Il K2 degli italiani, La spedizione di Ardito Desio

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view post Posted on 13/2/2011, 15:35     +1   -1
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Il K2 degli Italiani



K2_Cima




«...Ad un tratto ci accorgemmo che il pendio si attenuava, la neve diventava consistente, grazie a Dio non si affondava più. Il pendio si attenua ancora, è quasi piano, è piano! Guardiamo intorno, quasi stentando a credere. Dopo mesi e mesi di fatiche, non ci resta più niente da salire. Sopra di noi soltanto il cielo...»


31 luglio 1954. Ore 18:00 Compagnoni e Lacedelli sono sulla vetta del K2, a coronamento di una gigantesca spedizione magistralmente organizzata e diretta da Ardito Desio.



A più di 8000 metri d’altezza, tra il ghiaccio e la neve, i due uomini hanno affrontato un cammino che nessuno ha mai percorso prima, per raggiungere la vetta di una delle montagne più pericolose al mondo. Il K2, situato al confine tra Cina e Pakistan, nella catena dell’Himalaya, dopo il monte Everest, è la montagna più alta del pianeta: 8611 metri. Nella prima metà del ‘900 alcune spedizioni cercano di arrivare in cima al K2, ma devono arrendersi davanti a percorsi troppo ripidi e furiose tempeste di neve. Durante questi tentativi falliti, molti scalatori perdono la vita.


SpedizioneK2_3



Nel 1954 a sfidare il K2 è una spedizione italiana, guidata dal geologo Ardito Desio.


Desio_K2






Desio e i suoi compagni si muovono lungo lo Sperone degli Abruzzi, una cresta di roccia che corre sul fianco sud - orientale della montagna. Tra aprile e maggio, a quasi 5000 metri, viene organizzato il campo base. Altri campi verranno piantati in corrispondenza delle varie tappe della scalata. Ardito Desio rimane al campo base a dirigere le operazioni. La scalata vera e propria viene affidata agli alpinisti più esperti. Il 21 giugno, mentre il gruppo affronta una bufera a 5600 metri, l’alpinista Mario Puchoz muore di edema polmonare.



Spedizione_K2








Campo_Base_K2




Spedizione_K2_Valle



Sherpa_K21



Campo_K2


Cordata_K2



Passaggio_K2




A fine mese, la squadra italiana attraversa la Piramide Nera: una ripida distesa di roccia, percorsa da canali ghiacciati, che si trova a quasi 7000 metri. Il 30 luglio lo scalatore Walter Bonatti, accompagnato da una guida pakistana, parte dall’ottavo campo, a 7700 metri, per raggiungere il nono campo, posto a 8100 metri. La missione di Bonatti è portare ai suoi compagni alcune bombole a ossigeno, utili per respirare oltre gli 8000 metri. Ma Bonatti non trova il nono campo.



Sherpa_K2




Deve passare la notte all’aperto, a 50 gradi sottozero. E’ la sua grande forza fisica a salvargli la vita. Bonatti riesce a far avere le bombole solo il giorno dopo. Grazie ad esse, due uomini possono raggiungere la cima: i loro nomi sono Achille Compagnoni e Lino Lacedelli.



Cima_K2


Costone_K2




In seguito, forse per conferire un’aura di maggiore eroismo alla loro impresa, Compagnoni e Lacedelli raccontano che le bombole erano quasi scariche, e che l’ossigeno si è esaurito molto prima della vetta. Ne nasce una lunga polemica con Bonatti.





K2_top




Lacedelli_K2



Nel 1994 vengono scoperte alcune foto scattate da Compagnoni e Lacedelli in cima al K2. Le foto dimostrano senza ombra di dubbio che le bombole sono state usate fino in vetta. La conquista del K2 risolleva l’orgoglio nazionale dell’Italia, un Paese che è uscito a pezzi dalla Seconda guerra mondiale. Per anni il K2 sarà conosciuto anche come la montagna degli italiani.



Vetta_K2


Vetta_K2_2



Vetta_K2_3



Tutte le immagini pubblicate in questo post, sono originali
e tratte dall’album fotografico di mia proprietà. (Milea)



Madonnina_K2






Edited by Milea - 11/4/2022, 13:18
 
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view post Posted on 13/3/2013, 08:08     +1   -1
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“K2 – La montagna degli italiani”,
la nuova mini serie Rai




Andrà in onda su Rai 1 lunedì 18 e martedì 19 marzo, alle ore 21.10, la miniserire "K2 –La montagna degli italiani", articolata in due puntate e "nata" da una coproduzione Rai Fiction, Red Film e Terra Internationale Filmproduktion, sotto la regia di Robert Dornhelm.



La storia è nota. Siamo nel 1954, mentre l’Italia lotta per riprendersi dalla guerra, il professor Ardito Desio, geologo e studioso, ottiene da Alcide De Gasperi il sostegno per una missione apparentemente impossibile: conquistare la prima salita del K2, la seconda cima più alta del mondo. Convoca quindi una squadra con i più forti scalatori italiani. La vera sfida sarà non solo salire la montagna, ma trasformare il gruppo in cui si accende subito la competizione, in una vera squadra.

