Qin Shi Huangdi e il suo ESERCITO di TERRACOTTA, Il Mausoleo del primo imperatore QIN

« Older   Newer »
  Share  
Milea
view post Posted on 8/6/2012, 09:54 by: Milea     +3   +1   -1
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
34,024
Reputation:
+25,054
Location:
Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

Status:



L'armata di terracotta: i guerrieri a colori


È un'apparizione fantasmagorica: un esercito di soldati di argilla, a grandezza naturale, a guardia della tomba di un imperatore. Oggi in Cina un'armata di esperti riporta in vita quest'antica visione. La ricostruzione filmata di come appariva questo esercito di soldati di argilla dipinta, a grandezza naturale, sepolti a guardia della tomba di un imperatore di 2.200 anni fa.

Policromia-esercito-di-terracotta



Lavorando con passione alle nuove scoperte, Yang Jingyi rimuove le ultime tracce di terra prima che il restauro dei nuovi reperti abbia inizio. Man mano che gli scavi si avvicinano al tumulo centrale della sepoltura reale, gli archeologi sperano di svelare i molti misteri della storia di questo esercito di terracotta.

In una fossa nella Cina centrale, sotto la terra dove un tempo sorgeva il frutteto di cachi del loro villaggio, tre donne di mezza età lavorano curve su un antico puzzle. Yang Rongrong, un’allegra signora di 57 anni con i capelli a caschetto, rigira tra le mani callose un pezzo di terracotta e lo inserisce nello spazio giusto.

Le sue compagne sorridono, approvando sottovoce, come se stessero condividendo un pomeriggio di svago nel loro villaggio vicino alla città di Xian. Yang e le amiche stanno mettendo insieme i pezzi di un rompicapo che ha 2.200 anni, quello dell’esercito di terracotta, parte del famoso (e finora esplorato solo in minima parte) complesso di sepoltura del primo imperatore della Cina: Qin Shi Huangdi.



A Yang e alle sue compagne di lavoro servono in genere molti giorni per trasformare un cumulo di frammenti d’argilla in un guerriero a grandezza naturale, ma oggi riescono a portare a termine il compito in poche ore. «Non ho un talento particolare», insiste Yang, che lavora a questi puzzle dal 1974, da quando cioè i contadini del suo villaggio, Xiyang, scavando un pozzo per il loro frutteto dissotterrarono alcuni oggetti di ceramica e una testa scolpita. «Ma quasi tutti questi guerrieri sono passati per le mie mani».

Dopo aver aiutato a ricomporre un esercito di 1.000 soldati, Yang contempla l’ultimo pezzo di oggi: una testa d’argilla avvolta in un foglio protettivo di plastica. Attraverso la plastica si notano tracce di colore rosa e rosso, tinte brillanti che danno un’idea dell’originale splendore dell’esercito di terracotta.

Le figure monocrome che i visitatori del museo dell’esercito di terracotta di Xian ammirano oggi scaturirono da una sgargiante fantasticheria e furono create per volontà di un sovrano la cui grandiosa ambizione era di regnare anche nella vita ultraterrena. Primo imperatore ad aver unificato la Cina sotto un’unica dinastia, Qin Shi Huangdi fece molto nel suo regno terreno, dal 221 al 210 a.C.



Oltre a dare inizio alla costruzione della Grande Muraglia, questo tiranno riformatore uniformò la scrittura nazionale, la moneta e il sistema di misura.

Nel frattempo l’imperatore si preparava per la vita ultraterrena, ordinando la costruzione di un sepolcro monumentale di 90 chilometri quadrati. L’esercito d’argilla di Qin non era certo una processione monotona di soldati e cavalli, ma piuttosto la manifestazione di una potenza soprannaturale dai colori chiassosi e brillanti: rosso e verde, porpora e giallo.



Purtroppo non sempre i colori hanno resistito alla prova del tempo o all’azione dell’aria. Spesso infatti, negli scavi precedenti, gli archeologi hanno assistito impotenti alla disgregazione della pittura nell’aria secca di Xian. Uno studio ha dimostrato che una volta esposta all’aria la lacca sotto la pellicola pittorica comincia a sollevarsi dopo 15 secondi e si stacca dopo quattro minuti.

Oggi fortunate coincidenze e nuove tecniche di conservazione hanno permesso di svelare i colori originali dell’esercito di terracotta. Lo scavo del sito più famoso di Xian, noto con il nome di fossa n. 1, ha consentito il ritrovamento in tre anni di più di 100 soldati, alcuni dei quali ancora dipinti: capelli neri, facce rosa, occhi neri o marroni.

Gli esemplari meglio conservati sono stati ritrovati nel fondo della fossa dove uno strato di fango ha preservato il colore, agendo come una sorta si trattamento di bellezza durato 2.000 anni.

