Corteo degli Indignati, guerriglia con i Black Bloc, Inferno nel centro di Roma:un black bloc distrugge la statua della Madonna

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view post Posted on 15/10/2011, 22:53     +1   -1
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Indignati, guerriglia con i Black Bloc: 70 feriti

Inferno nel centro di Roma. Lacrimogeni, idranti e sassaiole tra polizia e violenti. Cortei paralleli in 81 Paesi del mondo

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Doveva essere una manifestazione pacifica. Invece è sfociato nella violenza il corteo degli Indignati che si è svolto oggi, sabato, a Roma in contemporanea con 81 Paesi nel mondo. In piazza San Giovanni, luogo storico delle manifestazioni sindacali, si è scatenata una vera e propria guerriglia durata 5 ore. Anche all'interno del corteo: la gran parte dei partecipanti ha cercato di isolare i violenti. Il nucleo di questi era costituito da circa 500 Black Bloc, che hanno anche incendiato un blindato dei carabinieri (illesi i due occupanti). Molti altri i blindati bloccati e colpiti con ogni tipo di oggetto. Molte anche le auto date alle fiamme, con l'aggiunta di molotov lanciate contro gli agenti e risposta con lacrimogeni. Per le strade il panorama è desolante tra barricate improvvisate, motorini e cassonetti dati alle fiamme e negozi con le vetrine distrutte.

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FERMI E FERITI-Un uomo è ricoverato al Policlinico Umberto I in condizioni definite «gravi» per lo scoppio di un petardo che gli avrebbe amputato due dita. Si tratterebbe di un militante di Sel che stava cercando di arginare le violenze. In ospedale pure un poliziotto che ha riportato una frattura alla gamba. Ferito anche un fotografo dell'AdnKronos colpito da una pietra alla festa in piazza San Giovanni. Colpito al volto anche un militante dei Cobas, in via Cavour, che stava tentando di fermare un lancio di bottiglie contro i vigili del fuoco intenti a domare il rogo di un Suv. I primi bilanci parlano di settanta feriti (30 apparterrebbero alle forze dell'ordine, uno dei quali colpito da infarto). Tre in tutto i ricoverati con codice rosso.

Molti i fermi.
Denunciati, tra gli altri, quattro anarco-insurrezionalisti, bloccati nella mattinata, con zaini contenenti caschi da motociclista, maschere antigas, mazzette da muratore, piedi di porco, 500 biglie di vetro e una fionda professionale di grosse dimensioni.

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L'ALTRO CORTEO (CONTRO I VIOLENTI)-I manifestanti hanno aiutato le forze dell'ordine nel bloccare i violenti. In molti hanno applaudito più volte l'entrata in azione delle forze dell'ordine. Circa 200 manifestanti si sono arroccati sotto la statua di San Francesco urlando «no violenza» all'indirizzo dei teppisti. Anche le cariche degli agenti sono state violentissime con un fitto lancio di fumogeni.

In migliaia hanno sfilato pacificamente, nonostante il corteo sia stato spezzato in due dagli scontri tra Black Bloc e polizia. Trentenni, quarantenni, cinquantenni, precari, disoccupati, operai e liberi professionisti, arrivati da tutta Italia, via treno, auto, pullman. Colorati, indignati, ma pacifici: «Uniti per il cambiamento globale» e per gridare: «Noi la crisi non la paghiamo». Un grande striscione recitava: «People of Europe: rise up!».

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I BLACK BLOC ALL'ASSALTO-Le violenze si sono concentrate in piazza San Giovanni. Idranti delle forze dell'ordine in tenuta antisommossa si sono scontrati con un gruppo di «incappucciati» che avevano dato alle fiamme una lunga serie di cassonetti e si erano avvicinati, lanciando sassi e atri oggetti, verso i blindati della polizia e della Guardia di Finanza schierati in via Emanuele Filiberto.

Intorno alle 16 una bomba carta è esplosa contro una ex sede dell'Agenzia delle Entrate in via Labicana. Alcuni Black Bloc hanno cercato di irrompere nella sede del Ministero della Difesa, lanciando anche una bomba carta ma sono stati respinti dalle forze dell'ordine. Intorno alle 16.15 è arrivata la prima carica della polizia in via Labicana, dove era stata data alle fiamme una sede del ministero della Difesa. Presa di mira anche la parrocchia di San Marcellino e Pietro, tra via Labicana e via Merulana.

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Sono state anche aggredite due troupe di Skytg24: a un operatore è stata tolta la telecamera e distrutta. I Black Bloc hanno sfondato molte vetrine e incendiato auto. Qualcuno ha bruciato le bandiere dell'Italia e dell'Unione Europea sul tetto di un hotel di via Cavour. Mentre un altro gruppo ha sfondato la vetrina di una banca con un palo della segnaletica stradale. C'era chi indossava maschere bianche come quella di Guy Fox, il protagonista del film V come Vendetta, e distribuisce volantini con la scritta: «E' la vendetta Precaria».

