Qin Shi Huangdi e il suo ESERCITO di TERRACOTTA, Il Mausoleo del primo imperatore QIN

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view post Posted on 8/8/2011, 15:30     +5   +1   -1
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QIN SHI HUANGDI
e il suo esercito di terracotta

Il Mausoleo del primo imperatore QIN




Xian-TerraCotta-ArmyP

(Piana di Lintong - Provincia dello Shaanxi)



Una settimana, viaggio compreso. Era questa la durata prevista dai funzionari di Pechino per la missione dell’archeologo Yuan Zhongyi nelle campagne di Lintong, a circa 30 chilometri dalla città di Xi’an.
Al giovane studioso era stato affidato il compito di verificare la notizia del ritrovamento di una statua in terracotta, fatta da un contadino intento a scavare un canale d’ irrigazione nella comune agricola di Yanzhai. Era il 1974 e nessuno si aspettava che quella statua raffigurante un guerriero e dimensioni naturali, fosse appena una minuscola tessera di un incredibile mosaico, quello che componeva la leggendaria sepoltura di Qin Shi Huangdi (259-210 a.C.), primo imperatore della Cina.


Xian-TerraCotta-Army1



Sono passati quasi quarant’anni e gli scavi di quello che è ormai noto a tutto il mondo come il mausoleo del primo imperatore Qin continuano tuttora. Yuan Zhongyi, ormai archeologo di fama internazionale, è direttore del museo annesso al sito. Il suo nome resterà nella storia della Repubblica Popolare Cinese, legato alla più importante scoperta archeologica del XX secolo nel continente asiatico.


La definizione “mausoleo”, tuttavia, appare riduttiva. Nel 2002 si è potuta tracciare una mappa, seppure approssimativa, della vera e propria città sotterranea che si svilupperebbe per un centinaio di chilometri quadrati nella piana a forma di drago, delimitata a nord da una montagna, il Lishan, e a sud dal corso del fiume Wei.


Xian-TerraCotta-Army2



Per ora i visitatori possono entrare in tre fosse contenenti le circa 8000 statue che compongono l’esercito di terracotta, messo a guardia dell’imperatore per l’eternità.
Ognuna delle statue, piena fino alla cintura e vuota nel tronco e nella testa, pesa circa 200 chilogrammi e ha un’altezza compresa tra i 175 e i 197 centimetri: fanti, corazzieri, arcieri, balestrieri, cavalieri, alti ufficiali della guardia imperiale, e poi cavalli e carri da guerra, tutti con una dotazione di armi in legno (decomposte con l’azione del tempo) e metallo, e tutti raffigurati con eccezionale realismo e gusto per il dettaglio. Restano invece intatti altri accessori: punte di freccia, lame di pugnali per il corpo a corpo e campane di segnalazione.
Benché gran parte dei colori minerali con cui le statue furono dipinte sia svanita col tempo, restano evidenti i tratti somatici e le caratteristiche peculiari - persino le cicatrici o il labbro leporino, oppure l’orecchio mozzato - di ogni modello su cui furono forgiate.


Guerriero_Terracotta Guerriero_Terracotta1



Hanno più di duemila anni, ma sembrano “vive”, proprio come - nella follia dell’imperatore - avrebbe dovuto vivere la sua città nell’aldilà, replica dell’impero sul quale aveva governato.
Il significato delle statue è controverso: alcuni ritengono che rappresentassero le vera guardia imperiale, altri le identificano come mingqi, modellini che fungevano da “surrogati” per evitare il sacrificio di vite umane in occasione della morte dell’imperatore.

Dimora_Imperatore



Questo modellino conservato al museo di Xi’an,
fornisce un’ipotetica ricostruzione
della dimora dell’aldilà dell’imperatore.
Sino ad ora gli archeologi
non hanno ancora scoperto
la sua camera funeraria.






Il tumulo in cui venne sepolto Qin Shi Huangdi, posto in corrispondenza di una falda acquifera e interamente foderato in bronzo, si trova infatti nelle vicinanze di una copia in miniatura del suo palazzo, a sua volta incluso in una cinta muraria del perimetro di circa 12 chilometri.
In una serie di edifici disposti intorno a cortili, gli archeologi hanno trovato una serie interminabile di camere in cui vennero depositati oro, pietre preziose, oggetti raffinati, cibo e uccelli esotici, e furono sepolti vivi stuoli di concubine, servitori, monaci e giardinieri che avrebbero dovuto allietare il percorso dell’imperatore oltre la morte.


