Jacopo della Quercia, Tomba di Ilaria del Carretto

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view post Posted on 23/10/2014, 19:14     +7   +1   -1
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Jacopo della Quercia
Tomba di Ilaria del Carretto



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Il Duomo di San Martino a Lucca è una straordinaria opera d’arte e, nello stesso tempo, uno scrigno di opere d’arte. Ma, tra tutte, ve n’è una che, oltre al messaggio della bellezza, comunica una struggente commozione: è la tomba di Ilaria del Carretto, moglie di Paolo Guinigi signore di Lucca, morta nella città toscana a venticinque anni. Benché non tutti gli studiosi siano concordi, sembra che il monumento funebre fin dall’inizio sia stato pensato per trovare collocazione nel Duomo.

L’autore è Jacopo della Quercia, uno dei sommi scultori del rinascimento. Ricevette l’incarico dal Guinigi subito dopo la morte della giovane moglie, avvenuta nel 1405. Jacopo concentra l’attenzione dello spettatore sul sarcofago, isolandolo dal contesto e ponendolo direttamente a terra (perciò la tomba è detta “terragna”), mentre fino ad allora lo stile prevalente collocava il sarcofago su colonne o cariatidi e sotto un baldacchino.

I lati lunghi della tomba di Ilaria presentano cinque putti alati che sorreggono una ghirlanda di fiori e frutti: un motivo ornamentale classico, che lo scultore ripropone ispirandosi ai sarcofagi romani visti forse nel Camposanto di Pisa. I lati corti espongono rispettivamente l’immagine della croce formata da foglie di acanto e lo stemma dei del Carretto con foglie e fiori.

Questa connessione tra l’elemento pagano dei lati lunghi e quello cristiano dei lati corti è una perfetta realizzazione sintetica del rinascimento. C’è da notare come l’abbondanza di fiori e frutti indichi il paradiso (che, etimologicamente, significa “giardino”), mentre l’acanto nella simbologia medievale allude alla risurrezione.


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Sul coperchio del sarcofago è rilevata l’immagine della defunta: distesa con le mani incrociate sul grembo, Ilaria si manifesta nella sua giovinezza, nella sua grazia, nella semplice eleganza del vestito, nell’acconciatura dei capelli fermati da una ghirlanda, nell’espressione serena della fiducia e dell’abbandono, nell’assenza totale di rigidezza e di movimento. Il capo poggia su due cuscini sovrapposti, mentre ai piedi è collocato un cagnolino, simbolo di fedeltà, che guarda smarrito verso la padroncina quasi aspettando il cenno di un suo comando.


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La statua di Ilaria è di una spiritualità assoluta, come se la morte avesse fissato in un momento eterno l’idea di una creatura perfetta. Di pieno equilibrio rinascimentale è il messaggio che promana dall’opera: un inno alla vita e alla giovinezza, sottolineato dalla danza dei putti e dall’ornamentazione floreale, inno che la morte non riesce a distruggere e a corrompere. Non ci troviamo in presenza di un ottimismo superficiale, come se la morte non fosse un’esperienza tragica, ma di una meditazione sul senso della fugacità della vita e sulla possibilità di una glorificazione anche all’interno della morte, anche all’interno di un’esperienza “pesante”, cui allude la pesantezza del festone.

Stilisticamente l’opera segna una svolta rispetto all’arte gotica. Volumi, contorni, forme, proporzioni, essenzialità, realismo della rappresentazione, recupero degli elementi classici greco-romani, il gioco palpitante di luce e ombra che si svolge nella danza dei putti: sono aspetti che preludono alla grande stagione del rinascimento, benché Jacopo non disdegni del tutto gli elementi gotici, il cui influsso si avverte soprattutto nella dolcissima figura di Ilaria.


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Fonte





Edited by Milea - 25/7/2021, 10:08
 
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Le nozze tra Ilaria del Carretto dei Marchesi di Savona e Paolo Guinigi, che fu Signore di Lucca tra il 1400 e il 1430, vennero celebrate con grande sfarzo nel febbraio del 1403. Dopo il matrimonio non consumato con la giovanissima Maria Caterina degli Antelminelli, che peraltro aveva procurato al Guinigi una cospicua dote, Paolo si assicurò la continuità del casato con la nascita di Ladislao nel 1404 grazie all'unione con Ilaria del Carretto. L'otto dicembre dell'anno successivo, l'allora ventiseienne consorte del Signore di Lucca morì dopo aver dato alla luce la secondogenita, cui venne imposto il suo stesso nome. Nel sarcofago di Ilaria - la cui esecuzione era probabilmente quasi ultimata nell'aprile del 1407, quando il Guinigi si risposò - lo scultore senese Jacopo della Quercia dimostra ancora profondi legami con il gusto del gotico internazionale nella composizione dell'opera, legata alla tipologia del monumento funerario di matrice francese.




Ciò si rileva nell'impostazione generale del monumento (figura giacente, posizione delle mani, cagnolino ai piedi della defunta come simbolo di fedeltà) e soprattutto nella raffinata veste indossata da Ilaria, caratterizzata da ampie maniche terminanti in polsini alti e aderenti, dalla cintura stretta sotto il seno e dall'alto soggolo che le incornicia il volto. Il sepolcro di Ilaria del Carretto resta legato al passato nella tipologia del monumento funebre di derivazione francese e nell'eleganza di gusto gotico, mentre si proietta verso il futuro per il forte senso plastico e tridimensionale che impronta il rilievo costruito a larghe masse e per l'uso di motivi ormai rinascimentali come i festoni sorretti dai putti lungo i fianchi del sarcofago ricavati dai prototipi sculturei dell'antichità. Lo stemma, visibile su uno dei lati brevi della cassa, rappresenta i blasoni uniti delle famiglie Guinigi-Del Carretto.









Edited by Milea - 21/10/2022, 13:48
 
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view post Posted on 23/10/2014, 20:16     +2   +1   -1
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