo Pistoletto. Max: "Anni fa Michelangelo mi aveva coinvolto in un workshop artistico. Mentre lavoravamo a questo album mi ha chiamato per altri motivi e mi si è accesa una luce: avevamo una musica che sembrava perfetta per lui e così ci siamo incontrati. Volevamo che la sua fosse una partecipazione forte, e così è stato. Il pezzo inizia con la sua voce a cui noi facciamo da specchio proprio per essere conseguenti alla sua poetica, di cui l'idea di 'opera specchiante', che racconta il passato ma è un presente costante, è un po' il fulcro. Noi siamo stati il suo specchio musicale".

Che cos'è il Terzo Paradiso? "Si fonda sull'idea che l'arte possa avere dignità di coesistenza con la religione e parte da una riflessione ecologica. Secondo Pistoletto è necessario arrivare a una terza era che superi la concezione religiosa del Primo Paradiso, in cui vigeva il rapporto di simbiosi uomo/natura, mentre il Secondo Paradiso coinciderebbe con la rivoluzione industriale che ha prodotto, oltre a molti benefici, anche uno stato di allerta, di pericolo, sconvolgendo questo rapporto. Il Terzo Paradiso dovrebbe quindi riguardare la capacità dell'uomo di generare l'artificio a beneficio però della natura, celebrando una nuova integrazione tra uomo ed ecosistema. Lui l'ha stilizzata all'inizio sulla sabbia, partendo dal segno di infinito che chiama 'ventre generativo dell'umanità', cosa che noi diciamo in un verso del nostro brano. Questa è una cosa che forse ha una sua ingenuità ma ha al contempo una forza che è quella di un artista che comunque si appropria di una libertà, dice la sua, strutturandola in un progetto che forse è una lotta contro i mulini a vento; ma è proprio questo che la rende ancora più affascinante. Abbiamo bisogno dell'utopia, soprattutto oggi, quando le passioni sono sempre più spente". Lo coinvolgerete anche dal vivo? "Questa è la nostra intenzione".



I Subsonica sono molto contenti e se ne può intuire il motivo: il primo luglio scorso hanno fatto un concerto in Piazza Duomo a Milano dal tetto di un palazzo, davanti a una folla di circa 50.000 persone. Come i Beatles... "Ci hanno tormentato tutti con questo paragone. Non è nostra intenzione fare raffronti imbarazzanti ma non c'è dubbio che sia stato uno dei momenti più emozionanti della nostra storia", dice Boosta. "Allora vuoi vedere da dove viene il titolo di uno dei pezzi del nuovo album, Ritmo Abarth?", chiede Max. Mi porta fuori dallo studio e mi conduce davanti a una macchina nera che sembra venire da un altro tempo: è una Ritmo Abarth. "È sempre parcheggiata qui. La cosa divertente è che ci hanno messo un bloster: sarà difficile che qualcuno la rubi", dice un laconico Boosta.

"Non è finita: siccome ci siamo appassionati, abbiamo deciso di fare un importante acquisto". Mi fanno salire su una scassata Ritmo Cabrio: "È la macchina societaria. L'amministratore unico, nonché guidatore, Ninja, non era convinto ma noi eravamo tutti d'accordo", spiega Max. "Ed ecco la musica", dice Boosta, tirando fuori un contenitore di vecchie cassette. Le mette nello stereo: viene fuori un suono esile e quasi fastidioso che riporta a più di trent'anni fa. "Sull'impianto stereo dobbiamo ancora un po' lavorare", dice Ninja che è laureato in ingegneria. Quanto è costata la macchina? "1.700 euro: un affare". Andando a 30 all'ora passiamo davanti all'Igloo di Merz e in pochi minuti arriviamo nello studio per le prove, dove ci attende l'ultimo componente della band, Luca Vicini detto Vicio, il bassista, appassionato di ciclismo e sport in genere. Vedere le prove è come vedere un concerto ma molto più da vicino: i Subsonica non si risparmiano. Samuel dopo tre o quattro pezzi è sudato: "Che fatica... Quando sei in mezzo al tour sei allenato, adesso è più difficile anche se abbiamo fatto due concerti di avvicinamento". Fogli per terra. Cosa sono? "I testi delle canzoni: si diventa vecchi", spiega Samuel. Mi sono sempre chiesto come fanno i cantanti a ricordarsi tutti i pezzi... "Infatti non se li ricordano. Scherzo: è solo all'inizio, quando sei un po' arrugginito, poi non ce n'è più bisogno. Ma il timore di dimenticarli c'è sempre. Un conto è quando provi in studio, sei tranquillo, se anche sbagli non c'è problema. A volte quando sali sul palco invece l'emozione cancella tutto quindi meglio premunirsi". La nuova tournée sarà nei palazzetti? Ninja: "Sì, a Milano per esempio sarà il Forum. Forse facciamo due date, la prevendita a quanto pare sta andando molto bene".


