Cap.8 - Renzo, Lucia, Agnese partono per l'esilio, Addio ai monti

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Milea
view post Posted on 21/9/2010, 21:36 by: Milea     +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Cap.8 - Renzo, Lucia, Agnese partono per l'esilio


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Il matrimonio clandestino è miseramente fallito; provvidenzialmente Lucia non è stata rapita dal Griso ei suoi bravi, grazie al maldestro tentativo di cogliere di sorpresa don Abbondio, cui aveva aderito suo malgrado perché aveva saputo che non istà bene.
Già, in questo quasi caotico susseguirsi e alternarsi di fatti, c'è quella profonda consapevolezza, sottesa a tutta l'opera, che chi guida la storia verso un fine buono è Dio che non turba mai la gioia de' suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande.
Questa è proprio una frase da incorniciare e mandare a memoria, sia perché è vera, sia perché aiuta a ricordare una verità fondamentale: che Dio ama la vita che è opera delle sue mani e perciò conduce tutto, attraverso vie misteriose, verso la piena realizzazione.
Solo questa certezza può sostenere la speranza anche nelle situazioni più drammatiche.
E un invito a sperare è rivolto da padre Cristoforo ai tre infelici che hanno praticamente perso tutto e, senza averlo previsto, devono subito prendere la via dell'esilio.
E' molto autorevole e dolce il suo modo di accogliere i tre fuggiaschi che lo raggiungono al convento; è pieno di pace il suo modo di incoraggiarli. Non ha paura di guardare in faccia alla realtà e ai sentimenti tumultuanti dei tre perseguitati; ed è questo il modo più umano per accogliere l'altro: indovinarne il cuore e leggerlo con tenerezza che comprende e abbraccia. Ma vediamo le sue parole: “Vedete bene, figliuoli, che ora questo paese non è sicuro per voi. E' il vostro; ci siete nati; non avete fatto male a nessuno; ma Dio vuole così. E' una prova, figliuoli, sopportatela con pazienza, con fiducia, senza odio, e siate sicuri che verrà un tempo in cui vi troverete contenti di ciò che accade”.
Chi può parlare così se non uno che sa quel che dice e che non vuol ingannare? E padre Cristoforo sa perfettamente che è vero quel che dice, perché la fede vissuta in tanti anni di fedeltà al servizio della Chiesa è un'esperienza che non si può negare davanti all'apparente contraddizione. E poi non vuole ingannare perché, da buon padre, ama coloro che Dio gli ha affidato; e il vero amore non è mai disgiunto dalla verità.
Ma come si fa ad avere pazienza, fiducia, non odio, quando il cuore è immerso nell'amarezza, nello sconforto, che un nulla possono trasformare in ribellione? Ed è così bello udire parole che invitano alla pace: una pace dura da accettare, ma è “la pace vera che il mondo non conosce”. E ciascun uomo ha bisogno di sentire un testimone, credibile perché sicuro, che dica proprio queste parole che, sole, possono lenire il dolore.
Dopo aver dipinto con dolorosa e ferma pacatezza la loro infelice situazione, che non è obiezione alla speranza, padre Cristoforo, prima di congedarli, li invita alla preghiera per sé stessi e per l'oppressore: “preghiamo tutti insieme il Signore, perché sia con voi, in codesto viaggio e sempre; e sopra tutto vi dia forza, vi dia amore di volere ciò ch'Egli ha voluto (…) Dopo ch'ebber pregato, alcuni momenti in silenzio, il padre, con voce sommessa, ma distinta, articolò queste parole: “ noi preghiamo ancora per quel poveretto che ci ha condotto a questo passo. Noi saremmo indegni della vostra misericordia, se non ve la chiedessimo di cuore per lui: ne ha tanto bisogno! Noi, nella nostra tribolazione, abbiamo questo conforto, che siamo nella strada dove ci avete messi Voi: possiamo offrirvi i nostri guai; e diventano un guadagno. Ma lui!... è vostro nemico. Oh disgraziato! Compete con Voi! Abbiate pietà di lui, Signore, toccategli il cuore, rendetelo vostro amico, concedetegli tutti i beni che possiamo desiderare a noi stessi”.
Dentro il contesto di questa situazione così difficile, la preghiera è veramente l'espressione più vera dell'umanità di ciascuno: cosa c'è in Lucia, Renzo, Agnese, se non un desiderio struggente di salvezza? Come non trasformarlo in ribellione e violenza contro sé o contro il nemico?
Solo la preghiera che nasce da un cuore consapevole di essere tutto bisognoso di salvezza - e perciò può diventare domanda esplicita, mendicanza a Chi tutto può -, è in grado di acquietare l'anima.
E padre Cristoforo, sfruttando il coinvolgimento emotivo dei tre, che sinceramente aderiscono alla preghiera in questo momento di profonda verità di sé, propone discretamente, ma decisamente, il passo ancora più difficile e che richiederà tutto il romanzo per avere compimento: il passo del perdono per don Rodrigo.




Edited by Milea - 24/7/2021, 17:28
 
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