Nuda sulle opere di Urs Fischer, la performance a Venezia, "Madame Fisscher" la mostra a Palazzo Grassi fino al 15 giugno

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view post Posted on 13/4/2012, 16:25     +1   +1   -1
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Nuda sulle opere di Urs Fischer,
la performance a Venezia



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Si chiama Madame Fisscher la mostra dedicata all'artista svizzero Urs Fischer, inaugurata a Palazzo Grassi, Venezia. Durante la presentazione alla stampa è stata curata dallo stesso artista e da Caroline Bourgeois una provocatoria performance che ha visto protagonista una modella completamente nuda adagiata sulle circa 30 opere esposte. Si tratta di una personale che raccoglie le creazioni di Fischer a partire dal 1990 e che rimarrà alla Fondazione Pinault fino al prossimo 15 giugno.



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Edited by Milea - 13/4/2012, 19:05
 
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view post Posted on 14/4/2012, 07:47     +1   -1
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Una modella nuda
tra le opere di Urs Fischer a Palazzo Grassi



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A Palazzo Grassi a Venezia si aggira una splendida ragazza, dallo sguardo inquietante e dalle curve morbide. Completamente nuda, è una performance sulle opere di Uri Fischer per la nuova mostra promossa da François Pinault.

Bellissima, altrove con lo sguardo e con il sorriso. Gli occhi di tutti, per forza, si posano su di lei. E’ una performance, ma è soprattutto una modella nuda nelle stanze di Palazzo Grassi a Venezia dove è aperta la nuova mostra promossa dalla Fondazione di François Pinault.
La mostra è “Madame Fisscher”, personale di Uri Fischer, la prima di una serie di personali dedicate da Pinault agli artisti delle sue collezione; i pezzi arrivano in gran parte da collezioni private.



La modella, invece, arriva da un casting effettuato a Roma: è la prima di quattro che si alterneranno per tutta la durata della mostra. Si muove morbida e sinuosa tra le opere, il corpo chiazzato di viola per il freddo e l’umidità, accanto – quando si adagia e resta immobile sul divano – una stufetta elettrica che non è arte ma necessità.
Si fa e si farà un gran parlare di lei: tra tante opere, ci ricorda con la sua presenza che l’uomo sa e può essere grande nell’arte, ma la natura, quando s’impegna, non ha rivali. Fonte


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L'artista svizzero Urs Fischer posa a fianco di una sua opera esposta a Palazzo Grassi a Venezia


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Edited by Milea - 14/4/2012, 09:49
 
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view post Posted on 14/4/2012, 08:06     +1   -1
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Urs Fischer
e le sue modalità creative



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Non senza il suo acuto sense of humor, l’artista di Zurigo Urs Fischer, ci invita ad entrare nel suo caotico studio londinese, che, con ironia, ha anche un titolo, Madame Fisscher. Ovviamente stiamo parlando di un’opera e la signora Fisscher, altro non è che una sua invenzione.

Porterà non poco scompiglio ai nostri sensi la sua mostra - curata dallo stesso artista e Caroline Bourgeois - ospitata a Palazzo Grassi dal 15 aprile al 15 luglio, che ha per titolo proprio il nome di questa misteriosa signora.

Chi è Madame Fisscher? Sua madre? La sua musa? Oppure la storpiatura del nome di Madame Tussaud, famosa per il suo museo delle cere? Scopriremo forse chi si nasconde dietro questo personaggio visitando i circa 2000 metri quadrati di esposizione veneziana che accolgono oltre 30 opere prodotte dagli anni ’90 sino a oggi.

Dall’atrio al primo piano di Palazzo Grassi, ci imbatteremo dapprima nella ricostruzione del suo studio, per poi scoprire molte altre opere come Cappillon, dove una lavatrice, un gatto e un’anatra sembrano intrattenersi in una surreale conversazioni, o in una serie di installazioni dove, al posto dei neon, l’artista ha inserito delle carote o dei cetrioli. Non mancano le opere dove Fischer utilizza meccanismi a motore come nell’installazione Mr. Watson---come here---I want to see you, dove un’enorme bocca-tubo e delle gambette motorizzate sembrano ricostruire un terrificante pupazzo semovente.

