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Il putto e i capolavori 'svelati' alla Galleria Doria Pamphilj
Che magia il putto senza veli!
Prima del restauro il florido petto della Giunone di Orazio Riminaldi era coperto, come velate erano le parti intime dei putti di Guido Reni. Altre opere invece, come la Santa Caterina di Garofalo, hanno cambiato sia la forma che le dimensioni. Ma questi sono solo una parte dei lavori dell'Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro per la collezione Doria Pamphilj.
I restauri hanno rivoluzionato le tradizionali logiche espositive del Settecento, come appunto la consuetudine di coprire con panneggi le immagini più licenziose o l’uso di disporre i dipinti in base a principi di ordine geometrico modificando le tavole. E' stato così possibile attribuire alcune tele alla mano di maestri come Dosso Dossi e riportare alla luce lo splendore della tavolozza di Tiziano Vecellio in un capolavoro assoluto coma 'La Salomè con la testa del Battista'. La mostra aprirà a Roma il 16 marzo al Palazzo Doria Pamphilj (Foto di A. Rubino e E. Loliva). Mauro Pelella
Guido Reni, 'Lotta tra putti e amorini', durante la pulitura
'Crocifissione', attribuito ad Annibale Carracci.
Sono visibili dei tasselli di sporco e la velinatura di protezione del bordo.
'Crocifissione', dopo il restauro
Orazio Riminaldi, 'Giunone mette gli occhi di Argo nella coda del pavone'. Un particolare durante la rimozione del panneggio
Orazio Riminaldi, 'Giunone mette gli occhi di Argo nella coda del pavone'. Particolare dopo la rimozione del panneggio
Tiziano Vecellio, 'Salomè con la testa del Battista', durante la pulitura
Tiziano Vecellio, 'Salomè con la testa del Battista' dopo il restauro
Ludovico Cardi (detto il Cigoli), 'Cena in casa del Fariseo', particolare durante il restauro
Bernardo Parentino detto il Parenzano, 'Le tentazioni di Sant'Antonio, il potere del male' durante la pulitura
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