Elio e le Storie Tese,”Dei megli dei nostri megli”: in uscita il 25 novembre, Un cofanetto di tre cd e un dvd celebra la carriera del gruppo più "diverso" d'Italia

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view post Posted on 23/11/2014, 09:58     +1   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Elio e le Storie Tese,”Dei megli dei nostri megli”:
tre cd e un dvd in uscita il 25 novembre


Un cofanetto di tre cd e un dvd, in uscita il 25 novembre,
celebra la carriera del gruppo più "diverso" d'Italia




Flashback: Il pianoforte di Rocco Tanica galleggia. Quello su cui da bambino suonava quando Elio veniva a casa sua a trovare il fratello maggiore Marco, suo compagno di classe. L'acqua che è entrata in casa dei genitori non ha risparmiato neanche quello, la cosa a cui Sergio teneva di più.

Intro. Piove. Piove. Piove. Spacciatori di ombrelli abusivi (coro: "Italia sì, Italia no") attendono festanti i disgraziati che escono dalla metropolitana di Piazza Udine mentre diluvia, cercando di venderli al triplo del prezzo usuale. Dopo un breve tragitto in macchina, una palazzina gialla tra officine e sfasciacarrozze: acqua, pozzanghere, cielo ostile, fango. Suoniamo Ukapan: un cancelletto si apre. Siamo a Lambrate, nei giorni dell'esondazione del Lambro e del Seveso. Milano ci accoglie così.

"Ieri siamo stati tutto il tempo a guardare fuori dalla finestra: se il livello del Lambro si alza ancora siamo fottuti anche qui allo studio", dice Davide Civaschi, chitarrista di pregio, che gli affezionati dello strano mondo di Elio conoscono come Civas o Cesareo. Ci troviamo nel cuore del potente impero di Elio e le Storie Tese, la loro etichetta/studio Ukapan: "Il nome viene da Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu, il nostro primo album", spiega Elio, "abbiamo sempre fatto titoli semplici perché aiuta a vendere dischi". Dentro la palazzina solo cose essenziali: una sala riunioni/interviste che è anche la stanza dei trofei (premi vari tra cui i molti del secondo Sanremo ma non la targa del 2006 - "l'hanno rubata al nostro produttore di allora, Dentes" - spiegano), uno studio di registrazione piccolo ma confortevole, una stanza nel seminterrato per le prove, le spade Jedi di Star Wars che si illuminano e fanno rumore quando si toccano durante una battaglia ("riproduzione perfetta di quelle vere", assicura Faso), il tavolo del Subbuteo, un'altra stanza dove "raccogliere le idee" piena di computer e, infine, la sala "vulves", dove stanno Chiara e Cristina, le sacre vestali che custodiscono i più reconditi segreti del "complesso misterioso".



Ovvero quello strano oggetto caduto nel nostro paese che dai primi anni Ottanta riesce a prendere mirabilmente per i fondelli gli italiani e i loro luoghi comuni, colpendo senza pietà a destra e a sinistra, triturando l'odiata disco music ma anche gli stereotipi dell'amato rock, le icone nazionalpopolari della canzone, da Riccardo Fogli ai Bee Gees, ma anche il concertone del Primo Maggio, i "bellimbusti" figli del berlusconismo e i bonghisti fricchettoni del Parco Sempione, hippie degenerati fuori tempo massimo ("e fuori tempo proprio nel senso che, come dice la canzone, sono totalmente incapaci di andare a tempo", dice Faso). Gli Elii, però, sono ecologisti (hanno fatto una lunga, infruttuosa lotta per salvare il "bosco di Gioia", un piccolo bosco nel cuore di Milano distrutto dalla speculazione edilizia) e a loro modo impegnati e idealisti: "Le ragazze dello studio per un bel po' continuavano a girarci inviti per eventi mondani a cui nessuno ha mai risposto finché si sono rassegnate: nonostante quello che può sembrare a tutti quelli che ci vedono, I-N-C-R-E-D-I-B-I-L-M-E-N-T-E non siamo un gruppo trendy", dice Faso, mentre insieme a Elio e Cesareo, nella stanza dei trofei, firmano copie del cofanetto (triplo cd più dvd pieni di cose rare e sfiziose) in uscita martedì 25 novembre. Christian Meyer (batterista) non si sa dove sia, mentre Jantoman (tastiere) è indaffarato in studio. Last but not least, il "pianolista" Rocco Tanica, che incontrerò al ritorno a Roma e che giustifica così la sua assenza: "Faccio parte della commissione che sceglie le canzoni per Sanremo: ne abbiamo ascoltate 650 e posso assicurare che NON è 'tutto un magna magnà come vorrebbe la vulgata popolare a volte scherzosamente avvalorata anche da noi!".




