| La mañana
(Los tres cantos)
Canta anima mia; canta la mattina! Canta con gli uccelli, con gli alberi, i fiori e le acque! Canta con il vento e la montagna, con la foresta e la pianura illuminata dal sole, che ti viene offerta come un’anfora d’oro traboccante di vita! Canta anima mia, con il meraviglioso grillo di luce, che abita nella corteccia dei pini e con l’ape ubriaca di profumo; canta con l’aquila solitaria nella cuspide delle rocce e con la formica laboriosa nelle cavità della terra! Canta con la farfalla dalle ali inquiete come le palpebre di un bambino, e con il verde rospo sul trono di ninfee nello specchio dello stagno. Canta con il raccolto e il grano dorato; con frutti rosa, che si aprono come giovani labbra; canta con il tenero agnello del gregge e con la madre felice che lo ha dato alla vita! Canta, anima mia, canta con l’anima gemella; con la cara anima sorella che vibra, piange e ride con te in un solo battito! Canta con il candore gioioso del sorriso sincero e dello sguardo trasparente che riflette la serenità della sua dolce emozione! Canta anima mia, e tendi le braccia all’amore raddolcito che giunge al tuo grembo per trovar rifugio; dagli riparo anima mia e desta la sua crescente potenza! Canta con le lacrime di gioia che fremono e scivolano come gocce di rugiada sui petali, e con il bacio che timoroso s’insinua disegnando i veli del cuore per cedere il passo all’aurora piena d’amore! Canta, canta, canta, con la vita, con le passioni del fuoco, con le delizie floride; canta con la gloria suprema degli spasmi condivisi e con i languori che donano agli occhi i toni del tramonto! Canta anima mia e trasmetti all’inutile il tuo fuoco; dagli la tua essenza, crea mondi, profetizza meraviglia e gentilezza, erigi un trono alla verità pura! Canta e attraversa gli spazi con la tua voce musicale e imponi silenzio sugli uccelli perché diano ascolto alla parola dell’uomo savio e ferace! Canta anima mia, canta e bevi in un sorso il nettare mattutino; canta anima mia, il cielo azzurro e la campagna siano per te un baccanale con la cui bellezza puoi ubriacarti!
El Crepúsculo
(Los tres cantos)
Pregate anima mia, pregate! Pregate per il pomeriggio morente, per la campana del lontano convento che lentamente nell’aria soffia il suo metallico gemito! Pregate per le pecorelle smarrite e per gli alberi veementi che sporgono verso il lago le loro ombrose chiome! Pregate anima mia, con l’uccello senza nido e per la pupilla cieca del pozzo abbandonato! Pregate; pregate per il cammello esausto nelle sabbie del deserto e per il leone ferito nelle giungle; pregate per i campi devastati e le spighe senza grani! Pregate per il dolore dell’abisso e per la foglia spiccata! Pregate per il carro senza ruote abbandonato nel mezzo del cammino e per la capanna in rovina che, come anima del paesaggio, rimase in attesa dell’uomo! Pregate; pregate anima mia, per l’orfano e per il vecchio mendicante; pregate per i fiori che raccolgono i loro petali per morire e con il sole, il cui oro piangente va calando dietro alla montagna! Pregate affinché l’orizzonte si accinga a dar preannuncio di sangue e le nuvole colme d’odio vadano in disgrazia; pregate e inginocchiatevi anima mia, pregate affinché regni la pace fra gli uomini e gli elementi; affinché tutti uniti nella medesima volontà possano andare beati verso la fine e rinascere con maggior energia e sapienza! Pregate per coloro che non hanno nome, ma che offrono il loro impeto e bontà senza chiedere compenso né onori; per il vecchio tremante che alla terra china il capo portando in essa spirito primaverile! Pregate, pregate anima mia, per la povera donna innamorata che per sempre ha visto il suo amato addormentarsi fra le sue braccia; pregate per lei, che ha vissuto la feroce realtà del sentirsi inerme di fronte al potere dei suoi baci e del suo amore per farne il calore della vita! Pregate con i cuori squarciati che ululano dolore alle ombre e debbono ridere alla luce del sole! Pregate, pregate, pregate mia anima, toccate la polvere con i vostri pensieri, scongiurate malauguri, alleviate l’amarezza e date la vostra essenza per giuste e nobili cause! Pregate, è l’ora dei presagi, delle tetre apparizioni; l’ora in cui nasce il destino degli uomini! Prega contrita, mia anima; il dolore sta arrivando! Il sole se ne va, e dalle ali delle farfalle morte nascono fiori per le tombe. Il sole se ne va. Desolata cala la notte, portando in grembo il corpo privo di vita del giorno, pallido, freddo, pallido, esangue…. Spietato e felino, il lupo insegue gli agnelli, affilando i denti nella corteccia di alberi secolari e martirizzando le foglie con i artigli feroci. Rumorosi insetti volano da una parte all’altra, si nascondono fra le erbacce, evitando l’ultimo raggio dell’astro d’oro. Il sole se ne va. I patimenti vagano per il mondo con volto affamato in cerca di cuori da divorare. Il sole se ne va, e il sorriso del moribondo va incidendosi sulla pietra indelebile dell’immortalità. Il sole se ne va, e l’anima trema di terrore nell’oscurità. Natura! Il bel viso s’avvizzisce e, come le candele che vanno spegnendosi, china la sua languida testa. La voce, la sua voce allegra, si attenua; le parole rotolano e un’eco cavernosa risponde nel mistero. I suoi occhi, serbanti l’incanto, ragion della mia vita, si socchiudono privi di bagliore e come tristi stelle mi osservano profondamente, accomiatandosi. Natura! Intendi, forse, negar il tuo sostegno a questa grande anima e lasciarla precipitare nel caos come un’ombra? Ti canterò; madre mia, ti implorerò; prostrata bacerò la terra in un prova d’umiltà. Lascerò che gli uomini mi guardino con disprezzo; accetterò il morso delle vipere e il flagello delle loro viscide membra sulle mie spalle. Riceverò volentieri il castigo di gelidi venti, che s’insinueranno fin nel midollo e nel mio cervello faranno il loro rifugio. Chiederò ai fulmini e ai tuoni che sfoghino sulla mia fronte il loro furore. Con voce piena implorerò il mare, perché mi avvolga nell’ira delle onde, e sin all’ultima goccia si liberi d’ogni amarezza. Lascerò che il sole s’irriti sul mio corpo e lo faccia carbone; mi rassegnerò a esser combustibile per fiamme maligne. Rinuncerò alla mia coscienza, e sarò umile bestia, con gli occhi rivolti a terra, in attesa di orrende torture. Sarò un’entità, un nulla, futilità; ma lascia ch’ella viva, respiri, riceva la solenne benedizione di tutto ciò che racchiudi, Natura onnipotente!
