Gian Lorenzo Bernini, L’Estasi di santa Teresa, Roma, Santa Maria della Vittoria, Cappella Cornaro (1647 - 1652)

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view post Posted on 9/8/2014, 15:27     +6   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Gian Lorenzo Bernini, L’Estasi di santa Teresa
(1647 - 1652 )
Marmo di Carrara, marmi policromi, stucco, affresco, bronzo dorato
Roma, Santa Maria della Vittoria, Cappella Cornaro



La cappella fu commissionata dal cardinale veneziano Federico Cornaro, in occasione della ristrutturazione del transetto sinistro della Chiesa di Santa Maria della Vittoria. Non si tratta di una cappella funeraria, dato che non vi sono sepolture, ma di un luogo commemorativo.
I membri della famiglia Cornaro sono rappresentati in due palchetti laterali come astanti dell’evento miracoloso che si svolge al centro della cappella, in un altare tabernacolo di marmi policromi dove santa Teresa d’Avila, fondatrice dell’ordine carmelitano e canonizzata nel 1622, è rappresentata nel momento culminante dell’estasi.

La donna è mollemente abbandonata all’indietro, mentre un angelo la sostiene appena dalla veste. Un fascio di raggi Dorati fa da sfondo alle due figure inondandole di luce (l’effetto è dovuto anche alla presenza, in alto, di una finestra nascosta che lascia passare la luce naturale).

Leggendo il Libro de su vida, dove Teresa descrive il proprio incontro con Dio, è sorprendente notare come Bernini sia riuscito a rappresentare, in una scultura in marmo, uno dei passi più toccanti del libro.

Racconta Teresa:” Mi vidi un angelo accanto dal lato manco, bello molto in forma corporale, non era grande ma piccolo; il volto così acceso, proprio di quegli angioli fini che sembrano fatti di luce, gli vedevo nelle mani un lungo dardo d’oro, e sulla punta parevami che vi fosse un poco di fuoco. Sembravami che alcune volte con questo mi ferisse il cuore e che penetrasse fino alle viscere: nel ritirarlo a sé sembravami che seco portasse le medesime. Era così vivo il dolore che mi faceva dare piccolo gridi; tanta è la soavità che mi procura questo grandissimo dolore che non si desidera mai cessi, né vuol rimanersene senza Dio. Non è dolore personale, ma spirituale, benché lasci il corpo di averne parte, e anche troppo. Gesù, la dolcezza è troppo: o siate men soave o ingrandite il mio cuore” (1588). (M.@rt)





Edited by Milea - 4/8/2021, 19:43
 
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