Ogni artista ha il suo stile: i rapper vestono firmatissimo e spesso indossano orride catene d'oro, le rockstar amano i giubbotti di pelle e gli occhiali scuri che, come cantava Battiato, conferiscono "carisma e sintomatico mistero, gli Elii per restare fedeli al loro mito vestono invece scazzatissime felpe, maglioni fuori moda, jeans di marche sconosciute, giubbotti e camicie dai colori improbabili sull'elegantissimo filo del "sai che ti dico? Non me ne frega veramente un cazzo". Come non amarli anche solo per questo? Vista l'occasione cerchiamo di approfondire le verità su alcuni fatti che restano dubbi. Per esempio, esiste una data di nascita ufficiale di Elio e le Storie Tese? "Esisterebbe ma è stata tramandata solo oralmente e quindi nessuno se la ricorda più", dice Stefano Belisari, in arte Elio, con aria rassegnata. "Visto che i lettori di Repubblica sono colti farò una citazione altrettanto colta: la storia degli Elii si perde nella notte dei tempi. E, come ne Il nome della rosa di Umberto Eco, esistevano dei documenti scritti in un corposo e dottissimo volume ma si sono persi in un incendio: Sean Connery ha recuperato tre libri dalla biblioteca in fiamme ma purtroppo quello che raccontava la storia degli Elii non era tra loro", spiega Faso.



"Comunque la prima esibizione ce l'ho in mente perché c'ero solo io, è stata a un festival dei CAF a Milano", ci tiene a precisare Elio. I CAF, ovvero i Comitati Antifascisti? "Sì, naturalmente quando lo dissi ai tempi un tuo collega scrisse 'al festival dei Comitati Fascisti' procurandoci non pochi problemi". Data? "Sarà stato il 1980, eravamo un trio e io ero allora ero chitarrista-cantante. A quel concerto ho collegato la chitarra a una spia della voce combinando un casino: c'era un suono che faceva "krrrrr". Gli altri elementi sono conosciuti solo ai nostri fedelissimi: Zuffellato alla batteria e Cortellino al basso, sua unica esibizione". Quindi sei stato tu il motore primo di EELST? "Era una cosa nata sui banchi di scuola: nella mia classe c'erano Mangoni (il Supergiovane, ovvero un bizzarro personaggio delirante e stonatissimo che impreziosisce le esibizioni degli Elii: in realtà nella vita Mangoni fa l'architetto di grido e ha costruito anche un famoso palazzo a Milano, ndr) e Marco Conforti, fratello maggiore di Sergio Conforti alias Rocco Tanica che, quando andavo a casa sua, suonava sempre il pianoforte". Quello che ora galleggia. E Davide/Cesareo? "Suonavo in un altro gruppo ma Elio mi ha chiamato per fare come 'guest star' un assolo di chitarra in una cover di Flashdance. Siccome per fortuna erano già molto pignoli, le prove che abbiamo fatto sono durate un intero pomeriggio in cui io ho imparato anche gli altri pezzi, così il giorno del concerto sono salito sul palco fin dal primo brano. Elio a quel punto mi ha chiesto se non volevo suonare io la chitarra perché lui preferiva limitarsi a cantare e così è stato". "Questo perché io in realtà facevo schifo a suonare la chitarra", precisa Elio.



I riferimenti musicali però erano già altissimi: Flashdance, Ramaya, Born to Be Alive... Ma tu eri un musicista laureato? "Diplomato. In flauto traverso alla scuola civica". Sveliamo un segreto: come è nato il nome Elio e le Storie Tese? "Durante le lezioni di analisi al Politecnico ci divertivamo a tirar fuori diversi nomi finché non è saltato fuori uno che ci sembrava particolarmente brutto. L'idea era: pensa se scrivono un nome del genere, che figata! E infatti la prima volta che l'hanno scritto 'Elliott e le Storie Tese...': cannato!". Faso: "Però era un segno del destino: ho scoperto che quando scrivi sul bollettino SIAE alla voce 'nome del complesso' "ElioeleStorieTese" riempie perfettamente tutti i quadratini, tanto che credevo che Elio l'avesse fatto apposta".

Ma in quella frase, in "storie tese", non c'era un riferimento agli Skiantos? Sai quando nel loro primo album Mono/Tono dicono "C'ho delle storie ragazzi, c'ho delle storie pese!"... Elio: "Magari l'avevo sentito il disco e di certo li avevo visti e mi erano piaciuti molto però, da quello che mi ricordo, il riferimento era ai cittadini milanesi sempre schizzati, tesi appunto". C'era rivalità con gli Skiantos? "Adesso si può anche dire: era una cosa anche molto giocata tra noi per fare una guerra tra bande rivali". Una volta avete suonato insieme e Freak vi ha sfidato a mostrare le chiappe al pubblico... "Cosa che abbiamo prontamente fatto. Io non mi ricordo un cazzo, come si può vedere dalle risposte precedenti (e anche da un segreto che non riveleremo nemmeno sotto tortura, ndr) ma da tempo volevamo fare una cosa insieme e così abbiamo ognuno interpretato un pezzo dell'altro. Eravamo in campo loro, a Bologna. E poi io ho anche fatto uno spettacolo insieme a Freak, anzi avremmo voluto fare altre cose ma poi... Avrebbero meritato molta più attenzione, Freak era davvero geniale".




