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Amelia Rosselli :
fra tradizione e innovazione
Lo stile, la vita, la drammatica fine di un'autrice amata da Pasolini
Rabdomantico precursore, nel 1963 Pier Paolo Pasolini aveva reputato il lapsus "ora finto, ora vero" come il più clamoroso sintomo linguistico e psichico della poesia di Amelia Rosselli, e di una esistenza che lei stessa rappresentò una volta nel distico "La macchina del tuo cervello/ ha deliri utili". Prima e dopo il suicidio - Roma, 11 febbraio 1996 - l'attenzione per i libri editi in vita (eccoli, quasi tutti: Variazioni belliche, Garzanti; Serie ospedaliera, Il Saggiatore; Documento, Garzanti; Impromptu, San Marco dei Giustiniani; Appunti sparsi e persi, Aelia Laelia; Diario ottuso, Ibn; Sleep. Poesie in inglese, Garzanti) era stata non straripante ma costante, sia pure in una ristretta cerchia di estimatori.
Trilingue e musicologa, del suo mito personale (figlia di Carlo e nipote di Nello Rosselli, esponenti di Giustizia e Libertà uccisi in Francia nel 1937 da sicari fascisti), della sua unicità suggestiva e traumatica, resta cospicua documentazione in antologie e storie letterarie. Ma l'interesse fiorisce oggi a ritmo accelerato. Nell'ultimo biennio sono usciti una decina di libri: per esempio La furia dei venti contrari - titolo ispirato a un suo verso - pubblicato dalla fiorentina Le Lettere (pagg. 301, euro 40) a cura di Andrea Cortellessa nella collana fuori formato da lui diretta.
Oltre al documentario in dvd di Rosaria Lo Russo e Stella Savino, e al cd con la lettura integrale di Rosaria Lo Russo dello straordinario poemetto La libellula (Panegirico della Libertà), il corredo audiovisivo è incrementato da quindici acquerelli e disegni di Amelia e da una sua fotobiografia commentata da Aldo, il cugino. Gli interventi dei collaboratori, già noti o composti per l'occasione, il recupero di alcune interviste, toccano un ampio spettro dell'opera rosselliana qui presente con testi editi, inediti, di spersi.
Nel saggio introduttivo, Una vita esposta, Cortellessa spiega ragioni culturali e criteri editoriali della generosa iniziativa, solido contributo - grazie a lui e al nutrito gruppo di studiose e studiosi anche di nuove generazioni - a ripensare e mettere in ordine la produzione della scrittrice. A testimonianza della sua vitalità fra tradizione e innovazione non solo nazionali. E per trasmettere la certamente parziale immagine di questo singolare linguaggio poetico, vorrei evocare la fascinosa enigmaticità materica dei "tagli" di Lucio Fontana, dei "sacchi" e delle "combustioni" di Alberto Burri.
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