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ASSANGE A LONDRA-All'improvviso nel cuore di una delle manifestazioni parallele degli Indignati, a Londra, è comparso Julian Assange, il fondatore di Wikileaks. La piazza è esplosa in un urlo di gioia e lui si è piazzato sugli scalini della cattedrale di St. Paul prendendo la parola. «Questo movimento non è per la distruzione della legge, ma per la costruzione della legge», ha detto Assange, che con un megafono ha arringato la folla. «Ho avuto difficoltà come voi a entrare qui nella piazza e ci sono molte persone che ancora non sono riuscite a entrare. Spero che la giornata finisca con la sconfitta delle tattiche repressive della polizia».

Ogni frase di Assange è stata ripetuta in coro dalla piazza. «Siamo tutti individui. E siamo tutti ragazzi e ragazze birichini. Oggi è una combinazione di sogni che si avvera, che molti popoli in giro per il mondo, dal Cairo a Londra, hanno lavorato perché diventassero realtà. Quello a cui siamo stati sottoposti è una distruzione dello stato di diritto. Questo movimento non è per la distruzione della legge, ma la costruzione della legge». Assange si è poi dileguato, circondato dalle sue guardie del corpo.

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LA GIORNATA DELLA RABBIA-L'I-Day, la «Giornata della rabbia» contro la finanza e le politiche economiche ha coinvolto 81 Paesi. Con, a cinque mesi dallo scoppio della prima protesta degli Indignados il 15 maggio a Madrid, quasi mille concentrazioni e cortei in tutto il mondo all'insegna, con lo slogan «United for Global Change». Sydney, Aukland, Tokyo, Taiwan, Londra, New York, Francoforte e Stoccolma sono alcune delle 952 città che, secondo gli organizzatori, interessate dalla protesta.

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DRAGHI: «HANNO RAGIONE, PECCATO PER GLI SCONTRI» -«I giovani hanno ragione a essere indignati» ma «a patto che non degeneri la protesta». A dirlo, a sorpresa, è stato il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi a margine del G20. «Se la prendono con la finanza come capro espiatorio, li capisco, hanno aspettato tanto: noi all'età loro non l'abbiamo fatto». Il prossimo presidente della Bce ha aggiunto: «Noi adulti siamo arrabbiati contro la crisi, figuriamoci loro che hanno venti o trent'anni». «Gli scontri?», ha detto poi. «Un gran peccato».

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LA POLITICA-Condanna unanime degli scontri da parte del mondo della politica. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, esprime «preoccupazione per le inammissibili violenze». Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, parla di «incredibili livelli di violenza raggiunti da un nutrito gruppo di facinorosi» e di «un segnale molto preoccupante per la convivenza civile». Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che riferirà alla Camera sull'accaduto, definisce i Black Bloc: «Criminali infiltrati tra i manifestanti». Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani chiede infine «un rigoroso isolamento dai movimenti, che hanno manifestato pacificamente, di chi si è reso protagonista di questi gesti inaccettabili».

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Edited by Milea - 16/10/2011, 13:56
 
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Un black bloc distrugge la statua della Madonna


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Un ragazzo incappucciato, con felpa nera e casco,
esce da un portone in via Labicana
con una statua della Vergine in braccio:
la scaraventa a terra e la prende a calci,
frantumandola.

Sul selciato è rimasto il volto deturpato del gesso
ridotto in mille pezzi.

La reazione di altri manifestanti
che inseguono il vandalo.









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Edited by Milea - 16/10/2011, 17:29
 
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Chi sono i «Black Bloc» e il loro obiettivo:
rivolta come in Grecia


Le sigle che si nascondono dietro i cappucci di chi ha devastato Roma, la strategia di bloccare il «modello spagnolo» e le preoccupazioni dell'Antiterrorismo

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Ma chi sono davvero questi famosi Black Bloc? La domanda gira almeno da 10 anni, da quando sono comparsi quasi dal nulla per devastare Genova durante il G8 del 2001. Da allora, molte «imprese» da teppisti, pochi i nomi, le sigle riconosciute e gli arresti. Rimanendo dentro a una sorta di alone «mitico», seppure, negativo che passa dagli estremi del gruppo internazionale a quello degli infiltrati per far degenerare i cortei. A Roma ieri, sabato, sono tornati duramente in azione, mettendo a ferro e fuoco il centro della Capitale durante la manifestazione degli Indignati, e qualche faccia e sigla si è vista meglio
Intanto, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, dietro la loro azione c'era un piano. I «duri» volevano fermare una nuova manifestazione pacifica sul modello degli Indignados spagnoli (quella che voleva la stragrande maggioranza del corteo) e trasformarla in rivolta di piazza, sul modello greco, prevedendo fin dall'inizio scontri e violenze. Obiettivo: l'insurrezione.