Il gruppo:
Elio: voce, flauto
Faso: chitarra basso
Cesareo: chitarra alto
Rocco Tanica: pianola
Christian Meyer: batteria
Jantoman: ulteriori pianole
Mangoni: artista a sé


Com'era la Milano dei vostri esordi, negli anni Ottanta? "C'era molto fermento, tanti locali dove suonare: il Magia, il Tangram, le Scimmie, lo Zelig. Era bello. C'era la possibilità di mettersi in luce e c'era il pubblico". Pagavano? Faso: "Agli inizi una pizza e una birra, ma piccola". Elio: "Una volta abbiamo litigato con uno che non ci voleva dare i soldi perché c'era troppa gente e la sua tesi era che così non riusciva a vendere le birre. Un'altra, in un posto che si chiamava Il mulino della frega (un nome che era tutto un programma), volevano menarci". Come mai? "Cantavamo Alfieri, un testo che inizia dicendo: 'In un mondo che ci è ostile/ Rovinato dalla droga' e finiva con 'siamo una banda di bastardi/ stasera ad esempio noi incassiamo/ e voi ve la picchiate dentro al...' si può dire 'culo' su Repubblica?". E? "C'erano tre un po' su di giri che ci gridavano: 'Oh, che cazzo dici?'".



Faso: "Dopo di noi è arrivata una mezza nuda che ballava: pensavamo di essere il piatto forte invece eravamo la pietanza". Quanti anni avevate? "Dipende, in media tra i venti e i trenta". L'età in cui i genitori cercano di dissuaderti dal fare il cantante... "Esatto, infatti io ho fatto undici anni da impiegato" dice Cesareo. Elio: "Io ero studente fuori corso di ingegneria ma poi lavoravo". Faso: "Io studiavo filosofia e facevo dei lavoretti". Cesareo: "Tu facevi le squadre di Subbuteo!". Elio: "Non lo abbiamo considerato un lavoro vero fino al secondo disco che ha venduto 200mila copie. Era dura: suonavi e poi al mattino dovevi prendere un treno all'alba e andare a lavorare. Mi ricordo che dicevo: 'Madonna, speriamo che vada bene così posso fare solo il musicista. Anche se poi scopri che non è che, come pensano molti (e allora anch'io), i musicisti non lavorano: si lavora di brutto invece e non smetti mai".

Voi siete ormai delle vere e proprie icone: siete entrati dell'immaginario italiano grazie a Sanremo e non solo. La gente pensa che siate miliardari ma spesso la fama non corrisponde alla ricchezza. Elio: "L'icona non genera soldi: oggi i dischi non si vendono più e quindi bisogna inventarsi mille cose per sopravvivere: radio, teatro, tv. Inoltre abbiamo sempre sbagliato i tempi e quando, per esempio, c'è stato il nostro più grande successo sanremese con La terra dei cachi, non avevamo il disco pronto, che è uscito soltanto mesi dopo e quindi come cantavamo in Alfieri anche noi ce lo siamo presi in quel posto... Insomma, alla fine rimaniamo comunque un gruppo di nicchia". "Forse se fossimo nati una decina di anni prima adesso avremmo una casa con piscina; gli anni Settanta erano un'altra cosa per la musica...", aggiunge Civas. A proposito di Sanremo, alla fine avete vinto o no il Festival del 1996 con La terra dei cachi? Elio: "Guarda, non l'abbiamo capito: io sono andato all'interrogatorio dell'inchiesta giudiziaria a riguardo e mi hanno detto che eravamo arrivati primi noi. Poi ho parlato con Tosca e anche a lei avevano detto la stessa cosa (Ron e Tosca erano risultati i vincitori ufficiali di quell'edizione, ndr). Tanto a noi non interessava vincere ma fare una cosa che ci piaceva".

ROMA - Il giorno dopo. Flashforward: in un hotel vicino alla stazione Termini Rocco Tanica mi fa ascoltare una puntata in lavorazione del suo surreale Tg Tanica per la trasmissione di RaiDue, Quanto manca. Poi passiamo a parlare del disco nuovo, Dei megli dei nostri megli: "Non solo uno ma ben tre cd: uno, Del meglio del nostro meglio, è la riedizione di un best of del 1997 che conteneva diversi inediti, il secondo, Del meglio del loro meglio, è una raccolta di duetti e, infine, il terzo, Del medio del nostro medio, per cui abbiamo fatto grandi ricerche nei nostri archivi, contiene singoli, rarità assolute, versioni demo.