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Utilizzando oggetti di uso comune, tanto banali quanto rassicuranti, l’artista li compone e scompone ricreando sculture altamente espressive dove illusione, realtà, provocazione, violenza e un’alta dose di pazzia, rigenera e confonde i nostri sensi attutiti.

Oltre alla mostra, l’artista ha voluto realizzare diversi progetti speciali a Venezia. Uno di questi, forse il più coinvolgente, è aplaceforUrs, realizzato grazie alla collaborazione degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Urs Fischer ha chiesto agli studenti di produrre piccole sculture di creta direttamente in alcuni luoghi di Venezia dove saranno viste dal pubblico. Le sculture saranno prodotte nelle giornate del 13 e 14 aprile e si dissolveranno in breve tempo all’aria aperta, rispettando così il naturale processo di deterioramento della materia argillosa.


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Con mano agile ed esperta, Urs Fischer (nato a Zurigo nel 1973) mette in circolazione libidine e ripugnanza, glamour e morbosità, sensualità e disfacimento in egual misura. Un'osservazione ricorrente sul suo modo di fare arte è che varia talmente tanto da una mostra all'altra da rendere difficoltoso capire che si tratta di un unico autore.

Chi potrebbe mai riconoscere la stessa mano (per non parlare della stessa mente) una volta in un lustro cubo di specchi con stampata sopra la riproduzione di un'immagine in trompe l'oeil di una scarpa Céline, e l'altra nel cratere profondo più di tre metri rozzamente scavato nel pavimento della Gavin Brown's Gallery di New York?

Analogamente, non è facile immaginare che l'artista cui piace creare una casetta di marzapane ispirata alla favola dei fratelli Grimm sia la stessa persona che sottomette delle figure femminili di cera, voluttuose e in grandezza naturale, a un processo di lento scioglimento che le dissolve: volti, cosce e natiche che si disfano col calore dello stoppino acceso, inserito al loro interno.


Madame Fissher, Palazzo Grassi - Campo San Samuele 3231
tel. 041-5231680
www.palazzograssi.it
dal 15 aprile al 15 luglio.
Orario: 10-19 (chiuso martedì).
Ingresso: 20 euro per i due musei.
Prenotazioni, prevendite, visite guidate: 199.139.139, www.vivaticket.it



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Fonte





Edited by Milea - 21/4/2012, 11:55
 
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view post Posted on 21/4/2012, 11:06     +1   -1
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Urs Fischer:
"Il mio filo rosso è l’ironia"



Linee di resina, torte sospese, strane macchine... Lo definiscono “scultore del movimento”, ma lui ama paradossi e humour. Come si scopre nella mostra che apre a Venezia

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Tatuaggi che si arrampicano sulle braccia, sul collo. Occhi azzurri e mani che piroettano nell’aria. Ha lo sguardo di un monello che non si lascia catturare facilmente. Ma nell’atrio altero di Palazzo Grassi Urs Fischer si muove con la disinvoltura e il garbo di un invitato atteso da tempo. È a suo agio nella storia architettonica di Venezia. «Palazzo Grassi is fantastic » dice l’artista. Tocca proprio a questo ragazzone, che a quasi quarant’anni sfoggia la bellezza disordinata di un punk, inaugurare il nuovo ciclo espositivo voluto da François Pinault, pronto quest’anno a lasciare spazio anche ai singoli e a consegnare loro le chiavi di un edificio favorevole a un dialogo che accetta nuove prospettive modificando volumi, esaltando la luce. E a dare dell’artista ospite una visione a tutto tondo, con incontri (il 20 giugno dibatte con Francesco Bonami), proiezioni (dodici le pellicole selezionate da Fischer «anche se nessuna è la preferita»), workshop e libri.

Le casse sigillate che aspettano di essere aperte solo da tecnici svizzeri, i fili tesi per misurare angoli e altezze, gli sguardi di complicità con Caroline Bourgeois, co-curatrice assieme a Fischer, raccontano quanto conti per lui il processo creativo. «Urs Fischer interagisce perfettamente con lo spazio perché è molto legato all’idea di come nasce un’opera d’arte» spiega Martin Bethenod, da due anni amministratore delegato e direttore di Palazzo Grassi e Punta della Dogana François Pinault Foundation. La dimora settecentesca diventa sede della creazione. All’insegna del cambiamento.