Chi sono questi «duri»?-Si parla di alcune centinaia di persone, in parte romane, in parte arrivate da fuori. Vengono citati il centro sociale Acrobax, un movimento unito dal nome «San Precario», gruppi organizzati napoletani, anarchici e spezzoni del tifo livornese.
Di sicuro molti dei «Black Bloc», ovvero questa stessa gente solo vestita di nero e incappucciata, ieri si sono riuniti dietro il carro di San Precario. «Vogliamo conflitto, non protesta», urlavano fin dall'inizio, in mezzo al corteo, difficili da espellere e dentro al percorso autorizzato. Ci ha provato Piero Bernocchi, storico leader dei Cobas, portando a uno scontro interno al corteo, tra insulti e qualche pugno, che hanno permesso però agli altri di sfilare grazie al suo «cordone di sicurezza».

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«Piantiamo grane, non piantiamo tende»: questo è uno degli slogan, rimasto sui muri a simboleggiare il disprezzo per i compagni di manifestazione. Che molto di più di altre volte hanno preso non solo le distanze da loro, ma hanno cercando di prenderli fisicamente per consegnarli alla polizia, hanno applaudito l'intervento delle forze dell'ordine, oltre a un continuo scontro verbale e fisico. Le sigle da cui provenivano i «neri»? Repubblica riporta i torinesi di Askatasuna, i Carc di Rovereto, i padovani di Gramigna, i romani di Acrobax. E anche ultras di Roma, Cosenza Livorno e operai di Pomigliano. Quanti? Tra i 500 e i 1.500. Senza un'organizzazione precisa e individuabile, se non attraverso qualche chiaro annuncio via Internet su alcuni forum della galassia antagonista. Si ritrovano ai cortei e sanno già in partenza come ripetere le loro «imprese». Con il timore dell'Antiterrorismo che da questi gruppuscoli possano tornare spettri del passato, ispirati magari al modello brigatista. Sulla bacheca elettronica di Indymedia, furiosa per la «provocazione», prima del corteo era finito questo post: «Compagn tutt sapete già che il 15 Ottobre prox 2011 a Roma si terrà la manifestazione contro il sistema, e lo specifico è proprio questo: seppur si siano accodati a cose fatte Cgil e suoi lacché, l'iniziativa (europea) nasce con spirito sorprendentemente rivoluzionario. Pare che col crollo di tutto ciò che può crollare di organico al sistema capitalista anche i sassi inizino a muoversi.

L'occasione è unica. Sicuramente le forze di polizia ci attaccheranno, anche non dovesse esserci il minimo intento conflittuale (che comunque ci sarà e deve esserci da parte nostra). Dobbiamo tutti, rivoluzionari di ogni tendenza che saranno lì per rabbia e coscienza del baratro nel quale ci vogliono gettare definitivamente, combattere!!!!! Non come a Genova nel 2001! Non come il 14 dicembre 2010! Non dobbiamo fermarci! Portare con sé di "tutto" per prendere e tenere la piazza! (...) I compagni di ogni dove si stanno preparando per il 15: i compagni della Val Susa (onore a loro), gli operai, gli studenti, gli emarginati di sempre... ma non cadiamo nella retorica... Combattere!».
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Roma, danni per 1 milione

Primo bilancio di Alemanno sulle violenze dei black bloc


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Una guerriglia da 1 milione di euro. Il giorno dopo la manifestazione degli indignados di Roma e le violenze dei black bloc, la Confcommercio della Capitale ha fatto i conti sui danni alla città. «Negozi saccheggiati, vetrine infrante, turisti incastrati negli alberghi con teppisti fuori», ha affermato Giuseppe Roscioli, presidente della Confcommercio romana, «per un totale di danno di poco inferiore al milione di euro». Per Roscioli, quella di sabato 15 ottobre, è stata una «vera devastazione».

20 METRI CUBI DI SAMPIETRINI DIVELTI. Anche il sindaco della Capitale, Gianni Alemanno, ha spiegato che la stima dei danno della città è di circa 1 milione di euro, anche se ha specificato che si tratta di cifre, «molto approssimative».
«Per conteggiare i veri danni», ha detto Alemanno, «dobbiamo attendere i prossimo giorni, ma crediamo che la città abbia subito almeno 1 milione di euro di danni, sia per quanto riguarda il trasporto pubblico locale, sia gli interventi per ripulire la città che per i danni materiali al selciato. Sono stati trovati 20 metri cubi di sampietrini divelti e staccati per farne proiettili».
Il sindaco della Capitale ha anche spiegato che Roma ha intenzione di costituirsi «parte civile per i danneggiamenti di sabato 15, non solo per i danni materiali, ma per quelli morali». Inoltre per Alemanno «i video sono preziosi per fare una vera e propria opera preventiva e la denuncia di chi ha partecipato a questi disordini. Dobbiamo liberarci dall'incubo dei violenti che girano durante le manifestazioni».


