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Self-portrait while looking at a painting (1865 ) oil on canvas, 22.5 x 32 cm Firenze, Galleria d'Arte Moderna in Palazzo Pitti
Il suo destino era deciso. Lo studio paterno per quanto riguarda la tecnica, l'ambiente della stupenda Ferrara, ricca di opere d'arte, così carica di suggestioni e insegnamenti, offrivano al giovane tutti gli incanti e le possibilità: poteva ormai lavorare a viso scoperto, freneticamente com'era suo costume, e per riposarsi si buttava nel mondo della musica, che lo attraeva quasi quanto quello della pittura e nel mondo dell'amore, con innamoramenti per ragazze che riusciva a incantare con il suo spirito e il naturale ardire.
Già sin da allora tutto ciò che la matita di Boldini toccava si trasformava in vita e in denaro. Piovvero da amici giovani e meno giovani le commissioni per quei ritrattini così spiritosi e somiglianti, “con quel qualcosa in più”, c'egli sapeva eseguire con rapidissimo magistero. Boldini, ormai giovane uomo, sapeva lucidamente quello che voleva: dipingere ed evadere. Il mirabile ambiente di quella città del silenzio non bastava più, lo limitava, lo soffocava, gli aveva già dato tutto ciò che gli poteva dare.
Invece Firenze...Un mondo nuovo, una città in pieno fermento, i “Macchiaioli” che si battevano clamorosamente contro l'accademia fatiscente, che “davano scandalo”, che attiravano disprezzo ed entusiasmo, come di lì a qualche anno avrebbero fatto gli “Impressionisti” a Parigi. Giovanni coi suoi ritrattini e altri lavori aveva già messo da parte una piccola somma, ma un vero colpo di fortuna (ne contò parecchi in vita sua) affrettò gli eventi: uno zio canonico morendo gli destina duemila lire. Commosso (ma non troppo) poichè si trattava di lasciare non solo la casa e il luogo natìo, ma anche la ragazza, il ventenne Boldini, più certo che mai delle proprie capacità artistiche e più fiducioso, anche, dopo i primi successi sentimentali, del proprio aspetto fisico ( i primi guadagni gli avevano consentito le prime escursioni nel dominio del “dandysmo) prende il treno per Firenze.
Portrait of Alaide Banti in White Dress (1866) oil on canvas , 42 x 23 cm
All'Accademia si annoiava molto. Doveva trattarsi di un viaggio di ricerca, di orientamento: fu invece una tappa importante per la sua vita di pittore. Boldini si buttò subito allo studio, ma, come era prevedibile, l'Accademia lo annoiò ben presto. Molto più lo interessavano il Caffè Michelangelo e i Macchiaoli che vi tenevano allegre e tumultuose sedute. Si legò in modo particolare con Banti e Gordigiani, ma fu accolto festosamente anche da tutti gli altri: Signorini, Fattori, Borrani, Cabianca, Abbati. Ottimi artisti tutti, compresero subito che quel tipo curioso era uno di loro, e dei migliori e dei più dotati. Il ferrarese si divertiva al Caffè Michelangelo: gli altri gridavano, proclamavano, discutevano, demolivano; lui disegnava, caricaturava (ferocemente), interrompendosi solo di tratto in tratto per rispondere, in modo fulminante, a qualche domanda maliziosa e provocatoria.
Sarebbe bello indugiare un poco con Boldini nella meravigliosa Firenze di allora, ma questa non vuole né può essere una biografia, è solo una seri di flaches sui maggiori episodi di una vita straordinaria. Che cosa gli portò il soggiorno sulle rive dell'Arno, interrotto naturalmente nella sua Ferrara piena di ricordi, a Napoli, a Palermo, a Montecarlo, solo o in compagnia di amici? Anzitutto lo “sprovincializzò” (Firenze, dicono, era una città di provincia, ma una provincia abitata da talenti) completando il suo innato senso di sicurezza, raffinando il suo gesto istintivo, quella sete per le cose desiderabili, i gioielli, le stoffe preziose, le vetture accoglienti, i cavalli e le donne.
Comprese una volta per sempre che quelle sue manine paffute, ostinatamente infantili, potevano, impugnando un pennello o una matita, spalancargli le porte dei più impensati paradisi. Poi, la quotidiana frequentazione di pittori come Fattori e Lega, il contatto di personaggi che univano l'arte della cultura - come Banti, Signorini, come il critico Diego Martelli e lo scultore Adriano Cecioni -gli aprivano gli occhi su problemi e su possibilità di un'arte ansiosa di rinnovarsi. Come si è visto, Boldini discuteva poco e lavorava molto, ma nulla gli sfuggiva e in quel miracoloso computer che era il suo cervello ammassava dati e impressioni che sarebbero tornati, folgoranti, anni e anni dopo. Comunque a Firenze avvenne la prima incarnazione di Boldini, il Boldini macchiaiolo. A parte i lavori di routine accettati e svolti, con l'amico Gordigiani, per necessità pratiche, Giovanni portò a termine un gruppo di opere per lo più di piccole dimensioni, come quasi sempre nelle sue “Prime maniere”, ma di buon contenuto pittorico. (M.@rt)
The Great Road in the Villas Combes (1873)
Edited by Milea - 4/8/2021, 10:13
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