I file di Wikileaks: IL MONDO TREMA !

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Lottovolante
view post Posted on 20/12/2010, 23:04 by: Lottovolante     +1   -1
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''Roma bloccò le indagini su Calipari''.
Un cablo su Wikileaks accusa l'Italia.




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Il dispaccio dell'ambascita Usa della capitale del maggio 2005: ''Il governo fermò i magistrati''. Palazzo Chigi: sono tutte alsità. Pd e Idv: ''Berlusconi chiarisca''.

L’Italia fermò le inchieste dei magistrati italiani sulla morte di Nicola Calipari, scrisse per questa ragione un rapporto «pensato» per questo obiettivo, cioè tentare di bloccare possibili indagini delle commissioni parlamentari. «Tutto privo di fondamento», ha seccamente smentito in serata Palazzo Chigi con una nota che sottolinea come il «tenore» della nota sarebbe stato condiviso anche da Gianfranco Fini, che allora era ministro degli Esteri nonchè vice-premier.

«Evidentemente - sottolinea la nota - in quei resoconti si sono scambiati i desideri con la realtà, le domande con le risposte». La bufera è scoppiata nel pomeriggio, con i dispacci di Wikileaks sul caso Calipari, pubblicati dal britannico Guardian, e siglati dall’ambasciatore Usa a Roma (2001-2005) Mel Sembler. «Il governo italiano - scrive il diplomatico il 3 maggio 2005 - vuole lasciarsi il caso alle spalle e ha scritto almeno una parte del rapporto sulla morte del funzionario del Sismi, il 4 marzo 2005 a Baghdad, per evitare le inchieste della magistratura». E ancora, Roma «bloccherà i tentativi delle commissioni parlamentari di aprire indagini».

Quanto basta per infiammare il dibattito politico, con Giuliana Sgrena - la giornalista italiana che il funzionario del Sismi stava portando in salvo - che fa appello perchè sulla vicenda indaghi finalmente una commissione parlamentare. Il 2 maggio 2005, i vertici dell’ambasciata Usa vengono convocati dall’ufficio del premier per ricevere in anticipo il rapporto italiano sul caso Calipari. Il 5 e il 6, Silvio Berlusconi sarebbe intervenuto alla Camera e al Senato per il dibattito. «Presenti all’incontro - riferisce il "cable" siglato da Sembler - il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Gianfranco Fini, il sottosegretario Gianni Letta, l’ambasciatore negli Usa Gianni Castellaneta, il capo del Sismi Nicolò Pollari, alcuni dei loro consiglieri, e due commissari, il diplomatico Cesare Ragaglini e il generale del Sismi Pierluigi Campregher». Assente Berlusconi, «è fuori Roma».

Gli italiani comunicano al diplomatico americano che l’intento del governo è che «l’incidente non debba avere ripercussioni negative» sulle «eccellenti relazioni bilaterali». In tal senso, «auspicano che il rapporto contribuisca a questo esito». Sembler aggiunge, tra parentesi, una nota ’esplosivà: «Guardare sotto per la spiegazione su come questo (il rapporto) servirà allo scopo». E "sotto", si legge che nel rapporto italiano c’è scritto «gli investigatori italiani non hanno trovato prove che l’omicidio è stato intenzionale: questo punto - nota Sembler - è stato "designed specifically" (costruito specificatamente) per scoraggiare altre indagini della magistratura, visto che per la legge italiana possono aprire inchieste sulla morte di cittadini italiani all’estero, ma non in caso di omicidio non intenzionale».

L’ambasciatore Usa aggiunge un’altra nota, non meno interessante: «I nostri contatti (ovvero Fini, Letta, Castellaneta, Pollari etc) hanno messo in guardia che i magistrati italiani sono famigerati per forzare queste leggi ai loro scopi, quindi resta da verificare se la tattica del governo italiano avrà successo». In vista dell’intervento di Berlusconi in Parlamento, il 5 e 6 maggio, secondo gli italiani «sarebbe meglio che il presidente George W. Bush chiamasse il premier, in modo che Berlusconi possa dire in Parlamento di aver discusso la questione con il presidente americano», si legge nel cable, datato 3 maggio 2005. La telefonata arriva 24 ore dopo: tra le altre cose, Bush dice a Berlusconi che «Nicola Calipari era uno stimato amico» degli Stati Uniti. L’ambasciatore americano però raccomanda al Dipartimento di Stato anche un’altra telefonata, quella del segretario di Stato, Condolezza Rice, al vicepresidente Fini per «confermare» che Washington «condivide il desiderio italiano di lasciarsi alle spalle l’incidente».

