Qin Shi Huangdi e il suo ESERCITO di TERRACOTTA, Il Mausoleo del primo imperatore QIN

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Milea
view post Posted on 20/11/2014, 18:13 by: Milea     +3   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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I segreti dell'esercito di terracotta

Le statue di guerrieri che da 2.000 anni
fanno la guardia alla tomba dell'imperatore
cinese Qin Shi Huang sono una diversa dall'altra.
E forse sono ritratti di soldati veri.






L'esercito fantasma


Il primo imperatore della Cina, Qin Shi Huang, era un uomo ossessionato dalla morte. Nel 246 a.C., ancora adolescente, commissionò la costruzione di un enorme mausoleo rifornito di tutto quello di cui avrebbe avuto bisogno nell’aldilà, compreso un intero esercito di guerrieri in terracotta a grandezza naturale. L’armata di argilla, che comprendeva ogni grado dell’esercito, dai più potenti generali agli umili fanti, è rimasta sull'attenti per 2.000 anni, sepolta in alcune fosse adiacenti alla tomba dell'imperatore. Finché, nel 1974, alcuni contadini scoprirono il sito mentre scavano un pozzo.
Da allora gli studiosi si sono sempre chiesti come gli artigiani cinesi avessero realizzato gli innumerevoli dettagli che caratterizzano i circa 7.000 soldati, dalle barbe alla moda ai capelli intrecciati. Secondo alcuni, le statue sarebbero ritratti di modelli reali; altri sostengono che siano state prodotte assemblando parti anatomiche standard.

Il segreto nelle orecchie


Recentemente, nell’ambito del progetto Imperial Logistics: The Making of the Terracotta Army, un team di archeologi dell'University College of London (UCL) e del Museo dell'Imperatore Qin Shi Huang di Lintong ha utilizzato le ultime tecnologie di imaging per ricostruire il procedimento con cui i guerrieri sono stati progettati e realizzati. I ricercatori hanno effettuato misurazioni molto precise dei dettagli anatomici del viso, concentrandosi in particolare sulle orecchie. Studi criminologici hanno dimostrato, infatti, che la forma delle orecchie è unica per ogni essere umano, esattamente come l’impronta digitale.




“Se un ladro preme un orecchio contro una porta o una finestra, l’impronta che lascia può essere efficace come quella di un dito”, spiega l’archeologo dell’University College of London Andrew Bevan. Così, se veramente i guerrieri di terracotta ritraggono delle persone reali, ogni statua dovrebbe avere una forma distintiva per le orecchie.

Ma come prendere misure così precise? Nelle fosse, le statue dei guerrieri sono posizionate una molto vicina all'altra, e aggirarsi tra di loro con dei calibri per misurarne le orecchie poteva causare danni irreparabili. Il team ha quindi deciso di usare una nuova tecnologia digitale chiamata structure from motion, che ha consentito di ottenere delle ricostruzioni tridimensionali delle orecchie dei guerrieri.

Grandezze naturali


Per il primo campionamento i ricercatori hanno fotografato, da punti di vista diversi e da una distanza di sicurezza, il lato sinistro del volto di 30 guerrieri. Le immagini sono state poi combinate digitalmente in modo da creare modelli 3D di ciascun orecchio, sui quali prendere le misure delle complesse geometrie superficiali. L'analisi statistica ha rivelato che nel piccolo gruppo campione non esistono due orecchie uguali. Inoltre, il grado di variabilità misurato assomiglia a quello di una popolazione umana.
Questo primo risultato avvalora l’ipotesi che gli artisti mirassero a un un risultato realistico. “Sulla base di questo campione iniziale, l'esercito di terracotta potrebbe rappresentare una raccolta di ritratti di veri guerrieri”, dice l'archeologo Marcos Martinon-Torres.

Questi risultati si accordano, inoltre, con con quelli di uno studio del 2003 di John Komlos, uno storico dell’economia. Komlos aveva misurato 734 guerrieri di terracotta, confrontando la loro altezza con quella di 150 uomini cinesi della metà dell'Ottocento. I dati, pubblicati sulla rivista Antiquity, mostravano una stretta corrispondenza, suggerendo che "le dimensioni delle figure di terracotta potrebbero rispecchiare l'altezza dei fanti in carne e ossa dell'esercito cinese".
Adesso, per completare lo studio, il team prenderà le misure di un campione molto più ampio di guerrieri, integrando anche l’analisi di altre caratteristiche del viso.






Bottega artigiana o catena di montaggio?


Oggi l’esercito di Qin Shi Huang è quasi del tutto disarmato, ma quando venne scoperto gli archeologi recuperarono anche una quantità incredibile di armi vere: spade, alabarde, balestre e circa 40 mila punte di freccia, che spesso erano raggruppate in gruppi di un centinaio per adattarsi alla capacità di una faretra.
L’archeologo Xiuzhen Li ha misurato molte di queste armi, ne ha analizzato la composizione chimica e studiato le minuscole iscrizioni che sono cesellate sulla loro superficie.

In un primo momento i ricercatori ipotizzarono che la produzione delle armi avvenisse in una catena di montaggio simile a quelle delle fabbriche meccaniche moderne. Con questo sistema, le diverse parti di un’arma sarebbero state prodotte in reparti specializzati e poi inviate alla catena di montaggio per l’assemblaggio finale. Ma la composizione chimica delle punte di freccia ha fornita una spiegazione inaspettata. Ogni gruppetto di punte possedeva una propria firma chimica distinta, leggermente differente da quelle vicine, e questo rende più plausibile l’ipotesi che gli armaioli di Qin Shi Huang lavorassero in un sistema di “produzione cellulare”, simile per certi aspetti a quello ideato da Toyota. Invece di produrre sempre la stessa parte da inviare poi in catena di montaggio, gli artigiani cinesi probabilmente lavoravano in piccoli laboratori che si occupavano della realizzazione completa dell’arma.

Ogni armaiolo era responsabile di ciò che produceva, e ciò si deduce anche dalle piccole incisioni ritrovate sulle armi che riconducono a chi le aveva realizzate. Su alcune armi, come alabarde e spade, si trovano anche l’anno di produzione e i nomi delle persone che avevano partecipato alla produzione. Questo consentiva ai funzionari imperiali di rintracciare e punire severamente gli eventuali responsabili dei difetti di produzione. L'imperatore è noto infatti per il suo pugno di ferro; per esempio, una volta, fece seppellire vivi più di 460 studiosi per il solo possesso di libri proibiti, ricorda Bevan.





Le tombe della famiglia imperiale


Durante gli scavi delle enormi necropoli di Qin Shi Huang, gli archeologi hanno scoperto altre meraviglie di terracotta, tra cui alcune statue a grandezza naturale di acrobati, ballerini e altri artisti. Gli archeologi devono ancora esplorare, però, il tumulo personale dell’imperatore.

Un secolo dopo la morte di Qin Shi Huang, lo studioso cinese Sima Qian scrisse che gli artigiani di corte decorarono la tomba dell’imperatore con bellissime opere d’arte - tra cui raffigurazioni di corpi celesti - che si sarebbero però distrutte se la tomba fosse mai stata aperta. Secondo il racconto di Sima Qian, la tomba reale si sarebbe potuta trasformare in una trappola gigante, armata di balestre e inondata da fiumi tossici di mercurio. Almeno per ora, comunque, Qin Shi Huang può continuare a riposare tranquillo.






Edited by Milea - 25/9/2021, 17:38
 
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