Xian-TerraCotta-Army4



Questo carro coperto faceva parte del corredo funerario della fossa 2, quella degli ufficiali della guardia imperiale, oltre ai cavalli di terracotta, a sud-ovest del tumulo sono tornati alla luce i resti di 400 equini, probabilmente sepolti vivi, durante il funerale di Qin Shi Huangdi. Muscoli tesi, narici dilatate e criniera scomposta: gli artigiani dell’antica Cina raggiunsero l’apice del talento e del naturalismo nel modellare i cavalli.


Xian-TerraCotta-Horse



L’ ”impero sotterraneo” includeva inoltre un vasto cimitero, un modello in scala della capitale della dinastia Qin (nei pressi dell’odierna Xi’an), un planetario in cui le costellazioni erano state riprodotte con preziosissime perle e fiumi di mercurio azionati meccanicamente, a rappresentare i principali corsi d’acqua della Cina.

Xian-TerraCotta-Army3



Per realizzare quest’opera grandiosa furono necessari 36 anni e il lavoro di 700.000 schiavi i quali, secondo la leggenda, vennero murati vivi per evitare che svelassero il segreto dei tesori nascosti sottoterra. A ordinarne la costruzione fu, nel 246 a.C., lo stesso Qin Shi Huangdi. Allora aveva 13 anni ed era appena salito al trono del suo clan, i Qin, e nonostante la tenera età, era già ossessionato dalla paura della morte. Se non fosse stato tormentato da questo incubo, che si trasformò col tempo in una malattia e lo portò a circondarsi di maghi, indovini, mistici, alchimisti e ciarlatani di ogni sorta, sarebbe stato ricordato soltanto per le sue indubbie capacità di guerriero, di politico e di amministratore.


The-Mausoleum-of-Qin-Shi-Huangdi



qinshihuang-



Qin Shi Huangdi fu l’uomo che, per così dire, inventò la Cina. Nel 221 a.C. - dopo essersi liberato di uno scomodo tutore, l’avido Lü Buwei - sottomise i sette signori della guerra di altrettanti clan rivali e si trovò a governare su un territorio vastissimo, popolato dalle genti più disparate.

Per proteggerlo, cominciò a riunire le grandi muraglie costruite nei secoli precedenti dai diversi Stati in un corpo unico, che sarebbe diventato quello straordinario sistema difensivo noto come “Grande Muraglia”.

Inoltre abolì il feudalesimo e organizzò l’impero attraverso un complesso sistema burocratico; favorì lo sviluppo dell’agricoltura facendo costruire imponenti canali di irrigazione; unificò i pesi, le misure e la distanza delle ruote dei carri per poter pianificare le strade.

Impose un’unica moneta (ne venne coniata una in rame con un foro quadrato al centro, che resterà tipica della Cina per molti secoli) e uniformò il sistema di scrittura.

Dall’altra parte, per la costruzione della sua favolosa tomba - cui il primo imperatore sottometteva la ragion di Stato - era necessario un costante e ingente afflusso di denaro, tanto che il popolo fu vessato da tasse sempre più gravose.

Qin Shi Huangdi volle inoltre eliminare dalla memoria collettiva gli insegnamenti di Confucio, che nella sua megalomania, considerava un rivale pericoloso.
Ordinò così che venissero bruciati tutti i volumi della scuola confuciana, e eccezione dei manuali di divinazione, medicina, farmacologia, agricoltura e tecnica della costruzione di giardini.




Xian-TerraCotta-Army6



Invecchiando si trasformò sempre più in un despota crudele e la sua ossessione maniacale per la ricerca di una formula magica che gli permettesse di vivere in eterno lo assorbì completamente.
Ormai affetto da una grave malattia, fisica oltre che mentale, nel 210 a.C. (di ritorno da un viaggio in Giappone, dove, gli era stato detto, avrebbe trovato la pozione dell’immortalità) si spense appena sbarcato sulle coste della Cina meridionale.


