Crocifissione bianca, Marc Chagall, 1938

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view post Posted on 24/7/2016, 14:43     +6   +1   -1
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Marc Chagall, Crocifissione bianca (1938)
Olio su tela, 155×140 cm
The Art Institute of Chicago



La Crocifissione bianca è un dipinto cruciale nella storia dell’artista russo Chagall, un manifesto, una presa di coscienza politica esattamente contemporanea a Guernica di Picasso. Mentre lo spagnolo rappresenta la crisi della civiltà della civiltà dell’occidente attraverso la distruzione del popolo del paese basco, Chagall propone un racconto molto diverso, quello della persecuzione non solo degli ebrei ma di ogni popolo sottoposto a dittatura, come nella Russia di Stalin.

Dopo le leggi marziali in Germania (1933) viene anche la esclusione dai musei, e la parziale distruzione, dell’arte definita dai nazisti “degenerata”, in realtà l’arte moderna intera, dunque anche le opere di Chagall sono eliminate. In questo clima il pittore dipinge in Francia questo grande quadro che va inteso come segno del rifiuto di ogni oppressione. L’opera, portata dalla Francia in Spagna e poi in Portogallo, seguirà nel 1941 l’artista negli USA dove sarà esposta alla fine della guerra prima al Museum of Modern Art di New York, poi a The Art Institute di Chicago, dove oggi è conservata.



Jesus


Il “Cuore ebraico”. Il Cristo è l’asse di sistema di luci che piovono dall’alto e scandiscono la scena: ha per perizoma lo scialle di preghiera degli ebrei ma disteso come una bandiera, un manifesto, non aderente dunque alla gambe che ricopre. In basso il candeliere a sette braccia (ne vediamo solo sei) simbolo della fede. Sopra l’aureola del Cristo leggiamo la scritta “Gesù di Nazareth re dei Giudei”, alla destra della figura la scala come sospesa nel vuoto. L’immagine del Cristo ha una lunga storia: Chagall qui dialoga certo con El Greco, ma anche con Tintoretto e Tiziano, e, più indietro, coi Cristi romanici che sono ripresi in alcune opere dipinte negli USA come Crocifissione in giallo (Centre Pompidou, 1942).

L’opera si collega a un grande quadro del 1937 che Chagall ha distrutto, intitolato La rivoluzione : qui, al centro, stava la figura di un Lenin capovolto, i piedi in alto, il volto verso di noi, fra due enormi blocchi di folla, e sotto, seduto, un rabbino. Chagall distrugge la tela proprio per le nuove persecuzioni degli ebrei anche in URSS e per il patto di Stalin con la Germania hitleriana.


soldiers


Le bandiere. Nella parte alta del quadro, un gruppo di piccole figure di soldati che brandiscono spade, pale, forse armi; poco sotto un barcone carico di soldati si accosta alla scia chiara che illumina la croce. Le figure in divisa grigiastra dunque avanzano minacciose contro un villaggio distrutto, le case sono rovesciate, in fiamme. Qui di certo Chagall ricorda le opere di Kandinskj dipinte a Murnau attorno al 1908-1910 e magari anche quelle di Gabriele Münter ( pittrice espressionista tedesca, compagna di Vasilij Vasil'evič Kandinskij) ma il senso di quei modelli è cambiato: mentre a Murnau i pittori dipingevano la pace, la distesa dimensione dei paesaggi, qui si propone la violenza. Ma di chi? Le bandiere rosse indicano una parte politica precisa, quella dell’Unione Sovietica di Stalin.


fiamme


Le fiamme. Ancora un blocco narrativo a destra, un edificio, una sinagoga in fiamme, con davanti una figura che cerca di mettere in salvo la Torah traendo i rotoli dal loro armadio; sopra, la stella di David fra due leoni, conferma l’interpretazione. Il quadro è composto per blocchi, scene distinte, come in un antico dipinto votivo medievale dove, nelle parti a lato della figura centrale, leggi un diverso racconto e scopri magari anche una matrice distinta, quella delle “città minacciate” di Paul Klee.
Chagall amò molto la pittura di Klee, come del resto quella di Kandinskij, dal tempo de L’almanacco del Cavaliere Azzurro pubblicato nel 1912 e dal saggio, sempre di Kandinskij, intitolato Lo spirituale nell’arte . Proprio da quel testo vengono le simbologie del colore del dipinto di Chagall: bianco, giallo segno del divino, azzurro della purezza, rosso e fuoco della violenza, verde della memoria.


