Petite - Geneviève Brisac [ebook-PDF], La tematica dell'anoressia, toccata con sensibilità, in prima persona

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 19/1/2015, 11:04     +2   +1   -1
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
34,024
Reputation:
+25,047
Location:
Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

Status:



Petite
Geneviève Brisac






Petite
Geneviève Brisac
Traduzione: Sommariva Anna Maria
Edizioni Piemme
Collana: Freeway
Serie Freeway Love
Pagine: 168
Prezzo: € 15,00




In breve

Quanto pesa la felicità? Un racconto autobiografico che spinge all'empatia e alla riflessione. La tematica dell'anoressia, toccata con sensibilità, in prima persona, senza mai indulgere nell'autocommiserazione.

Compra l'ebook - Pdf

Compra l'ebook - Kindle



Il libro

Nouk ha solo tredici anni, ma pensa di essere già cresciuta troppo. Vuole rimanere piccola come le sue sorelle, belle e bionde. Così decide di smettere di mangiare: niente più brioche, niente più formaggio, niente più cioccolata. Solo una caramella ogni tanto per riuscire a restare in piedi tutto il giorno e sfiancarsi di corsa e ginnastica. Nouk è malata, anche se ancora non lo sa, e questa è la sua terribile storia.

L’autrice

Nata e cresciuta a Parigi in una famiglia di intellettuali anglofili e di sinistra, i suoi libri sono stati tradotti in diversi paesi. Romanziera e scrittrice di saggi, ha scritto più di dieci libri. Scrive anche romanzi per bambini e sceneggiature.


“Non mangerò mai più”.
L'anoressia raccontata in prima persona


È uscito in Italia il libro "Petite" di Geneviève Brisac, una testimonianza diretta su cosa significa affrontare in prima persona lo spettro dell'anoressia. Dal suo lento e inesorabile sviluppo fino alla reazione della protagonista e alla guarigione. Ecco le parole dell'autrice e il parere di un esperto per comprendere come prevenire e cercare di curare al meglio la malattia dalla parte dei genitori e da quella dei figli



Un giorno ha deciso che avrebbe smesso di mangiare. Completamente. Ha cominciato a perdere peso fino a diventare praticamente invisibile, ha guardato in faccia la morte e a quel punto ha scelto di voltarsi dall'altra parte e continuare a vivere. Lei è Geneviève Brisac e oggi racconta al mondo la storia della sua adolescenza nel libro "Petite" edito da Piemme. Questo volume ha un valore particolare proprio perché è una voce in prima persona, una testimonianza diretta, una sorta di confessione per far conoscere al mondo come viene vissuta l'anoressia dall'interno. Un punto di vista diverso da quello di medici e psicologi, abituati a trattare in maniera scientifica e distaccata la patologia per poterla sconfiggere e per accompagnare i pazienti verso la ripresa. Per questo motivo abbiamo scelto di affrontare l'argomento sentendo sia l'autrice che Davide Algeri , Psicologo Psicoterapeuta di Milano, su tre punti chiave.

Comunicazione
Nel racconto della Brisac dalla nascita del disagio alla lenta e difficile risalita verso la guarigione si nota che un ruolo fondamentale è svolto dalla comunicazione, verbale e non. In particolar modo il rapporto col mondo degli adulti: i genitori, i professori, il nonno. "Questo libro ha una sola ragione di esistere ed è far capire a ragazze estremamente sensibili e convinte di essere sole che non lo sono. Una delle ragioni per cui gli adolescenti vagano in un vuoto di silenzio e angoscia è l'impressione di non essere compresi, di non essere ascoltati, di non essere importanti per nessuno" spiega Geneviève Brisac. "Ci possono essere diverse ragioni per cui ciò accade: una società consumistica che non prende in considerazione le emozioni del singolo individuo, genitori ansiosi ed egocentrici, un percorso familiare difficile. Ho deciso di raccontare la mia storia proprio per dire a questi ragazzi giovani e tormentati che queste esperienze si possono condividere, si può parlare di queste cose, ci si può far capire anche dal mondo esterno".

L'importanza del dialogo sia nella prevenzione che nell'affrontare la malattia è messa in luce anche da Davide Algeri: "Il dialogo con i figli è sempre utile per ridurre la formazione di qualsiasi tipo di problema o di disagio. Di conseguenza, anche per prevenire l'anoressia è fondamentale che si instauri uno scambio basato principalmente sull'ascolto di quelli che sono i problemi che possono nascere nel rapporto che l'adolescente ha con se stesso, con gli altri e con il mondo".

Le mosse dei genitori
Una volta compresa l'importanza di una comunicazione aperta e sincera tra adulti e ragazzi è utile capire cosa possono fare i genitori per aiutare i propri figli in difficoltà. Da un lato pratico la prima cosa da fare, come consiglia il Dott. Algeri, è rivolgersi a un esperto di disturbi alimentari che possa offrire un supporto esterno svincolato da un coinvolgimento emotivo. Allo stesso tempo non bisogna banalizzare il problema riducendolo a un capriccio o a qualcosa di dipendente semplicemente dalla volontà: questo atteggiamento può portare solo a un aumento della distanza relazionale.

Dal punto di vista emotivo invece la Brisac suggerisce di mostrare loro semplicemente amore e confidenza, di essere dalla loro parte. Essere pazienti e aprirsi ai loro occhi mettendo in evidenza le proprie debolezze e i propri difetti, la propria umanità. Questo serve a scalfire l'idea di perfezionismo che ha spesso chi soffre di disturbi alimentari. Nel libro l'unico che riesce a mostrarsi in questa maniera non è uno dei genitori, ma è comunque un componente della famiglia: " Con mio nonno sono riuscita per la prima volta ad abbassare la guardia e a essere più tranquilla perché si è mostrato a me in tutta la sua fragilità di essere umano. E io non ho più avuto il timore di essere rifiutata". In ogni caso è sempre sbagliato pensare che imporsi in maniera autoritaria possa aiutare in qualche modo. Come ci conferma l'autrice, infatti, "la repressione e l'esasperazione non fanno altro che scavare un solco che divide ancora di più dal mondo degli adulti".

Nei panni dei ragazzi

Quando i genitori si accorgono che il proprio figlio sta male, dunque, devono rivolgersi a degli specialisti e allo stesso tempo supportarlo emotivamente. Può capitare invece che sia il ragazzo stesso a rendersi conto di vivere un disagio? "È molto difficile" spiega la Brisac "poiché, come per la tossicodipendenza o la depressione, si tratta di un problema che si nutre di segreti, di silenzi, di vergogna ed è dunque arduo riuscire ad aprirsi spontaneamente. Io per esempio non volevo propriamente uscirne quando mi sono ammalata, al contrario ero convinta di avere ragione contro il mondo intero".

Nel caso dovesse succedere però che il giovane stesso si renda conto di vivere un disagio, il Dottor Algeri spiega che è fondamentale riuscire a riappropriarsi piano piano del piacere. "Spesso chi soffre di anoressia perde il contatto con le emozioni perché le controlla fino al punto di azzerarle completamente. Finisce così per non riuscire più a capire cosa gli procura piacere, non solo per quanto riguarda il cibo, ma anche negli interessi e nelle attività quotidiane. Diventa quindi necessario concedersi piccolissime trasgressioni quotidiane e rieducarsi poco per volta a ciò che veramente si desidera". Fonte





Edited by Milea - 9/9/2022, 17:07
 
Web  Top
0 replies since 19/1/2015, 11:04   843 views
  Share