Xian-TerraCotta-Army5



Il corteo funebre che attraversò gran parte dell’impero, fu maestoso. Raggiunta la tomba, da poco ultimata, il primo imperatore fu tumulato con almeno un migliaio di persone, che dovettero sacrificarsi al suo volere. Poi, l’ ”impero sotterraneo” fu interamente ricoperto di terra. Da allora quella piana venne coltivata a grano. (M.@rt)

Xian-TerraCotta-Horse1



Qin-Shi-Huang_Firma



« Io ho apportato l'ordine alla folla degli esseri
e sottomesso alla prova gli atti e le realtà:
ogni cosa ha il nome che le conviene.
Io ho distrutto nell'Impero i libri inutili.
Io ho favorito le scienze occulte,
affinché si cercasse per me,
nel paese,
la droga d'immortalità. »

(Qin Shi Huang)






Edited by Milea - 25/9/2021, 16:25
 
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view post Posted on 8/6/2012, 09:54     +3   +1   -1
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L'armata di terracotta: i guerrieri a colori


È un'apparizione fantasmagorica: un esercito di soldati di argilla, a grandezza naturale, a guardia della tomba di un imperatore. Oggi in Cina un'armata di esperti riporta in vita quest'antica visione. La ricostruzione filmata di come appariva questo esercito di soldati di argilla dipinta, a grandezza naturale, sepolti a guardia della tomba di un imperatore di 2.200 anni fa.

Policromia-esercito-di-terracotta



Lavorando con passione alle nuove scoperte, Yang Jingyi rimuove le ultime tracce di terra prima che il restauro dei nuovi reperti abbia inizio. Man mano che gli scavi si avvicinano al tumulo centrale della sepoltura reale, gli archeologi sperano di svelare i molti misteri della storia di questo esercito di terracotta.

In una fossa nella Cina centrale, sotto la terra dove un tempo sorgeva il frutteto di cachi del loro villaggio, tre donne di mezza età lavorano curve su un antico puzzle. Yang Rongrong, un’allegra signora di 57 anni con i capelli a caschetto, rigira tra le mani callose un pezzo di terracotta e lo inserisce nello spazio giusto.

Le sue compagne sorridono, approvando sottovoce, come se stessero condividendo un pomeriggio di svago nel loro villaggio vicino alla città di Xian. Yang e le amiche stanno mettendo insieme i pezzi di un rompicapo che ha 2.200 anni, quello dell’esercito di terracotta, parte del famoso (e finora esplorato solo in minima parte) complesso di sepoltura del primo imperatore della Cina: Qin Shi Huangdi.



A Yang e alle sue compagne di lavoro servono in genere molti giorni per trasformare un cumulo di frammenti d’argilla in un guerriero a grandezza naturale, ma oggi riescono a portare a termine il compito in poche ore. «Non ho un talento particolare», insiste Yang, che lavora a questi puzzle dal 1974, da quando cioè i contadini del suo villaggio, Xiyang, scavando un pozzo per il loro frutteto dissotterrarono alcuni oggetti di ceramica e una testa scolpita. «Ma quasi tutti questi guerrieri sono passati per le mie mani».

Dopo aver aiutato a ricomporre un esercito di 1.000 soldati, Yang contempla l’ultimo pezzo di oggi: una testa d’argilla avvolta in un foglio protettivo di plastica. Attraverso la plastica si notano tracce di colore rosa e rosso, tinte brillanti che danno un’idea dell’originale splendore dell’esercito di terracotta.

Le figure monocrome che i visitatori del museo dell’esercito di terracotta di Xian ammirano oggi scaturirono da una sgargiante fantasticheria e furono create per volontà di un sovrano la cui grandiosa ambizione era di regnare anche nella vita ultraterrena. Primo imperatore ad aver unificato la Cina sotto un’unica dinastia, Qin Shi Huangdi fece molto nel suo regno terreno, dal 221 al 210 a.C.



Oltre a dare inizio alla costruzione della Grande Muraglia, questo tiranno riformatore uniformò la scrittura nazionale, la moneta e il sistema di misura.

Nel frattempo l’imperatore si preparava per la vita ultraterrena, ordinando la costruzione di un sepolcro monumentale di 90 chilometri quadrati. L’esercito d’argilla di Qin non era certo una processione monotona di soldati e cavalli, ma piuttosto la manifestazione di una potenza soprannaturale dai colori chiassosi e brillanti: rosso e verde, porpora e giallo.



Purtroppo non sempre i colori hanno resistito alla prova del tempo o all’azione dell’aria. Spesso infatti, negli scavi precedenti, gli archeologi hanno assistito impotenti alla disgregazione della pittura nell’aria secca di Xian. Uno studio ha dimostrato che una volta esposta all’aria la lacca sotto la pellicola pittorica comincia a sollevarsi dopo 15 secondi e si stacca dopo quattro minuti.

