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Giotto Storie della Vergine Gioacchino fra i pastori, 1303 - 1304 affresco, 200x185 cm Padova, Cappella degli Scrovegni
Dopo la cacciata dal tempio Gioacchino si ritira in montagna presso i pastori del proprio gregge per fare penitenza, e non manda notizie di sé per cinque mesi alla consorte Anna che, secondo il racconto dello pseudo Matteo, pregava e piangeva, dicendo: “Signore, Dio d’Israele, tu non mi hai dato prole e ora vuoi togliermi Gioacchino? (PM 2,1). La mortificazione di Gioacchino è espressa dalla testa chinata e l’atteggiamento raccolto, in contrasto con la vivacità del cagnolino.
Le figure sono trattate con un forte senso del volume, lasciando tuttavia grande spazio alla natura, che, con alberi, rocce e cielo, acquista un ruolo importante nella scena, come in certi episodi del ciclo assisiate, La predica agli uccelli per esempio. Ma il risultato è diverso, più pittorico ad Assisi, più scultoreo, quasi metallico nei timbri di luce a Padova, dove emergono figure minori come i pastori e gli animali, realizzati con un robusto disegno e notevole espressività.
Fortemente dilatato, popolato da rocce scabre e geometriche, di colore quasi argenteo, il paesaggio è in stretta relazione visiva con le figure, con cui sembra compenetrarsi. Così dietro a Gioacchino e i pastori, si innalza una montagna di pietra, che segue il profilo delle loro teste, per sottolinearne il profilo aguzzo. Nuova monumentalità acquistano i personaggi, protagonisti di un mondo severo e intenso, carico di affetti e di drammi, vissuti interiormente, con profondo equilibrio. Non mancano in questa, come in altre scene, forti legami con la tradizione classica, desunti dalla scultura di Nicola Pisano e seguaci e dalla plastica decorativa delle cattedrali gotiche di Francia, fatto che ha permesso all’artista il distacco della tradizione bizantina, come già riconoscevano i contemporanei. E’ stato notato, per esempio, che il Gioacchino fra i pastori potrebbe derivare da un cratere neo-attico del Camposanto di Pisa raffigurante Dioniso ebbro portato da un satiro, già utilizzato da Nicola Pisano per la Presentazione al tempio nel pulpito di Siena. (M.@rt)
Edited by Milea - 29/8/2021, 09:23
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