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La storia dei Subsonica inizia da lontano e se c'è una band che ha fatto tutti i gradini della classica gavetta sono loro: "Ci siamo incontrati dopo che Max era uscito dalla sua band storica, gli Africa Unite", spiega Boosta nel cortile dopo le prove, mentre le zanzare ci divorano. "Io e Samuel ci conoscevamo dai tempi della scuola e vivevamo insieme guadagnandoci da vivere facendo cover delle canzoni dei cartoni animati giapponesi con gli Amici di Roland". Ma come viene in mente a un ragazzo della periferia di Torino di vivere con la musica? "Io venivo da quella che ai tempi era considerata una delle zone più brutte della città: Barriera di Milano, così chiamata perché era l'ultimo quartiere prima dell'autostrada che porta a Milano: zona operaia, casermoni, diventati particolarmente pericolosi dopo il successo del film I guerrieri della notte. Dovevi sempre mostrare che eri uno tosto se volevi sopravvivere. Col tempo è migliorata", racconta Samuel. "Io già a cinque anni ero molto intonato e cantavo qualsiasi cosa sentissi, così i miei due fratelli maggiori hanno pensato di sfruttarmi: quando andavamo ai campeggi estivi mi mettevano dentro uno scatolone e dopo aver radunato gli altri ragazzi lo aprivano e io saltavo fuori indossando un accappatoio blu con una banana attaccata al collo e mi mettevo a cantare Quando io sentire odore di banana. Tutti scoppiavano a ridere ma al tempo stesso restavano colpiti dalla mia intonazione che era sorprendente per un bambino di quell'età.

Oggi sarebbe una cosa da telefono azzurro, oltre che politicamente molto scorretta". Boosta? "Ho chiesto io ai miei di suonare il pianoforte a sei anni ma a sette mi ero stancato di solfeggiare e volevo smettere. Devo ringraziare loro che mi hanno costretto ad andare avanti. Con Samuel abbiamo iniziato in parrocchia". A un certo punto i Subsonica hanno bisogno di un batterista: "Io all'epoca ero piuttosto fissato", dice Ninja. "Fa il modesto ma aveva già vinto un paio di concorsi, finché gli hanno impedito di partecipare", ride Boosta. "Samuel e Boosta mi hanno chiesto di suonare nella loro band: facevano cover di vario tipo. Io gli ho detto che accettavo solo se a metà concerto mi facevano fare un assolo. E così è stato: a metà concerto mettevo una cassettina con un pezzo impossibile su cui facevo un assolo ultratecnico".

"Una volta ha suonato come se niente fosse la batteria di un batterista mancino perché non c'era tempo di cambiarla", racconta Max. "Poi quando mi hanno portato in studio da Max per intortarmi mi hanno detto: "Guarda, c'è un nuovo progetto sperimentale con molto spazio per la batteria", dice Ninja. "Invece io gli ho subito vietato il tocco preferito dai batteristi supertecnici, quello della pelle colpita con il bordo scuola Copeland: una lunga discussione ma poi mi ha dato ragione", dice Max. Vicio? "I primi Police mi avevano stregato e poi gli Iron Maiden. Ho sempre pensato che il basso fosse uno strumento che faceva per me, discreto ma che amalgama tutto. Io detesto apparire: al basso non ci fai caso ma se lo togli le cose non sono più le stesse. Avevamo amici comuni: uno di questi mi ha detto che i Subsonica cercavano un bassista e io mi sono presentato per un provino".

Siete l'unica band di provenienza indie che è riuscita ad avere un pubblico veramente di massa...
"Un conto è mettersi con una major quando si è affermati come adesso, un altro sarebbe stato farlo agli inizi, quando il tuo potere contrattuale è nullo. Per questo non abbiamo avuto dubbi nello scegliere un'etichetta indipendente, la Mescal, con cui siamo stati per lungo tempo". Non avete neanche mai rinunciato a prendere una posizione politica forte nonostante il successo... "Negli anni 90 la musica non era laica e noi con la politica ci siamo cresciuti. Non in senso stretto perché non è il nostro ruolo ma su certe battaglie non ci siamo mai tirati indietro", dice Samuel. Il nome da dove viene? "Eravamo in macchina con Max e la sua ragazza di allora, Valeria, e volevamo trovare un nome. Io ero fissato con l'idea di suono, Max diceva cose tipo 'sotterraneo', 'sottomarino', fino a quando lei disse: "Ragazzi ci sono: Subsonica". Silenzio. Non ci siamo più detti niente e il giorno dopo eravamo i Subsonica".