Oggi fortunate coincidenze e nuove tecniche di conservazione hanno permesso di svelare i colori originali dell’esercito di terracotta. Lo scavo del sito più famoso di Xian, noto con il nome di fossa n. 1, ha consentito il ritrovamento in tre anni di più di 100 soldati, alcuni dei quali ancora dipinti: capelli neri, facce rosa, occhi neri o marroni.

Gli esemplari meglio conservati sono stati ritrovati nel fondo della fossa dove uno strato di fango ha preservato il colore, agendo come una sorta si trattamento di bellezza durato 2.000 anni.

L’ultima campagna di scavi della fossa n.1 è stata bruscamente interrotta nel 1985, dopo il furto della testa di un guerriero da parte di un operaio, che fu poi giustiziato per il reato: testa per testa, si potrebbe dire.



Nella lunga interruzione che ne è seguita, i ricercatori cinesi hanno lavorato con gli esperti dell’Ufficio di Stato bavarese per la conservazione del patrimonio storico tedesco per mettere a punto il PEG, un prodotto per la conservazione che aiutasse a preservare i colori dei guerrieri.

Così negli scavi più recenti, una volta dissotterrati, i manufatti dipinti vengono subito consolidati con una soluzione spray e racchiusi in una pellicola di plastica per mantenere l’umidità e rallentare l’evaporazione del prodotto. I pezzi che presentano una policromia particolare (e la terra che li ricopre) vengono portati in un laboratorio in sito per ulteriori trattamenti. Con grande soddisfazione di tutti, per fortuna queste moderne tecniche aiutano a salvare gli antichi colori.

In una stretta trincea nella parte nord della fossa n.1, l’archeologo Shen Maosheng mi porta tra quelli che sembrano essere zaini di terracotta disseminati lungo il terreno rossastro. Si tratta in realtà di faretre d’argilla ancora piene di frecce di bronzo. Shen e io aggiriamo i resti di un carro appena scavato e ci fermiamo vicino a un foglio di plastica. «Vuoi vedere una vera scoperta?», chiede.




Sollevando il foglio di plastica, Shen scopre uno scudo lungo un metro. Il legno è marcito ma la sua delicata decorazione e i colori brillanti - rosso, verde e bianco - sono impressi nella terra.

A poca distanza c’è un tamburo militare ancora intatto; il magnifico motivo della sua pelle, le linee rosso vivo, sottili come capelli, sono impresse nel suolo. Questi manufatti, che si aggiungono alle tracce lasciate dalla seta finemente lavorata e dai tessuti di lino trovati nello stesso posto, danno un’idea della fioritura della cultura artistica sotto la dinastia Qin e della vibrante tavolozza di colori utilizzata nel periodo.

Purtroppo la pellicola pittorica originale tende ad aderire al terreno più facilmente che alla lacca di base. Ed è per questo che, vista la varietà di colori e la qualità artistica di queste tracce, gli esperti cinesi stanno cercando di conservare la terra stessa.

«Trattiamo la terra come se fosse un manufatto artistico», dice Rong Bo, il capo del dipartimento di chimica del museo, che ha contribuito a mettere a punto un legante, un futuro brevetto, che tenga insieme il terriccio così che i colori in esso impressi non vadano persi. La prossima sfida consisterà nel trovare un metodo efficace per riproporre questi colori sui guerrieri.

Giù nella fossa n. 1, Ronyrong stringe le cinghie che tengono insieme i pezzi del suo guerriero ricostruito. La testa del soldato, ancora avvolta nella plastica, è ornata da gocce di umidità. I colori realistici dell’incarnato sono stati conservati e il suo corpo sarà esposto nel museo, con tutte le crepe e le fessure provocate da 2.200 anni passati sotto terra. Il lavoro manuale di Yang è visibile in ogni statua.




«Non è niente di speciale», dice con un modesto sorriso, e con questo lei e le amiche del villaggio riprendono il lavoro, mettendo insieme i pezzi del puzzle sotto le radici di quelli che, una volta, erano gli alberi di cachi del loro frutteto.

Le tracce di colore sulle braccia di un soldato di fanteria danno un’idea della decorazione a tinte vivaci al momento della sepoltura, avvenuta più di 2.200 anni fa. Questo frammento riproduce una tipica armatura dell’epoca: il cuoio laccato era tenuto insieme da lacci rossi. La mano impugnava un’arma.

Il volto veniva plasmato tra decine di stampi diversi. Lo scultore aggiungeva i dettagli in seguito, scegliendo tra una gamma di acconciature, orecchie, sopracciglia, baffi e barbe. Anche il corpo veniva creato con diverse combinazioni di parti. Nel complesso le figure ultimate davano l’impressione di un’infinita varietà, come in un vero esercito.