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Roma devastata, le scritte sui muri

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A terra lacrimogeni scaduti nel 2006


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ROMA - Sembra un vero campo di battaglia piazza San Giovanni, ieri teatro degli scontri tra i black bloc e le forze dell'ordine durante il corteo degli Indignati. Sul terreno sono rimaste biglie di ferro e di vetro, viti e bulloni lanciati contro la polizia dai teppisti. Le fionde sono state il mezzo privilegiato: ce n'è una ancora nuova con l'etichetta del prezzo attaccata (8 euro), comprata probabilmente in un negozio di caccia e pesca. E poi punte di ferro lunghe 10-15 centimetri, segate per renderle micidiali. E ancora aste di legno acuminate e tracce di bombe carta. Ovunque si notano bossoli di lacrimogeni, di vario calibro e modello: ne è stata sparata una quantità notevole. Alcuni, raccolti anche dai tanti curiosi che sono andati sul 'campo di battaglià, all'altezza dell'incrocio tra Via Emanuele Filiberto e piazza San Giovanni, sono scaduti nel 2006. Sui bossoli si legge: «Cartuccia 40 mm irritante» e sotto «validità 12/06», vi si legge.

IL PIANO DEI BLACK BLOC. Una strategia “paramilitare” con l'obiettivo preciso di raggiungere piazza San Giovanni, un campo ideale per gli scontri e con molte vie di fuga. La parole d'ordine per i teppisti è stata: evitare il centro storico perchè troppo presidiato, impossibile da violare. Avevano pianificato da settimane i disordini nella Capitale i violenti che ieri hanno messo a ferro e fuoco Roma durante il corteo degli indignati. Li avevano pianificati con cartine stradali alla mano, scegliendo le zone migliori per accendere la miccia degli scontri. Il supporto logistico, per i tanti violenti arrivati dal sud come dal nord, dai centri sociali duri come Askatasuna di Torino, le roccaforti antagoniste del nord est, il movimento No Tav ma anche realtà estremiste del sud e ultras, è arrivato dalle occupazioni romane, centri sociali come Acrobax.

I fratelli romani hanno fornito dettagli utili per portare avanti azioni e blitz dal sapore paramilitare perchè l'evento -per i black bloc- sarebbe dovuto almeno essere pari, come portata dei disordini, a quello degli scontri durante il G8 di Genova nel 2001. E la Questura di Roma lo sapeva benissimo: per questo aveva predisposto un piano di sicurezza agile e una gestione della piazza che puntava sul contenimento e non sullo scontro. Perchè lo spettro era, appunto, il morto. Per muoversi, i teppisti, i professionisti della guerriglia venuti soprattutto da Toscana, Emilia Romagna e Val di Susa, ma anche frange estreme di tifoserie come quella napoletana, avevano studiato un piano dettagliato calcolando di mischiarsi al centro del corteo con un piccolo gruppo ben definito, in attesa che il primo blocco di manifestanti pacifici arrivasse a San Giovanni per riempire la piazza: un “'luogo ideale” per muoversi e con diverse vie di fuga, in modo da poter arretrare durante il lancio di lacrimogeni e le cariche delle forze dell'ordine e poi ripartire all'assalto dei blindati e dei contingenti delle forze dell'ordine.

I teppisti sapevano che sarebbero stati avvantaggiati dalla presenza delle aiuole della basilica, che avrebbero reso impossibile l'intervento dei mezzi. La loro tecnica di guerriglia si è basata su rapidità e determinazione. Sempre in piccoli gruppi, compatti. All'occorrenza in abiti civili e con tanto di bandiere della pace per mimetizzarsi tra il corteo, ma poi in total black, caschi, bandane, fionde, bastoni per colpire. Una marea nera che anche visivamente spaccava il corteo. Appena arrivavano il serpentone si apriva, forse per timore, forse per altro. Ed era furia devastatrice. A guidare le falangi dei teppisti erano i più anziani, bastava un cenno e partivano. Poche parole, solo i nomi di battaglia. «Fulmine», ad esempio. Molti hanno tentato di fermali. Ma a San Giovanni, durante la battaglia, dietro le prime file dei teppisti erano schierati «contingenti» di ragazzini provenienti dal corteo. Proselitismo, la cosa più pericolosa.

