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Bacco, 1598 ca olio su tela, 95x85 cm Firenze, Galleria degli Uffizi
La vicenda rocambolesca di questa tela è un esempio della sorte del tutto particolare di molte opere di Caravaggio, che oggi riteniamo capolavori assoluti, ma che nel XIX secolo la cultura accademica giudicava invece poco attraenti e sgraziati: l’opera venne infatti riscoperta da Roberto Longhi e Matteo Marangoni, quando era dimenticata e in precarie condizioni di conservazione nei depositi degli Uffizi. Caravaggio conferma la propria inimitabile abilità nel fissare i particolari di fiori, foglie e frutta, fino a effetti che sfiorano il trompe-l’oeil. Ritorna a sinistra la caratteristica bottiglia di vetro, presenza molto frequente nelle opere giovanili del pittore; il consueto canestro intrecciato, invece, è qui sostituito da una fruttiera in ceramica, ricolma di frutti autunnali, raffigurati con acuta aderenza al dato naturale.
Il particolare più stupefacente è comunque la larga coppa di vino rosso; Bacco la sorregge con mano incerta e sulla superficie del vino si formano piccole onde.
Il vino che tremola e descrive cerchi concentrici nel largo bicchiere, è uno stupefacente dettaglio virtuosistico, inserito da Caravaggio per dimostrare il proprio eccezionale talento nella riproduzione della realtà.
Tuttavia il senso del dipinto non si esaurisce certo in un pretesto per dipingere una natura morta: Caravaggio insinua una vaga aria di ambiguità sotto le palpebre pesanti e le labbra carnose di questo ragazzo malcerto, già reso torbido dal vino. La caratterizzazione fisica e psicologica di Bacco appare decisamente diversa rispetto all’iconografia tradizionale del dio del vino e dell’ebbrezza, abitualmente raffigurato come un giovane paffuto, sorridente e rubicondo: così lo rappresenterà Annibale Carracci, nel trionfante affresco della Galleria Farnese, la maggiore impresa pittorica dell’ultimo decennio del Cinquecento a Roma. Anche in questa tela come per il Bacchino malato, si può supporre l’uso dello specchio come ausilio della stesura dell’opera, evidente in particolar modo nel gesto inusuale di sorreggere la coppa con la mano sinistra.
Le radiografie hanno confermato come Caravaggio abbia modificato l’immagine durante l’esecuzione, operando via via correttivi e varianti direttamente stesi col pennello, senza seguire un disegno preliminare: bisogna ribadire che l’apparente istantaneità e la spontaneità delle tele dal maestro lombardo sono in realtà frutto di un’accurata e meditata fase creativa.
Il volto grassoccio dell’inconfondibile modello lascia trapelare lo stordimento provocato dal vino. Caravaggio aveva incorporato il capo del Bacchino malato con un tralcio di foglie d’edera. Ora invece utilizza, più coerentemente, foglie di vite intrecciate con piccoli grappoli d’uva, con straordinari effetti di colore.
Lo sguardo del pittore indugia sulle carni già rilasciate e pingui del giovane Bacco, sottolineando le curve tra il braccio e il petto. (M.@rt)
Edited by Milea - 10/8/2021, 23:36
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