Nella vita reale un soldato semplice probabilmente era vestito di canapa, mentre gli ufficiali indossavano vestiti di seta. L'esercito non aveva uniformi: i guerrieri combattevano con i propri abiti. In genere la pelle era dipinta in color cuoio, come qui, o in una sfumatura di rosa - una delle facce però sfoggia una bizzarra tinta verde.




Le armature dei guerrieri curvavano come le tegole di un tetto fin sopra il braccio. Sotto gli uomini indossavano un cappotto lungo fino al ginocchio con una cintura in vita. Il bianco degli occhi e altri dettagli lasciano intuire quanta personalità la pittura riuscisse a conferire a questi volti.



Processo di costruzione di un guerriero di terracotta





Edited by Milea - 25/9/2021, 17:18
 
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In Cina scoperti
altri 110 guerrieri di terracotta



cina



Altri 110 guerrieri di terracotta. Sono stati scoperti nel corso degli scavi presso il mausoleo dell'imperatore Qin, nella città di Xian, Shaanxi, Cina nord-orientale. Rispetto alle 8mila statue rinvenute nel 1974, questa volta, in alcuni casi, anche gli elementi esterni di pittura delle opere sono in ottimo stato di conservazione. Nel ritrovamento sono stati trovati 12 cavalli e altre parti degli armamenti, oltre a uno scudo (di un soldato vero) della dinastia Qin (circa 200 a.C), coevo dei guerrieri.























Edited by Milea - 25/9/2021, 16:38
 
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I segreti dell'esercito di terracotta

Le statue di guerrieri che da 2.000 anni
fanno la guardia alla tomba dell'imperatore
cinese Qin Shi Huang sono una diversa dall'altra.
E forse sono ritratti di soldati veri.






L'esercito fantasma


Il primo imperatore della Cina, Qin Shi Huang, era un uomo ossessionato dalla morte. Nel 246 a.C., ancora adolescente, commissionò la costruzione di un enorme mausoleo rifornito di tutto quello di cui avrebbe avuto bisogno nell’aldilà, compreso un intero esercito di guerrieri in terracotta a grandezza naturale. L’armata di argilla, che comprendeva ogni grado dell’esercito, dai più potenti generali agli umili fanti, è rimasta sull'attenti per 2.000 anni, sepolta in alcune fosse adiacenti alla tomba dell'imperatore. Finché, nel 1974, alcuni contadini scoprirono il sito mentre scavano un pozzo.
Da allora gli studiosi si sono sempre chiesti come gli artigiani cinesi avessero realizzato gli innumerevoli dettagli che caratterizzano i circa 7.000 soldati, dalle barbe alla moda ai capelli intrecciati. Secondo alcuni, le statue sarebbero ritratti di modelli reali; altri sostengono che siano state prodotte assemblando parti anatomiche standard.

Il segreto nelle orecchie


Recentemente, nell’ambito del progetto Imperial Logistics: The Making of the Terracotta Army, un team di archeologi dell'University College of London (UCL) e del Museo dell'Imperatore Qin Shi Huang di Lintong ha utilizzato le ultime tecnologie di imaging per ricostruire il procedimento con cui i guerrieri sono stati progettati e realizzati. I ricercatori hanno effettuato misurazioni molto precise dei dettagli anatomici del viso, concentrandosi in particolare sulle orecchie. Studi criminologici hanno dimostrato, infatti, che la forma delle orecchie è unica per ogni essere umano, esattamente come l’impronta digitale.




“Se un ladro preme un orecchio contro una porta o una finestra, l’impronta che lascia può essere efficace come quella di un dito”, spiega l’archeologo dell’University College of London Andrew Bevan. Così, se veramente i guerrieri di terracotta ritraggono delle persone reali, ogni statua dovrebbe avere una forma distintiva per le orecchie.

Ma come prendere misure così precise? Nelle fosse, le statue dei guerrieri sono posizionate una molto vicina all'altra, e aggirarsi tra di loro con dei calibri per misurarne le orecchie poteva causare danni irreparabili. Il team ha quindi deciso di usare una nuova tecnologia digitale chiamata structure from motion, che ha consentito di ottenere delle ricostruzioni tridimensionali delle orecchie dei guerrieri.