Infine c'è un dvd con tutti i videoclip e anche piccole chicche quali le estenuanti sessioni di trucco di quando ci siamo travestiti da Rockets a Sanremo e, soprattutto, le registrazioni del 1992 con il celebre Coro delle voci bulgare che diede origine al Pippero". Che tra l'altro arrivò al primo posto in classifica. Ma una domanda che viene spontanea è: le signore del Coro delle voci bulgare, in quel periodo famosissime presso il pubblico indiesnob perché il loro (stupendo) disco Le Mystère des Voix Bulgares era uscito per la prestigiosissima etichetta 4AD, erano consce di quello che stavano cantando? "Assolutamente sì, abbiamo scelto insieme dei frammenti della loro musica su cui adattare i nostri testi che noi gli abbiamo tradotto, così il loro brano Dyulmano Dyulbero diventò 'più umano, più vero' mentre il Pippero, che significa 'peperoncino' restò tale".

A questo proposito bisogna dire che gli Elii hanno sempre negato il significato sessuale ("sentite come pompa il Pippero" etc., ndr) della canzone; però, ci rivela Faso, "molti anni dopo ho incontrato una delle ragazze del Coro, che nel frattempo si era sposata con un italiano e trasferita qui, che con nostra grande sorpresa mi disse che in realtà la canzone originale, una canzone contadina, aveva già in sé questo doppio senso, quindi si può proprio dire che noi non abbiamo inventato niente". Ritorniamo a Rocco. Gli Elii hanno preso in giro praticamente tutti i generi musicali... "Prima di sbeffeggiare un genere noi cerchiamo sempre di possederlo: non puoi fare la parodia di ciò che non conosci. Dice lo zen: solo quando ti appropri appieno di una disciplina puoi prescindere da essa. Per fare la parodia del funky devi sapere suonare un buon funky e allora l'operazione riesce, altrimenti è incompiuta. Questa è la nostra filosofia: siamo sempre molto rispettosi di quello che prendiamo in giro". E spesso le vostre fonti sono tra le più bizzarre. Tanto per fare un esempio, il brano Alfieri, famoso per le parolacce ma anche perché è quello con cui eravate soliti presentare ogni componente del gruppo, da dove viene? Lo trovo veramente irresistibile... "Bella domanda. Non mi ricordo bene ma potrebbe essere questo". Rocco/Sergio traffica un po' attorno al computer: "Eccolo qui: 'Il tuo popolo in cammino', ma è solo l'inizio, poi cambia". Un pezzo religioso, un po' come Born to Be Abramo... "Sì, quello era mescolato con Born to Be Alive di Patrick Hernandez e anche con altre cose. Io ho suonato molte volte l'organo in chiesa da piccolo ma anche da adulto, per occasioni liete e anche tristi".



Tu in alcune occasioni non suoni dal vivo con gli Elii. Come mai? "Perché gli altri Elii hanno un entusiasmo che io invidio per la performance dal vivo. Entusiasmo che devo dire in me invece non è più molto forte. Dopo la morte di Feiez (il bravissimo polistrumentista che ha accompagnato gli Elii dal 1988 al 1998 quando venne a mancare improvvisamente per un aneurisma, ndr) ho incominciato a divertirmi sempre meno live mentre adoro lavorare in studio, assistere alle varie fasi della produzione e cose così...". Ma i testi degli Elii come nascono? "Nei modi più diversi: la metrica può nascere da una frase in prosa, si parte da un nucleo compositivo e si espande. Altre volte invece avviene il contrario: si parte in maniera allargata e si restringe. La canzone mononota nasce così: siamo partiti da una prima stesura di sette minuti e mezzo e abbiamo lavorato per sottrazione, arrivando a un testo di tre minuti a cui abbiamo cercato di legare la musica". Quando l'avete presentata a Sanremo, nel 2013, avete vinto tutto tranne il primo premio, come l'altra volta... ". A noi quello che interessa è divertirci e anche questa volta ci siamo riusciti", dice Rocco. A proposito di divertimento, tu sai il nome Elio e le Storie Tese da dove viene? "Elio ha sempre dato risposte diverse e a volte contrastanti. Ti dico solo che una volta in cui ho cercato di farmi bello dando una spiegazione per come la sapevo, lui poi mi si avvicina e mi fa: 'Ti devo però confessare che non è così: il vero motivo non l'ho mai detto'. Quindi a tutt'oggi io non lo so". Forse neppure Elio.




 
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