Frida Kahlo, il mito creato con una maschera ambigua, La sua produzione è ridotta a diario intimo. Servì per trasfigurare le contraddizioni

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 19/9/2014, 08:45     +3   +1   -1
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
34,007
Reputation:
+24,933
Location:
Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

Status:



Frida Kahlo, il mito
creato con una maschera ambigua





«Non dal volto si conosce l’uomo, ma dalla maschera», scriveva Karen Blixen in una delle più affascinanti storie da lei inventate, Diluvio a Norderney. Una lezione che Frida Kahlo, come ogni grande artista, conosceva bene.
Lungi dal mettersi a nudo, nei suoi oltre 55 ritratti, quasi un terzo di tutta la sua opera, ci ha mostrato la maschera di Frida, personaggio da lei accuratamente recitato in una pièce che, ad un certo punto della carriera, ha previsto una parte anche per i rotocalchi, moltiplicatori di notizie sulla strana coppia che Frida formava con il celebre pittore muralista Diego Rivera. Nel tentativo di interpretare in chiave biografica i suoi quadri, sono state scritte migliaia di pagine e naturalmente la lettura psicoanalitica, o pseudo tale, ha avuto la parte maggiore.



Eppure, se Frida non fosse stata sempre volutamente ambigua, non avremmo esegesi così discordanti, addirittura in contrasto l’una con l’altra, al punto da apparire alla fine come ridicoli esercizi di non senso.
A spiazzare i chiosatori professionisti è soprattutto il fatto che pochi artisti, prima di Frida, hanno dipinto il corpo femminile al di fuori del consueto ruolo di modella e ancor meno sono quelli che l’hanno utilizzato per descrivere temi come l’aborto, operazioni chirurgiche o, persino, la nascita dell’artista stessa.

La francese Louise Bourgeois, in America, stava facendo qualcosa di simile; ma mentre lei lavorava sulle ferite della psiche, la Kahlo aveva abbondante materiale per affrontare i traumi del corpo, il quale le si presentava come un continuo ostacolo. A sei anni fu colpita dalla poliomelite che la costrinse a letto per nove mesi e le lasciò una zoppìa che le valse il soprannome di «Frida gamba di legno» da parte dei compagni di classe. A diciotto anni l’autobus su cui stava viaggiando venne investito da un tram e nella collisione un corrimano le trafisse la schiena procurandole danni permanenti. Nel 1930 i medici le consigliarono di abortire per non compromettere le già fragili ossa del bacino. Seguirono altri due aborti, un’operazione al piede destro, sette interventi alla spina dorsale con convalescenze che le procuravano «vomito costante e dolori cronici», dolorose infezioni e una cancrena alla gamba, amputata nel 1953. Infine una polmonite la portò alla morte nel 1954.

Ma Frida era troppo intelligente, troppo manipolatrice e troppo artista per pensare di fare dei suoi quadri un semplice diario, una specie di irrazionale sfogatoio. Al contrario, le immagini le servivano per trasfigurare, sublimare, raccontare. In una parola imbrogliare. Prendiamo per esempio Ospedale Henry Ford, che ha per tema l’aborto. Tutto, e il suo contrario, è stato detto sui simboli che compaiono nel quadro e sul desiderio frustrato di maternità. La verità è che Frida, nello stesso tempo, nel diario scriveva quanto fosse infastidita e stanca di sopportare nausee e disturbi della gravidanza e quando i medici le prescrissero il riposo assoluto, lei decise invece di prendere lezioni di guida. La stessa ambivalenza che manifestava verso il matrimonio: da una parte rappresentava se stessa come la moglie devota nell’autoritratto con il marito cui lascia tenere in mano una tavolozza riservando per sé l’aspetto di fragile mogliettina. Dall’altra non rinunciò mai ai suoi incontri bisessuali, al fumo, all’alcool, alle droghe, al parlare osceno, lasciandosi insomma andare a comportamenti tutt’altro che da moglie borghese.

Non fu mai una sottomessa, sebbene pretendesse di giocare la parte della povera moglie tradita dal marito macho le cui avventure erotiche erano ben documentate dai rotocalchi. Sebbene nei dipinti costruisse di sé un’immagine di donna dei dolori, molti amici dell’artista sostengono che Frida lacerava le ferite e aggravava le conseguenze delle operazioni per manipolare sadicamente l’attenzione del marito e per amplificare la leggenda del suo personaggio.


Fin dall’adolescenza la Kahlo manifestò nella vita privata il rifiuto delle norme convenzionali che riguardavano il sesso femminile, e tuttavia pubblicamente mantenne un basso profilo: di fatto anche lei era un macho messicano, ma lasciò questo ruolo pubblico al marito.

Frida non era una fredda calcolatrice. Era un’artista che, come tutti coloro che possono fregiarsi di questo titolo, sapeva controllare il proprio linguaggio dando una forma alle proprie nevrosi. Fu questo che alla fine le consentì di trionfare nella considerazione dei posteri mentre la pittura retorica del marito si andava sgonfiando. Fonte





Edited by Milea - 13/7/2021, 21:11
 
Web  Top
0 replies since 19/9/2014, 08:45   327 views
  Share