| Il mistero di Modigliani a Pisa
Una mostra racconta l’universo del pittore con una serie di capolavori in arrivo da Parigi e da varie collezioni. Al San Matteo esposte le tre false teste ripescate trent’anni fa
Fotografia con dedica donata da Amedeo Modigliani a Jeane Hébuterne, 1918
Il primo passo nelle sale dedicate a Modì di Palazzo Blu, sui Lungarni di Pisa, è un ritorno al passato nella Livorno di «Dedo» (così chiamavano Amedeo da bambino e da ragazzino), nella casa natale di via Roma 38, nelle viuzze del quartiere della Venezia, nei dedali fluviali dei Fossi Medicei e nei tramonti che i Macchiaioli manifestavano in quasi ogni angolo della città.
La città dove Modigliani è nato è appena una ventina di chilometri, ma è Pisa a rendergli omaggio con una mostra sontuosa racchiusa in quel tempio espositivo (Palazzo Blu, appunto) che in pochi anni ha fatto parlare di sé l’Italia è il Mondo. Si chiama «Amedeo Modigliani et ses amis» (sino al 15 febbraio) e racconta la storia di oltre cento opere, alcune capolavori, ma anche emanazioni.
Sono prestiti del Centre Pompidou di Parigi, altri dipinti arrivano dalle principali collezioni pubbliche e private, italiane e straniere. «Cinque straordinari Modigliani provengono dal Musée de l’Orangerie di Parigi che ha accettato di prestare tutte le opere dell’artista livornese della collezione Jean Walter e Paul Guillaume», spiegano gli organizzatori e il curatore della mostra, Michel Bouhours, tra i massini studiosi di Modigliani e responsabile del dipartimento delle collezioni moderne del Centre Pompidou di Parigi.
È un’esposizione molto particolare, quella pisana, e non solo perché si snoda ricreando le atmosfere culturale di Modigliani e del suo tempo, ma perché con grande coraggio si collega a un’altra esposizione, quella che si svolge in contemporanea al museo nazionale di San Matteo e dedicata ai falsi Modigliani. Qui, le protagoniste, sono le tre Teste ripescate il 24 luglio del 1984 nei Fossi Medicei, che fecero gridare al miracolo una schiera di critici d’arte (primi tra tutti Giulio Carlo Argan) e che poi si rivelarono la burlesca creazione di ragazzi livornesi armati di trapano elettrico. E il miracolo si trasformò in uno scandalo. Non è un oltraggio.
Anzi. Le tre false statue alzarono il velo di Maya sul mondo, troppo osannato, degli Esperti, cancellando in un baleno l’Iperuranio della verità artistica. Ma torniamo a Palazzo Blu. Le sculture ci sono anche qui e sono capolavori. Nella sala dove troneggiano ci sono anche le opere di Brancusi, il grande scultore nel cui atelier Modigliani lavorerà per molto tempo. Come la Principessa X, Mademoiselle Pogany III che quasi dialoga con le due teste scolpite nella pietra da Modì e “Il tempio del piacere”, dedicato al potere ipnotico delle donne.
Falso Modigliani - Testa scolpita
Tra i dipinti di Amedeo da ricordare la giovanile e incantevole «Stradina Toscana» composta nel 1898 e il «Ritratto di Aristide Sommati». E ancora il «Ritratto di donna che partecipa ad una seduta spiritica» del 1905 , «Ritratto di Maurice Drouard (1909), «La mendicante» (1909). Notevoli anche gli avvicinamenti di Modì al cubisbo con «Hermaphrodite», (matita su carta del 1911). Entusiasmanti sono poi «Testa rossa» (1915), la «Donna con nastro di velluto» dello stesso anno. Commovente la «Jeanne Hebuterne» del 1918, la «Ragazza rossa» (1915) e «Ritratto di Soutine del 1917. Folgoranti «Donna col colletto bianco», «Nudo sdraiato», «Donna seduta», «Il violoncellista».
Nostalgico e misterioso il «Carnet di disegni», quei 32 fogli che racchiudono segni immortali: da brividi la «Lettera al fratello Umberto». Non c’è solo Modigliani nella mostra pisana. I suoi capolavori dialogano con altri gioielli di maestri immortali, tutti uniti da una strada segreta e da quella Parigi di Montmartre e Montparnasse simbolo di un’epoca formidabile. Ci sono opere Soutine, Picasso, Chagall, Léger, Utrillo, Ghiglia, tanto per citare alcuni autori. E poi documenti, installazioni multimediali, disegni, curiosità anche inedite. E soprattutto a Pisa ci sono le emanazioni di quelle atmosfere: da Livorno a Parigi, nel nome di Modì. Fonte
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