Lisa-Kaindé e Naomi Diaz,“Ibeyi”: la nuova lingua del pop è colta e popolare, FOTO E VIDEO

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view post Posted on 8/2/2015, 18:15     +3   +1   -1
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Lisa-Kaindé e Naomi Diaz,“Ibeyi”:
la nuova lingua del pop è colta e popolare


I loro video volano su Youtube. Così le ha conosciute Richard Russell, il Re Mida dei produttori, che ha convinto le 19enni franco-cubane, figlie del percussionista del Buena Vista Social Club, a preparare con lui il loro disco d'esordio. Si intitola “Ibeyi”, mescola canti rituali, jazz, elettronica e poesie antiche




A parlarci sembrano un incrocio tra Qui Quo e Qua e Sandra e Raimondo. Dei paperotti Disney Lisa-Kaindé e Naomi Diaz hanno il fatto di essere gemelle e di parlare spesso completando l'una la frase che l'altra ha iniziato. Di Mondaini e Vianello hanno il fatto di essere due e soprattutto il fatto che l'una dopo aver completato la frase dell'altra la contesta anche, e iniziano baruffe piuttosto spassose. Baruffe anche musicali. Perché queste due diciannovenni cubane trapiantate a Parigi da 17 formano un duo di cui sentiremo parlare, le Ibeyi.



E lo formano litigando su tutto, o meglio integrando alla perfezione le proprie diversità: "Io, Lisa-Kiandé, ascolto soprattutto vecchio soul e jazz, scrivo testi e musiche delle canzoni". "E io, Naomi, ci inserisco elettronica, dance e hip hop, curo gli arrangiamenti e le percussioni, litigando spessissimo su questo o quello". Il risultato lo si potrà ascoltare nella sua completezza il 17 febbraio, quando uscirà il loro primo disco, Ibeyi, che vuol dire proprio "gemelle" nella cultura Yoruba, la tradizione di Cuba che nasce dai riti tribali africani, cultura per cui i gemelli sono magici.

Di certo è magico questo disco, che loro definiscono "spiritual negro contemporaneo", e che mescola canti rituali, voci jazz, poesie antiche, invocazioni agli dei, elettronica. Quest'ultimo ingrediente viene anche dal produttore, nientemeno che Richard Russell, nome magari non noto al grandissimo pubblico, ma basti dire che ha prodotto Damon Albarn, Adele, Devendra Banhart: "Ha visto un nostro video su Youtube e ci ha voluto conoscere. Siamo restate folgorate subito, per come ci ha capito e insegnato a osare, a sperimentare, è uno di quegli incontri che cambia la vita. Ma in fondo la vita è l'arte dell'incontro. E lo Yoruba fa parte del nostro Dna non solo perché ci siamo cresciute, ma proprio perché è una cultura bastarda, cioè che mescola influenze diversissime. La purezza ci fa paura".

È stata la mamma, Maya, a educarle allo spirito artistico, spirituale ed esistenziale dello Yoruba, cantandogli molte canzoni. Bel paradosso che per loro sia stata più importante lei che il padre, che si chiamava Miguel Angel Diaz ed era il percussionista dell'orchestra Buena Vista Social Club: "L'unica volta che ha provato a chiederci se volevamo fare musica gli abbiamo risposto che preferivamo andare in spiaggia, e così abbiamo fatto. Non ci è rimasto male, semplicemente ha lasciato perdere. E noi il cajon l'abbiamo preso in mano solo il giorno dopo che lui è morto, avevamo 11 anni. Non sappiamo perché proprio quel giorno, ci è venuto spontaneo. Ci manca, certo, ma ci manca come padre. Tra l'altro ci faceva fare un figurone con gli amici: guardavamo in tv Ibrahim Ferrer e Compay Segundo e potevamo dire in classe che ci avevamo cenato la sera prima".



Ibeyi: il video di “Ghosts”



Presto però Lisa-Kaindé e Naomi hanno cominciato a fare da sé, e sempre meglio. E sempre litigando. "Questo disco ci è venuto così bene anche per quello. Solo che ultimamente stiamo andando troppo d'accordo, per cui temiamo che il secondo sarà una vera schifezza. Ma sia chiaro, litigare è un bene solo nella musica, e per il resto stiamo benissimo tra di noi". L'ultima volta che sono state benissimo però non erano sole, ma circondate da quattro milioni di persone. "La marcia per Charlie Hebdo, a Parigi. È stato il primo momento in cui ci siamo sentite orgogliose di avere anche il passaporto francese. C'era un clima terribile in Francia, tra Le Pen, discriminazioni contro i gay, violenze nelle periferie, crisi economica. In quella domenica davvero ci siamo sentite parte di un tutto, di una comunità. Ognuno di noi era musulmano, cristiano, ebreo, ateo, gay, eterosessuale, tutto assieme. Abbiamo addirittura applaudito i poliziotti, non l'avremmo mai pensato nella vita". E su questo sono d'accordo tutte e due.



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