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Vincent van Gogh
Sogno di dipingere e poi dipingo il mio sogno.
Penso spesso che la notte è più viva e intensamente colorata del giorno.
L’unico momento in cui mi sento vivo è quando dipingo.
Non so nulla con certezza, ma la vista delle stelle mi fa sognare.
Ho la natura, l’arte e la poesia, e se questo non è sufficiente, che cosa posso volere di più?
La normalità è una strada asfaltata: è comoda per camminare, ma non vi crescono fiori.
Non bisogna giudicare il buon Dio da questo mondo, perché è uno schizzo che gli è venuto male.
Non soffocare la tua ispirazione e la tua immaginazione, non diventare lo schiavo del tuo modello.
Le emozioni, a volte, sono così forti che lavoro senza saperlo. I colpi arrivano come parole.
Non è il linguaggio dei pittori, ma il linguaggio della natura che si dovrebbe ascoltare, il sentimento per le cose stesse, per la realtà, è più importante del sentimento per le immagini.
Voglio toccare le persone con la mia arte. Voglio che dicano “si sente profondamente, si sente teneramente”.
Come la pratica rende perfetti, non posso fare progressi; ogni disegno fatto, ogni studio dipinto, è un passo avanti.
Sii consapevole delle stelle e dell’infinità in alto. Dopotutto la vita sembra quasi incantata.
Se una voce dentro di te continua a ripeterti “non sarai mai in grado di dipingere”, allora dedicati alla pittura con tutto te stesso, e vedrai che quella voce sarà messa a tacere.
Così il pennello sta alle mie dita come l’archetto al violino, e assolutamente per mio piacere.
Ciò che desidero, è che tutto sia circolare e che non ci sia, per così dire, né inizio né fine nella forma, ma che essa dia, invece, l'idea di un insieme armonioso, quello della vita.
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