POLIZIOTTI: «LASCIATI SOLI» «Parlare di un caso adesso è più difficile, ma è la seconda volta, la prima è quella del G8 di Genova, che un governo guidato da Berlusconi, di fronte a una manifestazione dove si sa che saranno presenti anche i violenti del blocco nero, sceglie di blindare la 'zona rossa' e lasciare città, poliziotti e manifestanti pacifici agli scontri». Lo sostiene Claudio Giardullo, segretario generale del sindacato di polizia Silp-Cgil. «Nello stato di diritto - rileva Giardullo - difendere i palazzi delle istituzioni è assolutamente giusto e necessario; non giustificabile è, invece, l'idea che conti poco evitare che le città siano messe a ferro e fuoco, o che i poliziotti, che anche ieri hanno affrontato il loro impegno con professionalità nonostante i crescenti problemi organizzativi, servano a risolvere in piazza i problemi politici di un governo, o, ancora, che garantire il diritto a manifestare pacificamente sia solo una clausola di stile nell'ordinamento del nostro Paese». Ieri, conclude, «garantire questo diritto è finito in coda alle priorità del Governo e questo, rispetto alle altre 952 manifestazioni nel mondo dove invece è stato garantito, vorrà pure dire qualcosa».

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Indignati pacifici d'Italia

Da Bolzano a Cagliari tanti cortei senza disordini


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Mentre la manifestazione romana degli indignados si è trasformata in una violenta guerriglia urbana tra black bloc e forze dell'ordine con decine di feriti, nelle altre città italiane i cortei sono stati pacifici e hanno visto la partecipazione di centinaia di migliaia di persone.
A Milano, un gruppo di oltre 300 indignati è partito da piazza del Duomo lungo via Orefici per raggiungere la vicina piazza degli Affari , sede della Borsa, dove hanno inscenato una protesta. Il corteo è partito intorno alle 16 dopo che i gruppi che si erano radunati rispettivamente in piazza del Duomo e in piazza degli Affari . Il corteo spontaneo, e non autorizzato dalla polizia, composto da circa 800 persone, si è svolto in un clima tranquillo. Tra lo stupore dei turisti è riecheggiato lo slogan «noi la crisi non la paghiamo», parola d'ordine di tutte le manifestazioni che si stanno svolgendo in diverse parti del mondo.

IN 400 A BOLZANO CONTRO Il CAPITALISMO. Circa 400 persone, soprattutto giovani, hanno raccolto a Bolzano l'invito alla mobilitazione globale degli 'Indignados' spagnoli per protestare 'contro il capitalismo sfrenato'. Si sono riuniti sui Prati del Talvera, nel cuore della città, esponendo cartelli con gli slogan della protesta.

A TORINO PRESIDIO DAVANTI ALLA REGIONE. Alcune centinaia di esponenti del movimento 'Indignati' hanno presidiato nel pomeriggio il palazzo della Regione Piemonte, a Torino. I manifestanti, muniti di bandiere, striscioni e strumenti per fare rumore, hanno anche organizzato alcuni sit-in nella piazza. Presenti, con le tradizionali bandiere, diverse decine di esponenti del movimento No-Tav. La manifestazione si è svolta senza incidenti.

A GENOVA PROTESTA DAVANTI BANCA D'ITALIA. Hanno chiesto un «nuovo modello di sviluppo», in grado di cogliere la sfida della «riconversione ecologica dell'economia», i circa 300 Indignati che hanno manifestato davanti alla sede genovese della Banca d'Italia. Una manifestazione pacifica, per uno sviluppo sociale partecipato. Gli indignati genovesi, in collegamento telefonico con la manifestazione di Roma, hanno criticato i violenti che stanno rovinando la protesta pacifica di migliaia di persone.

FORZA NUOVA IN PIAZZA A BOLOGNA. Nel giorno degli indignati, a Bologna sono scesi in strada i militanti di Forza Nuova. Anche loro paradossalmente in sintonia con alcune delle istanze rivendicate nella protesta della capitale: «Quelle battaglie sono sacrosante, ma noi sono dieci anni che le portiamo avanti», ha spiegato Stefano Colato, coordinatore regionale di Forza Nuova.

CENTINAIA DI STUDENTI A CATANZARO. Alcune centinaia di studenti delle scuole medie superiori della città sono scesi in piazza a Catanzaro, per sostenere la mobilitazione degli 'Indignados' di oggi a Roma. Ad aprire il corteo, disturbato solo in parte dalla pioggia ma che si è svolto regolarmente sotto il controllo delle forze dell'ordine, un grande striscione con la scritta a caratteri cubitali 'Indignati'.

IN MILLE A ORISTANO. Un servizio d'ordine imponente e una città molto distratta, hanno fatto da cornice alla manifestazione di protesta regionale organizzata a Oristano dal Collettivo studentesco e dal Coordinamento precari in occasione della Giornata mondiale dell'Indignazione. Poco meno di un migliaio i ragazzi delle scuole superiori che hanno disertato aule e palestre per scendere in piazza.

ANCHE CAGLIARI IN PIAZZA. Una sessantina di persone ha partecipato, a partire dalle 18, ad un pacifico sit-in davanti alla scalinata del Bastione di Saint Remy. È stata una manifestazione pacifica e silenziosa.
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Violenze nella capitale.
Primo arresto a Roma.





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E' il giovane fotografato con un estintore in mano. Soprannominato "er pelliccia", si è difeso sostenendo che stava tentando di spegnere un incendio. E' accusato di resistenza pluriaggravata.