VII
(Inquietudes Sentimentales)
Due seni pallidi e inquietanti insieme; occhi rapiti di lubricità, e una carezza impudica e carnale, di traverso al mio passo e al mio cammino. E una voce dal suono indefinibile, come il duro singhiozzo di un bambino, che mi sussurra: Vieni! Io sono l’eros. Ed io andavo seguendo questa menade folle, come un lembo d’acciaio segue la calamita. Avanzavo sospinta dal mistero… S’eran fatte di ghiaccio le mie labbra, chiusa la gola da sbarre di ferro. Il mio sguardo era lucido d’umore, gli occhi raggianti come pietre alcoliche… E ritornai, le labbra insonnolite, gli occhi accecati e trepide le mani contro se stesse in orrido conflitto, assetate di scempio e, nel mio cuore, una sorta di marchio rosso fuoco, denso della più amara delusione. Ma io non ero lì: non mi porgeva, la baccante folle, alcun rimedio per il mio mal d’amore.
XVI
(En la quietud del mármol)
Anuarí… Quest’oggi ti ho un fascio d’immacolate peonie.
Al posarle sul tuo feretro, mi parve che dal cielo piovessero stelle su di lui e fui colta da un delirio di bellezza.
Volli unire le labbra ai bianchi petali, e dal firmamento della mia anima scesero baci, un’infinità di baci d’amore sul tuo corpo sognante.
La dolcezza della tua tomba, s’insinua nella mia mente, come un bagno di rose, ravvivandola con aneliti di passione.
Purificata è la mia carne dalla pura aurora dei tuoi avi che riposano accanto alla tua salma.
Anuarí, mia creatura.
La Noche
(Los tres cantos)
Il cielo diventa più fragile nella terra dei dormienti; ha tonalità stupefacenti che si offrono con umile morbidezza alle fossa, e nel sole c’è meno desiderio di irradiazione, più dolce nel suo oro che nei campi, dove ritorna brillante, come fiamme ravvivate dal vento, alle spighe mature. Ho sentito parlare coloro che se ne sono andati, è un mormorio carezzevole; provo invidia. C’è tanta bellezza nella semplicità e nel gelo. Ogni defunto è un blocco immacolato di neve che diffonde la sua bianca serenità come una maestosa moltitudine di perdono e oblio. Ogni defunto è profonda, immutabile bontà. Ogni defunto è esempio di silente abnegazione. Lì, tra i morti, trovo il mio spirito, ed è con loro che condivide la sua profonda tenerezza. È con loro che si sente forte ed è per loro che si arrende senza timori, dolcemente, come un devoto al suo Dio. Miei defunti; sublimi amori. Vivrò tra voi; sarò un’estrosa dormiente senza gelidi sogni, ma nel suo glaciale riposo. Sarò madre di tutti, con le braccia cariche di fiori, quei fiori che non potete cogliere con vostre algide dita. Sarò la sposa vergine che vi darà tutta l’intensità del suo dolore puro fra lapidi e pietre. Sarò il vostro giorno, il vostro sole, la vostra notte di luna piena. Oh, miei defunti! Nessuno verrà a togliermi questo privilegio; i vivi hanno così tanto da dimenticare nella loro lotta per gli onori. Essi non sanno che nel vostro paese si trova la chiave dell’enigma.
Autodefinizione
Sono Teresa Wilms Montt e anche se sono nata cento anni prima di te, la mia vita non è stata tanto diversa dalla tua. Anche io ho avuto il privilegio d’essere donna.
E’ difficile essere donne in questo mondo. Tu lo sai meglio di tutti. Ho vissuto intensamente ogni respiro e ogni istante della mia vita. Ho distillato una donna.
Hanno cercato di reprimermi ma non ci sono riusciti con me. Quando mi hanno voltato le spalle, io ci ho messo la faccia. Quando mi hanno lasciato sola, ho dato compagnia Quando hanno voluto uccidermi, ho dato vita.
Quando hanno voluto rinchiudermi, ho cercato la libertà. Quando mi amavano senza amore, ho dato ancora più amore. Quando hanno cercato di zittirmi, ho urlato. Quando mi hanno picchiato, ho risposto.
Sono stata crocifissa, morta e sepolta, dalla mia famiglia e la società. Sono nata cento anni prima di te comunque ti vedo uguale a me.
Sono Teresa Wilms Montt, e non sono adatta per le signorine.
Edited by Milea - 30/11/2023, 22:22
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