L’ultima campagna di scavi della fossa n.1 è stata bruscamente interrotta nel 1985, dopo il furto della testa di un guerriero da parte di un operaio, che fu poi giustiziato per il reato: testa per testa, si potrebbe dire.



Nella lunga interruzione che ne è seguita, i ricercatori cinesi hanno lavorato con gli esperti dell’Ufficio di Stato bavarese per la conservazione del patrimonio storico tedesco per mettere a punto il PEG, un prodotto per la conservazione che aiutasse a preservare i colori dei guerrieri.

Così negli scavi più recenti, una volta dissotterrati, i manufatti dipinti vengono subito consolidati con una soluzione spray e racchiusi in una pellicola di plastica per mantenere l’umidità e rallentare l’evaporazione del prodotto. I pezzi che presentano una policromia particolare (e la terra che li ricopre) vengono portati in un laboratorio in sito per ulteriori trattamenti. Con grande soddisfazione di tutti, per fortuna queste moderne tecniche aiutano a salvare gli antichi colori.

In una stretta trincea nella parte nord della fossa n.1, l’archeologo Shen Maosheng mi porta tra quelli che sembrano essere zaini di terracotta disseminati lungo il terreno rossastro. Si tratta in realtà di faretre d’argilla ancora piene di frecce di bronzo. Shen e io aggiriamo i resti di un carro appena scavato e ci fermiamo vicino a un foglio di plastica. «Vuoi vedere una vera scoperta?», chiede.




Sollevando il foglio di plastica, Shen scopre uno scudo lungo un metro. Il legno è marcito ma la sua delicata decorazione e i colori brillanti - rosso, verde e bianco - sono impressi nella terra.

A poca distanza c’è un tamburo militare ancora intatto; il magnifico motivo della sua pelle, le linee rosso vivo, sottili come capelli, sono impresse nel suolo. Questi manufatti, che si aggiungono alle tracce lasciate dalla seta finemente lavorata e dai tessuti di lino trovati nello stesso posto, danno un’idea della fioritura della cultura artistica sotto la dinastia Qin e della vibrante tavolozza di colori utilizzata nel periodo.

Purtroppo la pellicola pittorica originale tende ad aderire al terreno più facilmente che alla lacca di base. Ed è per questo che, vista la varietà di colori e la qualità artistica di queste tracce, gli esperti cinesi stanno cercando di conservare la terra stessa.

«Trattiamo la terra come se fosse un manufatto artistico», dice Rong Bo, il capo del dipartimento di chimica del museo, che ha contribuito a mettere a punto un legante, un futuro brevetto, che tenga insieme il terriccio così che i colori in esso impressi non vadano persi. La prossima sfida consisterà nel trovare un metodo efficace per riproporre questi colori sui guerrieri.

Giù nella fossa n. 1, Ronyrong stringe le cinghie che tengono insieme i pezzi del suo guerriero ricostruito. La testa del soldato, ancora avvolta nella plastica, è ornata da gocce di umidità. I colori realistici dell’incarnato sono stati conservati e il suo corpo sarà esposto nel museo, con tutte le crepe e le fessure provocate da 2.200 anni passati sotto terra. Il lavoro manuale di Yang è visibile in ogni statua.




«Non è niente di speciale», dice con un modesto sorriso, e con questo lei e le amiche del villaggio riprendono il lavoro, mettendo insieme i pezzi del puzzle sotto le radici di quelli che, una volta, erano gli alberi di cachi del loro frutteto.

Le tracce di colore sulle braccia di un soldato di fanteria danno un’idea della decorazione a tinte vivaci al momento della sepoltura, avvenuta più di 2.200 anni fa. Questo frammento riproduce una tipica armatura dell’epoca: il cuoio laccato era tenuto insieme da lacci rossi. La mano impugnava un’arma.

Il volto veniva plasmato tra decine di stampi diversi. Lo scultore aggiungeva i dettagli in seguito, scegliendo tra una gamma di acconciature, orecchie, sopracciglia, baffi e barbe. Anche il corpo veniva creato con diverse combinazioni di parti. Nel complesso le figure ultimate davano l’impressione di un’infinita varietà, come in un vero esercito.






Nella vita reale un soldato semplice probabilmente era vestito di canapa, mentre gli ufficiali indossavano vestiti di seta. L'esercito non aveva uniformi: i guerrieri combattevano con i propri abiti. In genere la pelle era dipinta in color cuoio, come qui, o in una sfumatura di rosa - una delle facce però sfoggia una bizzarra tinta verde.




Le armature dei guerrieri curvavano come le tegole di un tetto fin sopra il braccio. Sotto gli uomini indossavano un cappotto lungo fino al ginocchio con una cintura in vita. Il bianco degli occhi e altri dettagli lasciano intuire quanta personalità la pittura riuscisse a conferire a questi volti.



Processo di costruzione di un guerriero di terracotta





Edited by Milea - 25/9/2021, 17:18
 
Web  Top
3 replies since 8/8/2011, 15:30   2718 views
  Share