Un giovane studente romano di 24 anni è stato identificato e fermato nella Capitale dagli agenti della Digos, perchè ritenuto tra i responsabili dei disordini avvenuti sabato scorso a Roma durante il corteo degli Indignati.
Il giovane, che ha alcuni precedenti per stupefacenti ed è noto con il soprannome di "er pelliccia", è stato fermato sotto casa dagli agenti. Non sono ancora note le imputazioni a suo carico.

Per i media era diventato una delle figure simbolo degli scontri, un'immagine che ha fatto il giro del mondo. Era stato immortalato da numerosi fotografi mentre, durante gli scontri del 15 ottobre scorso, impugnando un estintore, prima lo vuotava agitando l'erogatore in aria, poi lo lanciava verso le forze dell'ordine. E' stato proprio grazie a quelle immagini che la polizia scientifica è riuscita a identificare lo studente di 24 anni fermato dalla Digos a Roma e soprannominato "Er pelliccia". Per lui è scattato il fermo per resistenza pluriaggravata.

Dopo la perquisizione nella sua abitazione, il giovane ha consegnato agli agenti alcuni dei vestiti utilizzati durante gli scontri. Alle prime domande degli agenti della Digos, si è giustificato dicendo di aver "usato l'estintore per spegnere l'incendio". Il 24/enne stato anche riconosciuto da un Funzionario della Questura che si trovava nelle vicinanze del giovane, lungo la 'traiettoria di tiro' dell'estintore.

Determinante è stato il lavoro del Gabinetto Regionale della Polizia Scientifica, diretto da Laura Tintisona. Una volta risaliti all'indirizzo di residenza dello studente, la Digos ha ottenuto dall'Autorità giudiziaria in tempi stretti un decreto di perquisizione, firmato dal sostituto Procuratore Tescaroli del Pool Antiterrorismo della Procura di Roma, diretto dal pm Pietro Saviotti.

Incastrato da un tatuaggio-Il giovane, originario di Bassano Romano in provincia di Viterbo, in alcune foto sui blog ha un tatuaggio sulla schiena, al fianco sinistro, che raffigura una scritta: un elemento che potrebbe aver portato alla sua identificazione. Determinante è stato il lavoro del gabinetto regionale della polizia scientifica, diretto da Laura Tintisona. Una volta risaliti all'indirizzo di residenza dello studente, la Digos ha ottenuto dall'autorità giudiziaria in tempi stretti un decreto di perquisizione, firmato dal sostituto procuratore Tescaroli del pool antiterrorismo della procura di Roma, diretto dal pm Pietro Saviotti.

Il padre: "Lo credevo all'università"-"Io pensavo che mio figlio stava all'università. Mi dispiace, èun momento troppo pesante per noi". Il padre di Fabrizio Filippi si dice all'oscuro delle intenzioni del figlio: "Non stiamo bene, mi dispiace, ora aspettiamo e vediamo. Lui sta aspettando che venga interrogato, per adesso è un momento troppo pesante". «Cosa volete che dica, c'è caduta addosso questa roba. Siamo distrutti. Prima di fare qualunque commento vogliamo capire». Roberto Filippi, padre di Fabrizio, impiegato alle scuole elementari di Bassano Romano, parla con voce tremante: «Stiamo tutti male - aggiunge -, mia moglie più di me. Fabrizio, in passato, ci aveva dato qualche problema, ma non ci saremmo mai aspettati una cosa del genere». La madre di Fabrizio, Ornella, è impiegata all'Università della Tuscia. La coppia ha un altro figlio, Giuseppe, metereologo. Mentre in paese Fabrizio gode la fama di «testa calda», la sua famiglia è stimata e definita da tutti «gente da bene».



Edited by Milea - 18/10/2011, 16:50
 
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view post Posted on 18/10/2011, 15:54     +1   -1
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Cita Hitler e si ispira a Pacciani


Sui social network le passioni di Er Pelliccia. Il suo malessere verso le istituzioni è palese. Su Facebook: "Emarginato perchè odio lo Stato"

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“Emarginato perché odio lo Stato”. E’ una delle frasi che appaiono sulla bacheca del profilo Facebook di Fabrizio Filippi, soprannominato “Er Pelliccia”, ovvero il ragazzo che una fotografia ha immortalato sabato scorso mentre lanciava un estintore contro le forze dell’ordine, durante la guerriglia per le vie di Roma.
Ventiquattro anni, di Bracciano, a prima vista insospettabile, come tanti ragazzi della sua età è attivo sui social network: non solo su Facebook, ma anche su Badoo, community del web specializzata nel favorire incontri tra nuove persone. Proprio qui il suo status recita “Vorrei relazioni passionali con una ragazza”, corredandolo con alcune informazioni sui suoi interessi e passioni: suonare musica elettronica ad esempio o guardarsi “Paura e delirio a Las Vegas”, suo film preferito. Dice anche di giocare a tennis.