La miniserie racconta la storica impresa della scalata tutta italiana del K2, la seconda montagna più alta del mondo, nel 1954, in Pakistan. Il periodo storico in questione vede l’Italia lottare per riprendersi dalla seconda guerra mondiale ed il geologo Ardito Desio, a capo della spedizione, ottiene dall'allora Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, il sostegno per una missione apparentemente impossibile: conquistare la vetta del K2 che, con i suoi 8.611 metri, è la seconda montagna più alta del mondo dopo l’Everest, una delle più ardue della catena montuosa dell'Himalaya.

Per farlo convoca una squadra con i più forti scalatori italiani: il veterano Riccardo Cassin, Achille Compagnoni, Lino Lacedelli, il giovane Walter Bonatti e molti altri ancora. Ma tra gli alpinisti si scatena subito la competizione e Desio capisce che la sfida forse più importante sarà quella di trsformarli in una vera squadra: dodici uomini con ambizioni e caratteri diversi che vogliono entrare nella storia, con un’impresa che, visti e considerati i mezzi dell’epoca, ha dell’incredibile.

Nontante l'entusiasmo dell'Italia intera per la spedizione su quella che da lì in poi sarebbe stata ricordata come la "montagna degli Italiani", non mancarono polemiche e addirittura strascichi giudiziari di una vicenda che vide la morte di Mario Puchoz, una guida di Courmayeur, e l'allontanamento forzato dalla vetta del campione Walter Bonatti, delle gravi complicazioni riportate da Hunza Mahdi, che determinarono l'amputazione di tutte le dita dei piedi, e dell'amputazione di due dita delle mani di Achille Compagnoni. Gli attori presenti nella miniserire sono Massimo Poggio, Marco Bocci, Michele Alhaique, Giuseppe Cederna, Matteo Azchirvani, Alberto Molinari, Marco Cocci, Vincenzo Peluso, Giorgio Lupano e Sandra Ceccarelli.


Nota curiosa, sono stati diversi gli apprezzamenti fatti sulle location: Hall in Tirol, Rinn (campo base), Innsbruck/Hafelekar (campo in quota)/Palais Trapp/Università/Palazzo del Governo, nella valle Valsertal e le nevi eterne di Sölden/Rettenbachferner (riprese su ghiacciaio) sono state gradite sia dagli attori che dal regista. Massimo Poggio ha affermato: "E’ sempre il tempo di cui abbiamo bisogno per ogni scena: sole, neve e tempeste arrivano in questo bellissimo, impressionante scenario di montagna del Tirolo quando servono!".

Soddisfazione espressa anche da Johannes Köck, di Cine Tirol Film Commission: "Siamo molto felici di avere ospitato questa produzione impegnativa e avvincente. Per la terza volta una delle più alte montagne del mondo si trova (nel film) in Tirolo: dopo la produzione "Mt. Everest – Into Thin Air" e "Nanga Parbat", è stato realizzato "K2 – The Italian Mountain". A regalare qualche brivido, per noi che rimaniamo a bassa quota, ci pensa Reinhold Messner: "Nel Karakorum il K2 è solo la seconda vetta del mondo ma tenendo conto di altezza, pe-ricolosità e difficoltà tecniche, è considerato l’ottomila più impegnativo".









Edited by Milea - 11/4/2022, 13:50
 
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view post Posted on 14/3/2013, 21:08     +1   -1
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Marco Bocci è Bonatti,
sex symbol ad alta quota





Deve il suo successo a due uomini di legge: il commissario Scialoja di Romanzo criminale e il commissario Calcaterra di Squadra antimafia. «È incredibile che che la quarta stagione sia stata, a detta degli appassionati, la migliore. Di solito le serie lunghe vanno sempre a calare, ma in questo caso no. Ha premiato l’azione e lo spirito di gruppo». Marco Bocci, ultimo eroe televisivo, il più amato dalle italiane, faccia da simpatico mascalzone, è un ragazzo di provincia (Marsciano, in provincia di Perugia) che ha iniziato a teatro ed è stato adottato dalla tv.




È passato da Incantesimo a Ris, Ho sposato uno sbirro, poi la fiction di Sky che ha segnato la svolta, a cui deve tutto: Romanzo criminale. «Con Sollima abbiamo imparato tutti a lavorare in un modo diverso. Mi hanno dato fiducia, un’occasione così capita una volta nella vita… Voglio dire che nel mestiere dell’attore conta il talento, certo, ma anche la fortuna. Non sempre puoi fare quello che vuoi, il vero privilegio è scegliere: per esempio è stato un onore interpretare Walter Bonatti, e mi ha cambiato un po’ la vita».