Momenti belli nella vostra storia? "Tanti. Il primo che mi viene in mente coincide con una figura di merda: avevamo fatto nottata ai Murazzi e da lì siamo andati dritti nello studio in cui registravamo al tempo, gonfissimi, straparlanti. Abbiamo impostato il mix e ci siamo buttati sul divano come due squatter. A un certo punto apriamo gli occhi e ci troviamo davanti Fabrizio De André che, gentilissimo, si è messo a parlare con noi e poi ha chiamato Dori e le ha detto: "Hai visto? Questi sono i ragazzi di cui abbiamo visto il video e che ci piacevano" e ci ha offerto l'aperitivo. Era anche lui in quello studio per registrare a quello che sarebbe stati il suo ultimo disco. Eravamo anche riusciti a strappargli una promessa di collaborazione ma poi...". Max: "Noi siamo arrivati qualche ora dopo e c'erano questi due abbracciati a De André che si facevano l'aperitivo, dandosi pacche sulle spalle: una scena indimenticabile...". E i più brutti? Boosta: "I momenti più brutti sono stati tutte le volte che ci siamo sciolti ma che nessuno sa". Samuel: "Noi abbiamo questa piacevole abitudine di scioglierci frequentemente nel senso che tutti noi, a turno, negli anni abbiamo abbandonato il gruppo in diverse situazioni". Boosta: "Abbiamo sempre avuto un rapporto molto conflittuale ma al tempo stesso una stima reciproca che alla fine ci ha permesso di andare avanti". Le rispettive carriere solista sono state la causa o la conseguenza di questo? Samuel: "Ognuno di noi ha un carattere forte e idee diverse su cosa fare. I progetti solisti sono una valvola di sfogo per poter portare avanti le singole idee ma sono effettivamente motivo di attrito: stare in un gruppo è come stare in una coppia e questi momenti sono stati vissuti come un tradimento. Adesso nel corso degli anni ci siamo resi conto di quanto invece questo percorso sia importante".

Qual è il momento più duro? Samuel: "Normalmente alla fine di un tour: i nostri tour durano almeno due anni, in cui sei costantemente gomito a gomito con gli altri, a cui devi aggiungere un anno circa per la lavorazione del nuovo disco, le prove e così via. Alla fine è inevitabile che uno voglia prendersi i propri spazi". Non c'è stato un momento in cui sono state le differenze di visione creativa a creare una difficoltà? Max: "No, quelle vengono rispettate e in qualche modo amalgamate. Per quanto riguarda i momenti bui, oltre a quelli interni, non c'è dubbio che siano stati i rapporti con i precedenti manager, risolti in maniera traumatica. Sono stati momenti dolorosi che hanno rischiato di farci perdere il rapporto con la nostra storia, una coerenza a cui teniamo fortemente. Aggiungo, dal mio punto di vista personale, che salire sul palco il giorno dopo la morte di mio padre è stato molto difficile ma ora sono stato contento di esserci riuscito". Ninja: "L'ultimo manager aveva realizzato il sogno di qualsiasi artista: quello di poter badare solo alla musica. Questo ovviamente gli permetteva di controllare tutti gli altri aspetti. Quando questa visione si è sgretolata siamo stati costretti a ricominciare da zero e abbiamo dovuto ricostruire tutta una rete di contatti organizzativi che avevamo perso. Questo però ci ha aiutato a diventare i Subsonica che siamo adesso. Ci ha reso più forti".

Il cielo di Torino adesso è diventato nero. È il momento di andare ai Murazzi, un luogo fondamentale per la scena musicale e non solo per quella: questa sera li riaprono dopo molto tempo in cui sono stati chiusi, anche se solo la parte esterna. C'è moltissima gente, si cammina a fatica. "Non è più come una volta qui", dice Max dopo un po'. "Ma va bene: il mondo cambia e bisogna fare cose sempre diverse. Noi coi Subsonica, nel nostro piccolo ci proviamo". "Ci piacerebbe far nottata come ai bei tempi ma adesso abbiamo quasi tutti mogli, figli, fidanzate...", dice Samuel. Le luci si riflettono nella lenta bellezza dell'acqua del Po mentre torniamo a casa. E Torino dai Murazzi sembra bellissima.


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Subsonica – Una nave in una foresta tracklist
01 Una nave in una foresta
02 Tra le labbra
03 Lazzaro
04 Attacca il panico
05 Di domenica
06 I cerchi degli alberi
07 Specchio
08 Ritmo Abarth
09 Licantropia
10 Il terzo paradiso
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view post Posted on 20/9/2014, 07:59     +2   +1   -1
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Il nuovo album dei Subsonica:
''Raccontiamo l'Italia che vive il presente''



Esce il 23 settembre “Una nave in una foresta”, il settimo album dei Subsonica. Un disco che racconta l'Italia, fatta di persone che vivono il presente e con una forte attenzione alla natura, anche grazie alla collaborazione con l'artista Michelangelo Pistoletto. Le luci del tour, che partirà a fine ottobre, saranno completamente alimentate a led, tecnologia che consente un forte risparmio energetico. La prima esperienza in Italia e la seconda, dopo i Radiohead in tutto il mondo.



Edited by Eda Stone - 18/4/2021, 16:20
 
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view post Posted on 26/5/2015, 22:59     +1   +1   -1
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Subsonica, l’anteprima esclusiva di “Strade”




Subsonica con l’anteprima esclusiva di Strade, brano tratto dal film In una foresta che documenta l’ultimo fortunato tour della band torinese. Il film sarà presentato nei cinema in occasione del Subsonica Day il prossimo 5 giugno. La band, insieme con il regista Cosimo Alemà sarà in collegamento satellitare dalla sala del Lingotto a Torino. In occasione del Subsonica Day sarà presentato anche il documentario Specchio, con la regia di Luca Pastore che tratta il tema dell’anoressia. Fonte



Edited by Eda Stone - 18/4/2021, 16:20
 
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