Ma per capire meglio cosa frulla nella testa di questo ragazzo che sabato non si è fermato davanti a nulla conviene leggere i suoi post su Facebook. Il suo malessere verso le istituzioni emerge spesso: “Straniero nella mia nazione”, scrive. Per non parlare di quando a un certo punto cita addirittura Adolf Hitler: “L'attività della cosiddetta stampa liberale è l'opera dei becchini del popolo. E non è il caso di parlare dei bugiardi fogli marxisti: per essi la bugia è una necessità vitale, come per il gatto i topi”. Nella sezione “info” del social network, Filippi elenca personaggi e figure cui si ispira: ce ne sono di ironiche, come Rocco Siffredi e Cicciolina, ma anche di inquietanti, come "Jack lo squartatore" e Pietro Pacciani, il presunto mostro di Firenze.

Il suo spirito da ribelle e aspirante rivoluzionario salta fuori spesso, nella ricerca di un nemico che però non è ancora individuato: “Sono in guerra con qualcuno” scrive “ma non so con chi in realtà”. Nel mirino dei suoi pensieri c’è anche l’informazione ed esorta a rifiutare i canali tradizionali, predicando di andare controcorrente: “Spegni la TV. Usa le agenzie indipendenti su internet per la tua informazione, non permettere a te stesso, ai tuoi amici, alla tua famiglia di unirsi alle forze armate, boicotta le compagnie energetiche, rifiuta il sistema politico: l'illusione di una democrazia basata sul monetarismo è un insulto alla nostra intelligenza. La vera rivoluzione è la rivoluzione della coscienza!!!”. E ancora: “Non hai coraggio se non hai paura”.

Nei suoi post ricorrono spesso citazioni o pensieri sulla vita e su come valga la pena spenderla, come in questo caso: “Il valore della vita non sta nella lunghezza dei suoi giorni, ma nell’uso che se ne fa: si può vivere molto a lungo, ma molto poco”. L’ultimo post sulla sua bacheca è della notte precedente gli scontri: “L'unica cosa che ci rimane è la vita, se sei disperato non fare lo sbaglio di buttarla via per paura di affrontare una vita da umile”. A questo post un'amica risponde sabato sera, dopo il pomeriggio di violenza per le strade della Capitale: visto quanto ha scritto nel profilo gli chiede se ha pensato di suicidarsi. Lui replica: "Preferisco soffrire piano piano". In carcere avrà tempo per meditare anche su questo.
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view post Posted on 18/10/2011, 21:44     +1   -1
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Giovani e donne, i curriculum dei violenti

Indagini sui video amatoriali girati a Roma. Rivendicazioni sul web


indignatiromagiovanni



Giovani sotto i 30 anni o addirittura liceali. A mettere a ferro e fuoco il centro di Roma, infiltrandosi nel corteo degli Indignati sono stati, soprattutto donne e minorenni: i 12 arrestati sono tutti sotto i 30 anni. Tra gli otto denunciati, i minorenni sono sei, tra i quali anche quattro donne.
Una violenza giovanissima e anche al femminile, dunque, quella che ieri ha devastato la Capitale e impegnato le forze dell'ordine in una guerriglia senza quartiere. I fermati saranno interrogati entro il 19 ottobre: rischiano al massimo un' accusa di danneggiamento e devastazione. La procura di Roma non esclude però anche l'aggravante del terrorismo.

I video amatoriali degli indignati e le rivendicazioni sul web


Il pm inoltrerà al gip la richiesta di convalida dei fermi per resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale e chiederà di emettere ordinanze di custodia in carcere. Ma la detenzione potrebbe terminare presto per i 12 fermati, proprio come successe a molti dei 23 teppisti arrestati nella precedente manifestazione del 14 dicembre 2010, quando il cuore della Capitale fu egualmente sconvolto dai cosiddetti black bloc.
In questura continua il lavoro per identificare altri teppisti, grazie anche alla collaborazione dei cittadini pacifici, che stanno inviando alla polizia video amatoriali girati con cellulari e telecamere.

AMBIENTI ANTAGONISTI E ULTRAS. Anche sul web circolano decine di filmati dei cittadini, che denunciano gli atti di teppismo, ma anche video autoprodotti dagli autori delle violenze.
Digos e polizia scientifica stanno visionando inoltre molte immagini registrate dalle telecamere in strada o realizzate dagli stessi agenti: milioni di fotogrammi che potrebbero fornire informazioni per portare ad altri arresti. Si setacciano infine gli ambienti antagonisti e degli ultras. La galassia di estremisti finora emersa dai fermati e dai denunciati è inedita, per l'alto numero dei minori e la significativa presenza di donne.

indignatiroma1



ESPERTI DI GUERRIGLIA URBANA. Tra i teppisti identificati, però, ci sono anche esperti della agitazioni di piazza, entrati in azione durante altre manifestazioni e con un curriculum penale già segnato. Un 22enne anarchico di Lecce, studente a Bologna, per esempio è stato fermato dalla Digos in via Merulana. Un altro ragazzo di 22 anni è risultato essere stato già denunciato, per aver preso parte a un rave in passato. Una romana di 29 anni, un ragazzo di 21 anni di Brindisi, un catanese di 23 anni e un giovane di Trento avevabi, infine, altri precedenti. I più grandi erano esperti di tattica e violenza urbana, i più giovani armati soprattutto di rabbia e incoscienza.