Ha il ruolo dello scalatore nel film tv K2-La montagna degli italiani di Robert Dornhelm, in onda il 18 e il 19 marzo su RaiUno. Nel 1954, mentre l’Italia lotta per riprendersi dalla guerra, Ardito Desio (Giuseppe Cederna) ottiene da Alcide De Gasperi (Paolo Graziosi) il sostegno per una missione apparentemente impossibile: conquistare il K2, coi suoi 8611 metri, la seconda montagna più alta del mondo, una delle cime più ardue della catena dell’Himalaya. Per farlo convoca una squadra con i più forti scalatori italiani: il veterano Riccardo Cassin (Alberto Molinari), Achille Compagnoni (Massimo Poggio), Lino Lacedelli (Michele Alhaique), il giovane Bonatti, Mario Puchoz (Giorgio Lupano) e molti altri. Ma tra gli alpinisti si scatena subito la competizione e Desio capisce che la vera sfida sarà trasformarli in una vera squadra. Altrimenti ciò che si rischia non è un insuccesso ma una tragedia; in realtà l’impresa ha scatenato polemiche durate 50 anni.

Bocci, Walter Bonatti era un uomo speciale, con una filosofia di vita. Com’è stato interpretarlo?
«È la prima volta in assoluto in cui mi sono sentito una grossa responsabilità, non voglio parlare di crisi, ma di ansia da prestazione, sì. Volevo cercare di rappresentarlo al meglio, senza inventare nulla. Bonatti era ottimista, generoso, si metteva a disposizione dell’impresa era anche spavaldo, a suo modo, ma non in maniera negativa, lo era nei confronti dell’avventura. Amava la natura e la rispettava. Per la prima volta ho capito cosa vuol dire fare i conti con i limiti del proprio fisico, abbiamo girato in Austria rischiando di congelarci».

Come si è allenato per non avere problemi?
«Ero pronto dal punto di vista cardiovascolare, ho corso tanto, mi sono abituato alla fatica; eravamo a 3600 metri con la neve che arrivava alla vita, anche cercare di fare un passo era complicato. Abbiamo girato in posti dove le attrezzature non riuscivano ad arrivare, sono stato mezza giornata attaccato con una corda a un chiodo fissato su una parete a 300 metri di dislivello».

Ha avuto paura?
«In quel momento ho capito quando Bonatti diceva: ci sei solo tu e la montagna. Posso dirlo? Mi cagavo sotto, c’è la paura ma anche l’adrenalina che ti spinge a fare certe cose. Ero sospeso e non sapevo più come tirarmi su, c’era una guida alpina che mi dava le coordinate ma non riuscivo a sentirlo, ho pensato a ogni passo che facevo. Mi dicevo: se lo sbagli potrebbe essere l’ultimo. Sei solo concentrato su te stesso, i polmoni si dilatano, se perdi la testa è finita».

Dopo l’impresa del K2 c’è stato un processo durato cinquant’anni, la storia delle bombole portate su da Bonatti.
«Raggiunsero la vetta Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, con il supporto dell’intero gruppo. Un contributo fondamentale fu fornito da Bonatti e Amir Mahdi (nel film interpretato da Matteo Azchirvani) che rischiando di morire in un bivacco notturno a oltre 8100 metri (scavarono una buca per proteggersi dal gelo), trasportarono le bombole d’ossigeno essenziali per il compimento della missione. La sceneggiatura segue passo dopo passo gli atti del processo, non c’è niente di reinterpretato o di romanzato».

Ha 35 anni, primo bilancio?
«Mi ritengo soddisfatto, ho creduto nei lavori che ho fatto. Tanti mi hanno ripagato. Altri meno. Ripeto, Romanzo criminale mi ha dato grande visibilità, essere apprezzato anche dagli addetti ai lavori ti dà tante chance in più. Ora sto leggendo diversi copioni, voglio tornare a teatro, mi manca. Fino a qualche anno fa riuscivo a portare in scena uno spettacolo, ora che non posso quando vado a trovare amici che recitano rosico».

Con chi vorrebbe lavorare?
«Oliver Stone, se la devo sparare grossa. Ma anche in Italia abbiamo grandi registi e pochi soldi, purtroppo. Garrone, Sorrentino, Salvatores, Michele Placido non hanno niente da invidiare a nessuno. C’è un livello alto di interpreti e di autori, una voglia di fare che non sempre si riesce a convogliare. Poi si va ondate. Va la commedia generazionale? Per tre anni si fanno solo quelle, poi nessuno le va più a vedere e si grida alla crisi. In realtà anche i produttori rischiano il meno possibile».

Ormai il suo nome è legato al commissario Calcaterra di Squadra antimafia: si è posto il problema di legarsi così tanto a un personaggio?
«Il dubbio mi è passato subito, perché ho fatto tante altre cose. Sentirmi legato non è mai stato un cruccio troppo grande, anche perché oggi avere una fiction che ha successo di pubblico è una garanzia. Guarda caso tanti artisti che sputavano sulle serie, gli snob, sono tornati sui propri passi. Ci sono grandi attori di cinema in tv, per fortuna le acque si sono mischiate. Noi recitiamo: se fossimo in America nessuno farebbe queste distinzioni».

È considerato un sex symbol, quando ha contato la bellezza?
«Non lo so. Può contare nell’ambito quotidiano ma sul lavoro non ci ho mai puntato, ho fatto un percorso… Se devo sembrare brutto sporco e cattivo ben venga. Non ho mai ragionato come un bello. Se gli altri pensano che lo sia, meglio così». Fonte




Edited by Milea - 11/4/2022, 13:41
 
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