Così con Madame Fisscher, l’installazione che dà il titolo (un finto refuso disorientante) alla personale aperta dal 15 aprile al 15 luglio, la più importante realizzata in Europa, Fischer fa entrare gli spettatori nel suo studio londinese degli anni Novanta. Dentro le mura, ricostruite nell’atrio, gli arredi, i disegni, i quadri, la testa in creta, l’autoritratto scultura. Quanto conta il tempo per questo artista che esplora i meccanismi della percezione? «Il tempo è movimento» accenna. Poi ricorda di «aver sentito dire che le cellule del corpo umano si sostituiscono in sette anni, dopo questo periodo siamo altre persone. Chi siamo dopo sette anni? Il corpo umano è sempre in evoluzione». «È lo scultore del movimento, come Brancusi » sottolinea Caroline Bourgeois.

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Il motivo del movimento torna nelle opere in cera (entrambi Untitled) che iniziano la propria metamorfosi già a mostra conclusa, come l’autoritratto-candela, seduto al tavolo di un bar, realizzato assieme al ritratto dell’amico fraterno Rudolf Stingel; nei lavori alimentati da meccanismi meccanici che inducono un moto continuo (Nach Jugendstiel kam Roccoko), o ancora in Glasgow Installation, la ricostruzione di un atelier con bozzetti e modelle vere dove lo spazio dell’arte interagisce con quello pubblico.

Dall’atrio prende il via un percorso di oltre trenta opere, dagli anni Novanta a oggi, che svelano l’affezione per gli oggetti quotidiani, il gusto per il paradosso, la ricerca di soluzioni plastiche che rivoluzionano l’uso delle cose, delle proporzioni, la voglia di stupire di questo artista con alle spalle studi di fotografia a Zurigo, la sua città, interrotti per volare a Berlino, Londra e approdare poi nella Grande Mela «quando si è sentito pronto». Perché «New York è interessante per il mix e il mix è interessante per me. E New York è un luogo per l’arte» racconta mentre si aggira al piano nobile, dove ha squarciato il salone d’onore abbattendo un muro e creando una visuale aperta su Ca’ Rezzonico. Per lasciar fluttuare Spinoza Rhapsody, Cioran Handrail e Mackintosh Staccato, tre linee di pensiero (in resina) che si incrociano nell’aria come disegnate a mano libera. «Non ho scelto di allestirla secondo un criterio cronologico ma di proporre lavori di periodi diversi» accenna questo funambolo dell’arte in bilico tra logica e assurdo, violenza e humour. Anche se per Urs Fischer il paradosso “è normale”.

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Ama i giochi paradossali: abC, gli uccellini appesi al termine dello scalone, portano un peso enorme e allo stesso tempo mostrano i percorsi della mostra, sia a destra che a sinistra. In un gioco di simmetrie precise con le opere che si affacciano sul Canal Grande. Nessuna interruzione. Tutto scorre. Eppure Urs Fischer «che inizia a lavorare dai bozzetti e con i materiali, senza seguire una regola, apprezza l’imperfezione», tanto che il critico d’arte Francesco Bonami lo ha definito «il perfezionista dell’imperfezione».

I suoi lavori suscitano sorpresa, divertimento: «Quando la gente entra nei musei, spesso si dimentica del nome del museo stesso, delle opere. I lavori che contengono una buona dose di umorismo hanno più possibilità di essere ricordati». Fa il verso ai Dada, ai Surrealisti, sottolinea Martin Bethenod di fronte all’opera The Lock, replica di un sedile della metropolitana sul quale è sospesa nel vuoto una torta rosa. Si soffia delicatamente e lei si muove lieve.

Da generoso autodidatta - «non credo nella scuola» - ha coinvolto gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, tutti indistintamente, gli allievi delle classi di pittura, di scultura, di arti visive, invitandoli a un’operazione di creazione collettiva. Palazzo Grassi metterà a disposizione cinque tonnellate di creta e i ragazzi lavoreranno su tematiche suggerite da Fischer, i cani, i gatti, il movimento. Nulla è preordinato, le opere, di creta (materiale nuovo per lo scultore), si dissolveranno presto, alcune il giorno stesso dell’inaugurazione. Ciò che resta è l’emozione del gesto. Il risultato inatteso.

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