Il black bloc F.:
«Abbiamo fatto un 'master' in Grecia»


«Il movimento sa benissimo chi siamo», ha raccontato F., il black bloc 30enne intervistato da Repubblica, «sapeva quello che intendevamo fare. Così come lo sapevano gli sbirri. Lo abbiamo annunciato pubblicamente. Prima, abbiamo fatto un 'master' in Grecia».
«Per un anno, una volta al mese, siamo partiti in traghetto da Brindisi, con biglietti di posto ponte. I compagni ateniesi ci hanno fatto capire che la guerriglia urbana è un'arte, nella quale vince l'organizzazione. Un anno fa avevamo solo una gran voglia di sfasciare tutto. Ora sappiamo come sfasciare. A Roma abbiamo vinto perché avevamo un'organizzazione», ha raccontato il giovane.

«ERAVAMO DIVISI IN DUE FALANGI». Nei dettagli, il gruppo era «diviso in due falangi. I primi 500, armati a inizio manifestazione, avevano il compito di devastare via Cavour. Altri 300 li proteggevano alle spalle». «Quando ci hanno attaccato in via Labicana», ha proseguito l'anonimo black bloc, «anche la seconda falange dei 300 ha cominciato a combattere». La sera del 13 ottobre, i blocchi neri avevano «lasciato un furgone Ducato bianco all'altezza degli archi che portano a via Sannio. Dentro avevamo le armi per vincere», ha concluso F., «dal G8 di Genova in poi, le forze dell'ordine si muovono sempre più lentamente. I loro blindati sono bersagli straordinari. Prenderli ai fianchi è uno scherzo. Squarci due ruote, infili un fumogeno o una bomba carta vicino al serbatoio ed è fatta».


indignatimanifestazione
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view post Posted on 19/10/2011, 09:28     +1   -1
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Spaccò la statua della Madonna:
il web denuncia il vandalo


Caricato su YouTube dall'utente Net1News un filmato
che incastrerebbe il responsabile dell'atto sacrilego
durante la manifestazione di sabato scorso




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view post Posted on 19/10/2011, 09:44     +1   -1
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''Io, ragazza madre e black bloc''


E' una giovane precaria. Mamma di una bambina molto piccola. Il 15 ottobre era in piazza. A lanciare sassi e bastoni contro la polizia. Ha 30 anni, è romana. E furiosa. Perché non riesce ad arrivare a fine mese, perché non ha una casa, perché non ha aiuti per crescere sua figlia. Valeria Teodonio




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view post Posted on 21/10/2011, 08:11     +1   -1
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topbuongiorno01



Bamboccio bloc



Mi ribello all’idea che il ragazzo che ha lanciato l'estintore per spegnere l'incendio (premio Balla Spaziale 2011), quello coi genitori così fuori dal mondo che lo credevano all'università di sabato pomeriggio - insomma Fabrizio Filippi detto Er Pelliccia - diventi il simbolo della generazione degli Indignati. Sembra disegnato apposta per i pregiudizi dei benpensanti: belloccio, bamboccio, lavativo, ignorante. Uno che a ventiquattro anni frequenta ancora il primo di psicologia, ma ha tratto poco profitto anche dalla scuola dell’obbligo, visto che nel raccontarsi su Internet non sa scrivere correttamente neppure il titolo del suo film preferito: «Paura e delirio alla svegas».

Non sono proprio tutti così, i ventenni di oggi. Guardatevi in giro senza paraocchi. Vedrete tanti ragazzi che studiano, si sbattono, cercano lavoro e non lo trovano. E quando lo trovano è perché accettano orari duri, stipendi ridicoli, posti precari. Sono anni che gli esperti chiedono alla politica di dissolvere la dicotomia odiosa fra chi lavora con tutte le garanzie e chi non ne ha alcuna. Ma da questo bla bla giovanilista degli adulti è forse uscito un fatto concreto? I ragazzi hanno tutto il diritto di essere arrabbiati. Naturalmente non di essere violenti, una degenerazione della rabbia che non ha mai portato fortuna a chi l’ha esercitata, né di lanciare estintori a favore di telecamera per diventare i capri espiatori perfetti di una società fondata sull’emotività delle immagini, invece che sulla profondità dei gesti e delle parole.
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