Quello stesso giorno, il 3 maggio, Fini riceve la telefonata della Rice. Tuttavia, per mantenere saldi i rapporti tra Usa e Italia, secondo Sembler, «era importante per Roma non puntare l’indice contro gli Usa, nè lamentare una scarsa cooperazione»: «noi (gli statunitensi, ndr) vorremmo cercare di continuare a fare lo stesso». Nell’intervento in Parlamento, si legge in un altro dispaccio del 9 maggio 2005, Berlusconi solleverà poi delle critiche, ma «ha riaffermato i punti più importanti per gli Stati Uniti: l’incidente non è stato intenzionale, le relazioni bilaterali restano forti, Roma conferma il suo impegno in Iraq». D’altro canto, commenta l’ambasciatore Usa, l’Italia è «determinata» a «evitare critiche» al ruolo svolto da Nicola Calipari, fatto che ha portato il governo di Roma a ignorare una questione «fondamentale»: «perchè solo una macchina su 30 passate per il check-point è stata colpita dal fuoco?», scrivono gli americani lasciando intendere che quella notte Calipari morì per negligenza, sua o dei servizi segreti italiani.

Nonostante le smentite di Palazzo Chigi (che bolla le rivelazioni come «contrarie alla verità», sostenendo che l’ambasciatore americano Mel Sembler scambiò «i suoi desideri con la realtà ») il Pd e l’Idv chiedono a Palazzo Chigi di ammettere le proprie responsabilità e di fare il mea culpa. A irritare le opposizioni è in primo luogo sapere che il governo, secondo quanto scriveva a Washington l’ambasciatore Usa, fece di tutto per evitare scomode inchieste sul come e perchè l’agente del Sismi Nicola Calipari fu ucciso a un posto di blocco americano in Iraq mentre portava in salvo la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena. Ma ancora di più Idv e Pd trovano intollerabile che il governo si vantasse con gli americani di aver bloccato la richiesta di dar vita a una commissione parlamentare d’inchiesta per accertare la verità sul caso Calipari.

«Se venisse confermato quanto emerge dal documento sulla morte di Nicola Calipari diffuso da Wikileaks e pubblicato dal Guardian, saremmo di fronte ad un gravissimo atto eversivo da parte del governo», sostiene a muso duro il portavoce dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando, secondo il quale «in nessun Paese democratico l’esecutivo può pensare minimamente di ostacolare le indagini delle commissioni parlamentari». Anche il Pd sposa la linea dell’intransigenza: l’unica differenza con i dipietristi è che questi ultimi vogliono che sia il sottosegretario Gianni Letta a riferire in Parlamento mentre i democratici chiamano in causa direttamente Silvio Berlusconi. Secondo Emanuele Fiano, responsabile sicurezza dei democratici, le notizie svelate da Wikileaks sono «gravissime» e impongono un chiarimento da parte del governo. «Pretenderemo che il presidente del Consiglio riferisca al Parlamento - dice Fiano - spiegando il contenuto di queste informazioni che dimostrerebbero che, per motivi inaccettabili di rapporti internazionali, il nostro governo avrebbe omesso di fare fino in fondo il proprio dovere».

La sensazione, tuttavia, è che le rivelazioni di Wikileaks abbiano confermato qualcosa che molti già sospettavano . Non è un caso che Rosa Calipari, la vedova dell’agente ucciso in Iraq da una pallottola americana, dice di non essere per niente «stupita» dalle notizie contenute nel «report» dell’ambasciatore Mel Sembler svelato da Wikileaks. La sensazione provata, dice, è la stessa vissuta in quel maledetto 2005: «È la sensazione - spiega la Calipari, oggi vicepresidente dei deputati del Pd - che ho avuto leggendo, mezzora prima che fosse dato alla stampa, quelle pagine del rapporto italiano sulla morte di Nicola che definiva l’uccisione ’non intenzionalè. Sì, il governo italiano voleva lasciarsi alle spalle il caso Calipari e mettere i rapporti bilaterali con l’America davanti alla verità ».
 
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74 replies since 28/11/2010, 17:17   889 views
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