rotolo


Il rotolo in fiamme. Brucia in primo piano un rotolo della Torah e un rabbino in atto di preghiera fugge fuori dello spazio del quadro, in primissimo piano, una donna col bambino urla il suo dolore; la figura sembra evocare i dipinti di Picasso del periodo blu che Chagall aveva visto a Parigi nel lungo soggiorno fra il 1911 e il 1914.


fedeli


I due fedeli. A sinistra in basso due figure, una ancora una volta un religioso o un fedele che tiene stretti i rotoli della Torah e si dirige fuori dal dipinto; subito a sinistra una figura di vecchio con un simbolico, “spirituale” camice azzurro e un cartello appeso al petto dove si leggeva, in origine, “sono un ebreo”, dunque anche lui è un segno delle persecuzioni, come la figura tagliata, di cui vediamo solo la testa, nell’angolo del dipinto. L’intera opera rappresenta la violenza, la distruzione, la dissoluzione di una cultura, quella degli ebrei, certo, ma insieme quella dell’occidente dove la sola certezza è il Cristo illuminato dalla bianca luce.



orrore


L’orrore. In alto, sopra la croce, si vedono due figure dipinte di azzurro: sono un vecchio che si copre con le mani gli occhi, un altro vecchio leva la destra come per ammonire, un terzo è di profilo, sospeso in volo e spalanca le braccia; alla sinistra ecco una donna, sempre con le braccia alzate in segno di disperato orrore.
Sono i profeti, sono gli antenati, sono i morti di Israele, sono i vecchi di tutto il mondo che rifiutano la distruzione che si manifesta sotto di loro. Ma queste figure sono anche citazioni evidenti del Picasso più drammatico e impegnato nella denunzia sociale, quello del periodo azzurro, dunque degli anni fra il 1901 e 1904 circa. Così, concependo il quadro come un ex-voto, Chagall respinge le violenze delle due dittature, quella nazista e quella staliniana, proponendo una sola salvezza, la luce bianca di Cristo che domina la composizione. (M.@rt)






Edited by Milea - 4/7/2021, 11:57
 
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In White Crucifixion, Chagall stressed the Jewish identity of Christ and also related Jesus’s crucifixion to Jewish themes in overt and subtle ways. Instead of a loincloth and crown of thorns, Jesus wears a striped Jewish ritual prayer shawl and a headcloth. Note the halo around his head.

The halo around Jesus’s head is echoed in the halo surrounding the menorah, one of the oldest symbols of Judaism. It remains unclear why Chagall represented menorahs with six branches. The four figures above Jesus’s head represent Biblical patriarchs and a matriarch in mourning. Chagall dressed all the figures in traditional Jewish robes and the men wear kippahs (head coverings).

Chagall’s painting depicts the devastation wrought by pogroms, or violent riots, against the Jewish people. To the left of Christ, a synagogue and Torah are in flames. Scattered beneath them are the torn remnants of a prayer book, an overturned chair, a menorah, and what appears to be a lamp.

Chagall originally painted an inverted swastika on the armband of the soldier throwing open the doors of the synagogue; in the early years after making the work the artist painted over the symbol not only as a safety precaution but also to make the image speak to the larger history of pogroms against the Jews.

The scene to Christ’s right shows another pogrom being visited upon an entire village. Below the violent scene a group of people attempt to escape by boat, but with only one oar, their attempt appears futile.

In the lower left corner of the painting another group of people flee. One figure carries a Torah scroll; another has a sign around his neck. Just as he altered the soldier’s armband on the other side of the canvas, Chagall painted over the sign at a later point. Although it is currently blank, research reveals that this sign previously said "Ich bin Jude" (or "I am a Jew").






Edited by Milea - 4/7/2021, 12:06
 
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