Grandezze naturali


Per il primo campionamento i ricercatori hanno fotografato, da punti di vista diversi e da una distanza di sicurezza, il lato sinistro del volto di 30 guerrieri. Le immagini sono state poi combinate digitalmente in modo da creare modelli 3D di ciascun orecchio, sui quali prendere le misure delle complesse geometrie superficiali. L'analisi statistica ha rivelato che nel piccolo gruppo campione non esistono due orecchie uguali. Inoltre, il grado di variabilità misurato assomiglia a quello di una popolazione umana.
Questo primo risultato avvalora l’ipotesi che gli artisti mirassero a un un risultato realistico. “Sulla base di questo campione iniziale, l'esercito di terracotta potrebbe rappresentare una raccolta di ritratti di veri guerrieri”, dice l'archeologo Marcos Martinon-Torres.

Questi risultati si accordano, inoltre, con con quelli di uno studio del 2003 di John Komlos, uno storico dell’economia. Komlos aveva misurato 734 guerrieri di terracotta, confrontando la loro altezza con quella di 150 uomini cinesi della metà dell'Ottocento. I dati, pubblicati sulla rivista Antiquity, mostravano una stretta corrispondenza, suggerendo che "le dimensioni delle figure di terracotta potrebbero rispecchiare l'altezza dei fanti in carne e ossa dell'esercito cinese".
Adesso, per completare lo studio, il team prenderà le misure di un campione molto più ampio di guerrieri, integrando anche l’analisi di altre caratteristiche del viso.






Bottega artigiana o catena di montaggio?


Oggi l’esercito di Qin Shi Huang è quasi del tutto disarmato, ma quando venne scoperto gli archeologi recuperarono anche una quantità incredibile di armi vere: spade, alabarde, balestre e circa 40 mila punte di freccia, che spesso erano raggruppate in gruppi di un centinaio per adattarsi alla capacità di una faretra.
L’archeologo Xiuzhen Li ha misurato molte di queste armi, ne ha analizzato la composizione chimica e studiato le minuscole iscrizioni che sono cesellate sulla loro superficie.

In un primo momento i ricercatori ipotizzarono che la produzione delle armi avvenisse in una catena di montaggio simile a quelle delle fabbriche meccaniche moderne. Con questo sistema, le diverse parti di un’arma sarebbero state prodotte in reparti specializzati e poi inviate alla catena di montaggio per l’assemblaggio finale. Ma la composizione chimica delle punte di freccia ha fornita una spiegazione inaspettata. Ogni gruppetto di punte possedeva una propria firma chimica distinta, leggermente differente da quelle vicine, e questo rende più plausibile l’ipotesi che gli armaioli di Qin Shi Huang lavorassero in un sistema di “produzione cellulare”, simile per certi aspetti a quello ideato da Toyota. Invece di produrre sempre la stessa parte da inviare poi in catena di montaggio, gli artigiani cinesi probabilmente lavoravano in piccoli laboratori che si occupavano della realizzazione completa dell’arma.

Ogni armaiolo era responsabile di ciò che produceva, e ciò si deduce anche dalle piccole incisioni ritrovate sulle armi che riconducono a chi le aveva realizzate. Su alcune armi, come alabarde e spade, si trovano anche l’anno di produzione e i nomi delle persone che avevano partecipato alla produzione. Questo consentiva ai funzionari imperiali di rintracciare e punire severamente gli eventuali responsabili dei difetti di produzione. L'imperatore è noto infatti per il suo pugno di ferro; per esempio, una volta, fece seppellire vivi più di 460 studiosi per il solo possesso di libri proibiti, ricorda Bevan.





Le tombe della famiglia imperiale


Durante gli scavi delle enormi necropoli di Qin Shi Huang, gli archeologi hanno scoperto altre meraviglie di terracotta, tra cui alcune statue a grandezza naturale di acrobati, ballerini e altri artisti. Gli archeologi devono ancora esplorare, però, il tumulo personale dell’imperatore.

Un secolo dopo la morte di Qin Shi Huang, lo studioso cinese Sima Qian scrisse che gli artigiani di corte decorarono la tomba dell’imperatore con bellissime opere d’arte - tra cui raffigurazioni di corpi celesti - che si sarebbero però distrutte se la tomba fosse mai stata aperta. Secondo il racconto di Sima Qian, la tomba reale si sarebbe potuta trasformare in una trappola gigante, armata di balestre e inondata da fiumi tossici di mercurio. Almeno per ora, comunque, Qin Shi Huang può continuare a riposare tranquillo.






Edited by Milea - 25/9/2021, 17:38
 
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